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Becchetti: «Dpcm inevitabile. Ora si lavori per la cancellazione del debito da parte della BCE»

Secondo l'economista romano la scelta del Governo sulle nuove restrizioni era obbligata. Ora, oltre ai ristori diventano sostanziali, oltre al contenimento del debito, anche Next Generation Eu e Mes, «si tratta di somme complessivamente quattro volte superiori a quelle a suo tempo del piano Marshall. Vanno usate però nel modo giusto»

di Lorenzo Maria Alvaro

Da oggi sono in vigore le nuove limitazioni del Governo per controllare la pandemia. Il dpcm del Governo è stato molto contestate in particolare dalle categorie più colpite, dai bar e ristoranti, passando per il mondo dello sport e del fitness e che hanno anche visto porteste anche violente come nei casi di Napoli e Roma. Ma si poteva fare diversamente? Il Governo avrebbe potuto immaginare una strategia diversa? Ne abbiamo parlato con Leonardo Becchetti, docente di economia alla'Università di Roma Tor Vergata.



Da oggi è in vigore il nuovo dpcm del Governo. Che idea si è fatto del provvedimento?
Non dobbiamo guardare solo alla fotografia dei dati di oggi o degli ultimi giorni ma anche alla progressione della seconda ondata e alle previsioni più accreditate. Sono quelle che hanno destato l’allarme. La saturazione dei posti letto in terapia intensiva va evitata e dunque purtroppo il provvedimento è necessario

La questione quindi è che questa stretta non è una scelta ma una necessità. Il problema è come mai si sia arrivati di nuovo ad aver perso il controllo della situazione?
Abbiamo sperato tutti che la pausa estiva non fosse solo una pausa e che la seconda ondata non sarebbe arrivata. L’estate “quasi normale” è stata un boccata d’ossigeno per tutti, sia dal punto di vista delle relazioni che da quello economico. Non penso sarebbero state umanamente sopportabili e comprensibili dall’opinione pubblica in quel momento maggiori restrizioni.

La gestione dell'emergenza, soprattutto nei mesi di calma, sembrerebbe essere stata trascurata?
Non c'è dubbio. È sempre un complesso di fattori in azione nel nostro Paese. Non bastano le decisioni iniziali dall’alto. Bisogna accompagnare i processi, ci vuole una risposta veloce da parte delle Regioni e delle amministrazioni locali. Il dato meno positivo è il ritardo nel completamento del programma di aumento dei posti in terapia intensiva. Alcune Regioni ce l’hanno fatta egregiamente molte altre no, purtroppo.

Questa seconda ondata vede Milano come epicentro del contagio. È un caso o ci sono dei motivi?
Lo diciamo da marzo che la Lombardia era e sarebbe stata epicentro del fenomeno. Per tre motivi. Il primo, studi ormai da tutto il mondo, incluso il nostro tra i primissimi ad uscire ad aprile, dimostrano che le polveri sottili rendono più debole la risposta dell’organismo alle malattie respiratorie e polmonari scatenate dal Covid19. La maggiore concentrazione è in pianura padana e soprattutto in Lombardia. Secondo, la Lombardia ha il rapporto più basso tra medici di base e popolazione avendo indebolito la sanità territoriale molto più del Veneto. Terzo, i flussi strutturali di pendolarismo per studio e lavoro trovano i loro massimi nella macroarea formata dalle tre provincie di Milano, Bergamo e Brescia.

La situazione complessiva sta generando un enorme rischio: sta venendo meno la reciprocità democratica?
Come economisti civili pensiamo sempre che i problemi devono essere risolti a quattro mani (mercato, istituzioni, imprese responsabili, cittadinanza attiva). È certo però che sostegni straordinari alle categorie più deboli e più colpite devono arrivare dall’alto. La prima ondata ha prodotto una serie di strumenti validi ma le tutele per la categoria più a rischio (autonomi, commercianti, piccole imprese) devono essere rafforzate. Non c'è dubbio che ci sia il rischio, e Napoli e Roma lo sottolineano, che la percezione dei cittadini sia l'abbandono da parte delle istituzioni.

