Economia

Becchetti: l’Italia deve portare a casa l’accordo sulla Robin Hood Tax

Al tavolo dell'Ecofin del 9 dicembre a Bruxelles è atteso infatti l’annuncio di un accordo tra gli 11 Paesi UE impegnati nel negoziato sulla tassa del 0,05% sulle compravendite di strumenti finanziari. Per l'economista «è fondamentale che il Governo resista alle pressioni delle lobby e concluda il semestre con uno storico accordo»

di Lorenzo Alvaro

Al tavolo dell'Ecofin del 9 dicembre a Bruxelles è atteso infatti l’annuncio di un accordo tra gli 11 Paesi UE impegnati nel negoziato per la Tassa sulle Transazioni Finanziarie (TTF o Robin Hood Tax), un’imposta minima (es. 0,05%) sulle compravendite di strumenti finanziari che non scoraggia gli investimenti di medio-lungo periodo sui mercati, ma ha il merito di riuscire ad arginare gli eccessi di chi acquista e vende titoli a brevissimo termine, anche migliaia di volte in un solo giorno, per guadagnare sulle piccole oscillazioni del loro valore. L’enorme opportunità data dalla TTF è dietro l’angolo, ma rischia ora di essere compromessa da una preoccupante fase di stallo negoziale dovuta alle divergenti posizioni degli Stati Membri, ancorati ad interessi  nazionali su cui fanno leva le ingenti pressioni delle lobby finanziarie nazionali. Leonardo Becchetti, professore di Economia dell'Università degli studi di Roma e portavoce della Campagna ZeroZeroCinque (che chiede proprio l'isitutzione di una TTF) ci ha spiegato qual è la posta in pallio e quali sono i rischi.

Sembra che le negoziazioni siano in stallo, Che succede?
Ci sono Paesi che vogliono spingere per un accordo più ampio che comprenda i derivati e altri che invece vogliono un accordo più limitato. Si sta discutendo molto. La speranza è che si arrivi ad un accordo. Ovviamente le lobby stanno facendo pressioni forti perché non si tocchino i derivati. Tema invece capitale. La storia di Monte dei Paschi deve essere un monito.

Perché è così importante il ruolo dell'Italia?
L'Italia è importante perché è alla presidenza del Semestre. Quello che abbiamo chiesto al Governo è di portare a casa il risultato di un accordo, Anche se solo un accordo di massima tra 11 Paesi. Porterebbe dai 30 ai 40 miliardi nelle casse europee da investire nella lotta alla povertà e nei beni pubblici globali

Renzi secondo lei riuscirà a trovare l'accordo?
Noi abbiamo detto al Governo che la società civile italiana vuole un risultato. Vogliamo che la finanza torni al servizio dell'economia reale. Ma bisogna avere la forza di contrastare interessi particolari. Speriamo che Renzi ce la faccia. Voglio avere fiducia. L'impegno finora nel negoziato c'è stato. Ci sono le condizioni per un successo.

Una TTF, oltre a reperire risorse, a cosa serve?
La questione fondamentale è che oggi c'è uno squilibrio di poteri tra la società civile e politica e le grandi banche. La Robin Hood Tax è fondamentale per provare a riportare equilibrio. Certo da sola non basta. Ci sono anche altri fronti aperti

Quali?
I principali sono tre. In primo luogo La distinzione tra banca commerciale e banca d'affari ad esempio o i salari dei managar e dei trader bancari. Il fatto che abbiano sempre percentuali fisse, qualunque risultato portino, li spinge a rischiare troppo. Ed è la causa principale della fragilità della finanza. Da ultimo serve un intervento sull'elusione fiscale. Nella globalizzazione bisogna chiudere i paradisi fiscali, altrimenti avremo ricchezza senza nazioni e nazioni senza ricchezza. Pensiamo a quante grandi aziende spostano i propri profitti in Lussemburgo e all'effetto che questo ha sulle stime del Pil del nostro Paese.
 

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