Politica
Becchetti: «Ue e conti? Bisogna essere pragmatici. Valuteremo il governo sui fatti»
Tre esponenti della Commissione Europea intervengono in poche ore. Tutti preoccupati per le politiche del futuro governo Lega-5S. E Salvini replica duro. È ipotizzabile un rapporto costruttivo tra il futuro governo italiano e l'Unione Europea? Per Leonardo Becchetti «l’insoddisfazione nei confronti dell’Ue è condivisa anche da tutti gli altri partiti. Fare la voce grossa potrebbe essere il modo per cambiare le cose. Non lo possiamo sapere prima». L’intervista
A dare il via al valzer di dichiarazioni è stato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, dicendo che «è chiaro che l'approccio alla formazione del nuovo Governo e l'approccio rispetto alla stabilità finanziaria deve essere quello di rimanere nel corso attuale, riducendo gradualmente il deficit e riducendo gradualmente il debito pubblico». A distanza di poche ore è il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos a dire: «Speriamo che col nuovo governo in Italia non ci siano cambiamenti sulla linea della politica migratoria». Infine chiude Jirki Katainen, vicepresidente della Commissione, che ha sottolineato come «non vedo segnali che gli Stati membri vogliano cambiare le regole o concedere eccezioni a Stati membri» sul Patto di Stabilità e Crescita. La Commissione è «guardiano dei trattati» e «tutte le regole del Patto di Stabilità e Crescita si applicano» all'Italia. A quel punto Matteo Salvini ha rotto gli indugi e ha attaccato: «Dall'Europa ennesima inaccettabile interferenza di non eletti. Noi abbiamo accolto e mantenuto anche troppo, ora è il momento della legalità, della sicurezza e dei respingimenti». Una cronaca, quella di oggi, che meglio di qualunque analisi spiega quale potrebbe esserre il rapporto di un eventuale governo Lega-M5S e l'Unione Europea. Per capire se esista e come si possa trovare un equilibrio lo abbiamo chiesto all'economista Leonardo Becchetti.
Come immagina il rapporto tra un governo Lega-5S e l’Unione Europea?
Sembra faranno poliziotto buono e poliziotto cattivo. Matteo Salvini il duro mentre Luigi Di Maio quello più morbido e europeista.
Le sembra una strategia che può funzionare?
Tutti in Italia sono insoddisfatti delle regole attuali dell’Europea. Una politica si giudica dagli esiti. Se una posizione più dura porterà a dei miglioramenti dell'Ue pragmaticamente ci toglieremo il cappello. Se invece ci porterà a incappare in sanzioni sarà un disastro.
Dalle esternazioni della Commissione siamo già ai ferri corti anche se non c’è ancora un governo. Non sembra un buon modo per partire…
Quello che sappiamo dal barlume di programma che è uscito in questi giorni sicuramente ci saranno in ballo 4-5 punti percentuali di deficit in più. Pensioni, reddito cittadinanza e flat tax senza delle entrate aggiuntive porterebbero ad un deficit molto alto. Lega e M5S sperano in una riduzione dell'evasione che però non si ottiene solo abbassando le tasse. Ecco da dove nascono le tensioni.
E sono tensioni giustificate?
Probabilmente in Europa sanno che in questo momento non sembrano esserci le coperture necessarie. Potrebbe essere intelligente in questa fase inziale promuovere l'idea di pagare meno e pagare tutti. Quindi immaginare una flat tax accompagnata ad una lotta durissima e senza sconti all'evasione. Sarebbe un progetto più sensato, perché porterebbe veramente a delle risorse aggiuntive, e insieme più accettabile per l’Europa
Però siamo sempre lì: l’unico tema vera è quello dei conti. Tutto il resto, compresi i migranti, passa in secondo piano. Perché?
Il tema dei conti mette a rischio l'intera impalcatura europea e può essere foriera di crisi finanziarie future oltre che mettere in discussione la nostra presenza nell'Unione. È un tema molto più caldo dei migranti. E questo ci fa capire perché in fondo Lega e 5s non hanno tutti torti nelle loro critiche. Ricordo che anche il Pd diceva certe cose. È chiaro che serve un’Europa più solidale. Se la otterremo potremo dire che quello che sta succedendo è stato sgradevole ma utile.
Il Contratto di Governo è in qualche modo quello che lei ha sempre auspicato: un dialogo sui temi e non su nomine e poltrone…
Lo scenario peggiore sarebbe stato di restare nell'eterna campagna elettorale. Il fatto del Contratto di Governo è una cosa certamente buona. Anche se ha dei limiti
Quali?
Quello principale è che la realtà è liquida e mutevole. Non la si può cristallizzare in un contratto. È evidente che ci saranno di volta in volta un sacco di questioni da affrontare che sono al di fuori del perimetro di quell’accordo. Ed è impensabile che ad ogni nuova scelta si metta mano al testo e si torni a chiedere l’opinione degli elettori.
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