Economia

Becchetti: «La Grecia è in un angolo. E difficilmente ne uscirà»

Dopo l'esito del referendum la posizione dei paesi nordici, capitanati dalla Germania, si è irrigidita. «Difficilmente si riuscirà non tanto a trovare un accordo ma a riaprire le trattative. La Grecia è sempre più fuori dall'Ue. Per i tedeschi è la soluzione meno costosa», sottolinea l'economista Leonardo Becchetti

di Lorenzo Maria Alvaro

Il referendum ha dato un mandato chiaro a Alexis Tsipras: non firmare un terzo memorandum e tratta con la Troika nuove e migliori condizioni. E così inizia la settimana più calda della vicenda greca. Quella che molto probabilmente stabilità se la Grecia sarà ancora un paese europeo o meno. Nel frattempo il ministro dell'economia Yanis Varoufakis, quello che aveva definito i creditori, in particolare la Germania di Angela Merkel come "terroristi”, “vampiri” e “delinquenti” si è dimesso per agevolare l'apertura di un tavolo negoziale. Ne abbiamo parlato con l'economista Leonardo Becchetti.

Partiamo dall'epilogo. Nonostante la vittoria schiacciante Yanis Varoufakis ha deciso di dimettersi. Come legge questa scelta?
Direi che pensa che senza un segnale di discontinuità i paesi europei non si siederebbero al tavolo. Pensa di essere un ostacolo al raggiungimento di un accordo.

Di Yanis Varoufakis è stato detto di tutto. Che è un giocatore d'azzardo, un pokeriste, un irresponsabile. Ma a guardare bene, se fosse un giocatore di poker, è uno di quelli bravi. Bluff, contro bluff, all in all'ultima mano e si è anche alzato dal tavolo al momento giusto…
Non lo so. Non sono sicuro. Bisogna vedere cosa farà dopo. Sicuramente è un giocatore non convenzionale anche per lo stile. Certamente non è attaccato alla poltrona, come ci hanno abituato gli economisti. Che tutto quello che lui ha fatto possa arrivare a portare risultati positivi per la Grecia però non è scontato.

Tutto il blocco “nordico” dell'Europa si riassume nella posizione del vice Merkel, Sigmar Gabriel che ha detto a caldo «state andando contro ad un muro». Insomma non si tratta…
Io credo che i tedeschi a questo punto vogliano spingere la Grecia fuori dall'Ue. Non c'è più la voglia di tenerli nell'Eurozona. Pensano che dopotutto sia meno costoso di fatto costringerli ad uscire. La ricetta dei tedeschi è questa e non la cambiano certo sotto la pressione di un referendum popolare.

Non è possibile che entri in campo un ticket alternativo all'asse franco tedesco tra Francia e Italia che provi a riaprire il dialogo?
Lo spero. Teoricamente c'è la possibilità. L'unico luogo in cui siamo riusciti ad andare oltre la volontà tedesca è quella della Bce con Draghi. Che questo possa succedere anche a livello di Commissione e di altre istituzione europee è tutto da dimostrate. È, probabilmente, difficilissimo.

Si è sempre detto sicuro che si sarebbe arrivati ad un accordo. Per la prima volta è pessimista?
Sinceramente non sono particolarmente preoccupato. Ma non vedo chiaramente, al momento, delle soluzioni facili

L'unica certezza è che finalmente si è svelata la natura del contendere. Il problema non è mai stato economico ma esclusivamente politico
Certo. Questo è poco ma sicuro. Secondo me aveva molto senso quello che avevamo scritto nel appello degli economisti dicendo che l'Europa era in mezzo ad un guado e che bisognava mettere in campo delle armi. Di cui è stato realizzato solo il QE. Il resto era la condivisione del debito e la politica fiscale comune. Che invece sono mancate ed è il motivo per cui siamo in questa situazione. Solo questioni politiche.

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