Economia
Becchetti: «Ora serve una strategia per togliere le medicine al paziente Italia»
I dati economici italiani registrano una forte sofferenza delle famiglie, in particolare rispetto a mutui e debiti bancari. «Siamo quasi all'uscita dall'emergenza. Ora servono strumenti in grado di creare valore economico, creare posti di lavoro, ridurre l'esposizione del Paese, delle imprese e dei cittadini al rischio pandemico e sanitario e creare ricchezza di senso del vivere», sottolinea l'economista, «non si deve lasciare indietro nessuno»
Comincia ad andare in sofferenza la colonna vertebrale economica del Paese: le famiglie. A dirlo sono i dati della Centrale rischi interbancaria e quelli sul Benessere Equo e Sostenibile. Se fino ad oggi il cosiddetto ceto medio aveva retto il colpo oggi cominciano a vedersi cedimenti. In particolare grande attenzione deve essere posta al mondo dei mutui e delle situazioni debitorie. Se da un lato infatti l'apertura di nuove posizioni si è drasticamente fermato dall'altro il numero di posizioni irregolari cresce vertiginosamente. Che fare? Lo abbiamo chiesto a Leonardo Beccehtti, economista dell'Università di Roma Tor Vergata.
I dati, in particolare quelli della Crif, oltre a tanti altri campanelli d'allarme, parlano di un forte indebitamento delle famiglie che stanno rinegoziando i mutui per ottenere rate più basse. Siamo nel mezzo di un picco e i morsi della crisi che viviamo da un anno cominciamo a farsi sentire sul risparmio, cioè sulla base economica del Paese. Cosa significa?
Anche i dati presentati ieri sul Benessere Equo e Sostenibile (BES) in Italia indicano molto chiaramente la V nel reddito delle famiglie e la strategia di difesa che ha portato ad un aumento molto significativo della propensione al risparmio e dunque ad un drastico calo nei consumi. Chi è stato più colpito sono autonomi, irregolari e lavoratori che sono nei settori dell’”Italia che rischia” (partite IVA, commercianti, piccole imprese). Chi si trova in questi ambiti ha cercato ovviamente aiuto nel sistema bancario ed ora fa fatica a pagare.
I ristori fino ad oggi non hanno intercettato questo tipo di platea. Come si può immaginare un sostegno a chi non è in cassa integrazione e non ha certificazione del proprio stato di bisogno?
Si deve intervenire dando supporto al settore bancario. Con le banche ci si è preoccupati da subito per la situazione delle imprese. Uno dei primissimi provvedimenti è stato quello dei prestiti coperti con garanzia al 100% pubblica al di sotto dei 48mila euro. Ora bisogna occuparsi anche delle famiglie. Lo stato può intervenire a supporto della rinegoziazione dei prestiti verificando che il motivo del ritardo o difficoltà di pagamento è la pandemia
Siano nel mezzo di un picco e l'uscita dal tunnel dell'emergenza ancora non si vede. Il rischio di nuove chiusure è imminente. Non stiamo riuscendo a portare avanti parallelamente le istanze economiche con quelle sanitarie. Perché?
Al punto in cui siamo c’è una sola e semplicissima via d’uscita. Bisogna fare il prima possibile coi vaccini. Anche solo il 40-50% di popolazione vaccinata comincerà a liberare gli ospedali consentendo l’uscita da zone rosse o arancioni e il graduale ritorno alla normalità. Essenziale farlo nei prossimi due-tre mesi. I vaccini stanno arrivando. È solo questione di logistica
Ci sono poi il blocco dei licenziamenti e dei fallimenti da considerare. Il loro sblocco rischia di essere uno tsunami. Come gestirli?
Gli antidolorifici si tolgono al paziente man mano che l’organismo recupera le proprie funzionalità normali e supera il dolore collegato all’intervento dopo un’operazione. È tutta una questione di tempistiche, non certo facile da gestire. Come nel caso del singolo paziente il dolore guida il medico nelle scelte, così oggi la politica ha tutti gli strumenti tramite media, comunicazione e basi dati per verificare il “dolore sociale” del paziente Italia e proporzionare l’uscita dalle misure di emergenza alla riduzione del dolore
Se ipoteticamente la fine dell'emergenza arriverà a settembre 2021, con la campagna vaccinale ben avviata e la prima trance del Recovery Fund bonificata, quali saranno le priorità per riuscire a non lasciare indietro nessuno?
Progetti in grado di fare strike. Ovvero di colpire cinque birilli. Creazione di valore economico, creazione di posti di lavoro, riduzione di esposizione del Paese, delle imprese e dei cittadini al rischio pandemico e sanitario e ricchezza di senso del vivere. Ognuno di questi progetti, proprio per non lasciare indietro nessuno, dovrà fare attenzione alle conseguenze sui ceti più in difficoltà.
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