Oltre alla retorica sulla responsabilità personale ci sono anche delle questioni molto concrete, come l'acquisto delle mascherine che è a carico dei cittadini. Le più usate, le chirurgiche (sulla cui efficacia per altro esistono dei dubbi) anche ad un costo di soli 30 centesimi l'una, essendo usa e getta e avendo efficacia giornaliera, rappresentano un esborso di 110 euro a persona l'anno. Non scaricabili. Non sarebbe una battaglia intelligente quella di renderle scaricabili in farmacia al 100%?
Credo sia senz’altro una buona idea. Oltre a dare un segnale di uno Stato che viene incontro ai cittadini avrebbe anche l’effetto di accelerare la sostituzione delle mascherine aumentando il grado di protezione della popolazione

Nei mesi estivi si è spinto moltissimo sull'app Immuni, da scaricare su base volontaria. Oggi non se ne parla più e diversi studi dimostrano che non funziona. Uno sforzo economico che forse poteva essere rivolto ad altro?
Con un appello pubblicato da Repubblica il 19 marzo sostenevamo che la via “Coreana” era quella giusta. Tamponi di massa e tracciamento per isolare i positivi e non far crescere i focolai. Purtroppo, e mi pare sia emerso molto chiaramente, la nostra cultura è radicalmente diversa ed è quasi impossibile nel nostro paese assumere misure drastiche che si rivelano poco sostenibili non solo dal punto di vista burocratico-logistico ma anche da quello della sopportabilità da parte dell’opinione pubblica. Non abbiamo quel grado di disciplina impressionante di cui quei popoli sono capaci. I risultati però purtroppo poi sono conseguenti. La Corea, uno dei primi paesi ad essere colpiti dalla pandemia, è scivolato all’89simo posto come numero totale di contagi e ieri segnava 61 nuovi positivi e nessun morto.

A proposito di economia. Il dpcm è un altro grandissimo colpo, dopo il lockdown, al Pil italiano che farà schizzare ancora di più il debito del Paese. Cosa può fare il Governo per provare a tamponare la situazione?
Il Governo non ha preso questa decisione senza aver prima organizzato le misure di sussidio e di ristoro che questa volta dovrebbero essere molto più rapide. L’Europa sta facendo moltissimo ed è tutta un’altra cosa vivere questa crisi con lo scudo della Banca Centrale Europea. L’Unione Europea ha iniziato con emissioni di bond a raccogliere sui mercati risorse per finanziare le spese del Covid19. La prima emissione in ambito SURE (finanziamento alle iniziative di cassa integrazione dei vari paesi) ha avuto una domanda 14 volte superiore all’offerta e tassi negativi. Manca un tassello fondamentale. Come ho proposto con un editoriale su Avvenire dello scorso 14 ottobre la Banca Centrale Europea può e dovrebbe cancellare il debito dei paesi membri creato durante il COVID-19 n Covid19 a del loro lassismo. È tecnicamente possibile farlo tanto più che la quota di debito direttamente già detenuto dalla BCE è molto elevata. La società civile europea potrebbe e dovrebbe lanciare una campagna di pressione in tale direzione

Intanto si continua a ragionare di Next Generation Eu. Che opinione si è fatto?
È una grandissima opportunità. Si tratta per noi di somme quattro volte superiori a quelle a suo tempo del piano Marshall. Come dico sempre abbiamo bisogno di “bocce” in grado di colpire cinque birilli (creazione di valore economico, occupazione, sostenibilità ambientale, sostenibilità sanitaria, ricchezza di senso del vivere). Per questo è molto importante finanziare progetti che mettano in moto milioni di famiglie e imprese nella direzione giusta. Esempi tra i più interessanti sono l’ecobonus per l’efficientamento energetico degli edifici, i fondi per avviare le comunità energetiche, le iniziative per ricerca e istruzione, l’assegno unico per il figlio e le iniziative che come MATTM stiamo portando avanti per accelerare la transizione energetica: garanzie investimenti green, bonus e premi produzione orientati alla sostenibilità, rendicontazione non finanziaria, trasformazione dei sussidi ambientalmente dannosi in sussidi ambientalmente favorevoli

Grande dibattito anche sui fondi del Meccanismo Europeo di Stabilità. Per Conte il rischio è lo stigma europeo oltre che l'aumento dei debiti italiani. Lei che ne pensa?
Il vantaggio derivante dall’utilizzo del MES si è in effetti assottigliato con la riduzione dello spread che, non lo dimentichiamo è un “dividendo” della fine del sovranismo (già 2 miliardi di spese da interessi risparmiate). Io sono ad ogni modo favorevole al suo utilizzo perché non credo produca particolari effetti in termini di stigma sui mercati finanziari.

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