Cultura

Beatrice Lorenzin: «Il volontariato è già nel futuro»

Il ministro della Salute intervistato da Vita alla vigilia degli Stati Generali sul Volontariato in Sanità (domani alle 14,30 Aula Magna Statale di Milano). «È un elemento sempre più decisivo dell’assistenza e della cura integrata alla persona».

di Giuseppe Frangi

Giovedì 5 dicembre, grande appuntamento a Milano con gli Stati Generali del Volontariato in Sanità. Una ventina di protagonisti delle maggiori organizzazioni si alterneranno sul palco dell’Aula Magna dell’Università Statale a partire dalle 14,30. Qui potete scaricare il programma. La partecipazione è libera. Ad aprire i lavori ci sarà anche un intervento del ministro della salute Beatrice Lorinzin, che è stata intervistata da Vita, per il numero in edicola da venerdì. Il numero di Vita ha in copertina l’inchiesta sul volontariato in Sanità realizzata da Sara De Carli e sarà a disposizione di tutti i partecipanti agli Stati Generali.

Ecco in antrpima l’intervista di Beatrice Lorenzin a Vita.

Dall’inchiesta realizzata da Vita è emersa una realtà di presenza straordinariamente capillare in tutti gli ospedali italiani… La sorprende?
ll volontariato è una risorsa insostituibile per il nostro Paese. Fare volontariato vuol dire non essere indifferenti di fronte ai bisogni di chi si trova in situazioni di disagio, di difficoltà e di fragilità. Vuol dire andare verso gli altri e regalare un sorriso a chi soffre mettendo a sua disposizione il nostro tempo, le nostre competenze, la nostra umanità. L’indifferenza è il nemico da battere per riaffermare il primato della persona e le migliaia di volontari del nostro Paese che si pongono gratuitamente al servizio degli altri rappresentano un grande esercito virtuoso, una forza buona che auspico cresca sempre di più. 

Qual è il valore aggiunto che il volontariato porta al sistema?
Io credo molto nella necessità dello sviluppo di una cultura dell’umanizzazione delle cure e ritengo che il volontariato sia in questo un grande ausilio e una grande risorsa. Fortunatamente nel nostro Paese il volontariato, che considero un modello di welfare sussidiario su cui scommettere, fa parte integrante della nostra cultura. Ritengo vada sicuramente valorizzato perché potrà essere sempre di più nel futuro un elemento dell’assistenza e della cura integrata alla persona.

Il terzo settore italiano è in prima linea nei processi di deospedalizzazione. Sono processi che disegnano il sistema sanitario del futuro? 
Sono convinta che quella delle cure domiciliari e della deospedalizzazione sia una delle chiavi, insieme alla prevenzione, per la salvezza del nostro servizio sanitario e su questa intendo puntare per garantire la sostenibilità del sistema per le future generazioni.  La formula vincente è quella che pone al centro il territorio, la domiciliarizzazione dei pazienti, la gestione dei post acuti fuori dagli ospedali e una rete che tiene conto anche del volontariato. In questa cornice il ruolo del volontariato è importantissimo perché con l’aiuto di questa grande forza virtuosa e solidale potremo sicuramente assistere meglio le persone che si trovano in fasi della vita contrassegnate dalla fragilità e dalla malattia. E con l’invecchiamento della popolazione, e le conseguenti patologie cronico degenerative, questo bisogno di assistenza sociosanitaria è destinato ad aumentare.  integrazione tra territorio e medicina, tra salute e assistenza.

Il volontariato ha già attivato best practice importanti in questa direzione. Secondo lei è necessario rafforzare la regia di un fenomeno come questo?
Si. Ancor di più perché nei momenti di crisi come quella che il nostro Paese sta attraversando cresce il bisogno di welfare da parte dei più deboli e in questo senso è evidente come e quanto il volontariato sia fondamentale per la sussistenza e sostenibilità del sistema di welfare italiano. Le strutture di volontariato saranno quindi nel futuro, ancor di più di quanto non lo siano già, un elemento prezioso di cura integrata alla persona.

 

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