Cultura

Beato Giovanni Paolo II

Un milione di pellegrini a Roma per la sua beatificazione. Ma c'è ancora bisogno di santi?

di Lucio Brunelli

Alla domanda se abbiamo ancora bisogno di santi, Papa Wojtyla avrebbe sorriso. Ha conferito più aureole lui, in 27 anni di pontificato, che tutti i Papi messi insieme degli ultimi cinque secoli. Per la precisione ha proclamato 1.341 beati e 482 nuovi santi. Una media record, quattro nuovi beati e un nuovo santo al mese. Il Papa venuto da lontano sentiva la necessità, quasi la smania di mostrare a noi – disincantati uomini occidentali – dei segni concreti della grazia divina. Figure che fossero la dimostrazione più convincente dell’esistenza di Dio: vite così umane che senza Dio sarebbero impossibili e inspiegabili. Storie stupefacenti di gratuità, di dedizione agli emarginati, ai più poveri e sofferenti. L’improvvisa proliferazione di beati suscitò l’ilarità di qualche laicista e le battutine di qualche monsignore di curia. La congregazione incaricata di istruire e vagliare le cause di canonizzazione venne ribattezzata la “Fabbrica dei santi”. Non sempre l’effetto era quello desiderato: a parte santi popolarissimi e amatissimi dal popolo come padre Pio e Madre Teresa, fra le nuove aureole c’erano anche figure la cui fama di santità non tracimò mai oltre i confini del proprio orticello religioso…

 

La differenza fra beato e santo

Ho conosciuto cardinali che, in privato, lamentavano che l’accertamento dei miracoli fosse diventato meno rigoroso di una volta. Altri gridarono al conflitto di interessi quando un medico dell’Opus Dei, Raffaele Cortesini, capo della consulta medica della Congregazione dei santi, dovette esaminare per conto del Vaticano il miracolo attribuito a Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. L’uragano Wojtyla mise sotto sopra i tempi e i modi della curia romana, non tutto fu esente da critica. Ma l’intenzione di Giovanni Paolo II era giusta: togliere i santi dal piedistallo, portarli fra la gente, mostrare che non sono superuomini ma gente come noi, toccata dalla grazia divina.

E Benedetto XVI? Fra i primi atti del suo pontificato ha emanato un decreto che tutti hanno letto come una sterzata rispetto alla precedente “politica della santità”. Per prima cosa Ratzinger ha voluto sottolineare la differenza, che s’era in vero un po’ persa, fra il beato e il santo. Il primo venerato solo su scala locale, diocesana. Il secondo, invece, indicato con certezza come esempio per l’intera Chiesa universale.

Per marcare anche pubblicamente la distinzione, il Papa tedesco, diversamente dal suo predecessore, decise di non presiedere più le cerimonie di beatificazione, ma solo quelle in cui avrebbe proclamato nuovi santi. E così ha fatto. Farà un’eccezione alla regola solo per il beato Karol Wojtyla il primo maggio a Roma, dove sono attesi centinaia di migliaia di pellegrini.

 

La confidenza di Ratzinger

Anche nel dispensare aureole Benedetto XVI si è mostrato finora più parco e sobrio. Ha dichiarato solo 34 nuovi santi, una media di 6 all’anno: la metà esatta rispetto alla media vertiginosa di Giovanni Paolo II (12 all’anno). Nel 1989 l’allora cardinale Ratzinger sembrò addirittura contestare il Papa regnante per l’inflazione di canonizzazioni. Era stato invitato da don Armando Cattaneo, dirigente delle edizioni Paoline, a un incontro con un gruppo di giovani a Seregno. Gli fu chiesto se la Chiesa non stesse sfornando “troppi santi”. A sorpresa lui rispose che il problema era giusto porselo e che in effetti non tutti i santi “dichiarati” avevano la stessa ampiezza di significato per la Chiesa cattolica.

Affermazioni che fecero esplodere un caso mediatico mondiale, con titoli alquanto forzati del tipo «Ratzinger contro Wojtyla»… E successive doverose precisazioni, affidate al mensile 30giorni.

È innegabile che fra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II esistano alcune differenze. Anche nella gestione delle cause di canonizzazione. Si tratta di differenze legittime, su aspetti comunque secondari. D’altra parte la stessa varietà umana dei santi annoverati nel calendario cattolico è un grande segno di libertà e pluralismo per i fedeli cattolici. Non c’è un modello unico da seguire, ammirare e pregare. Ciascuno può scegliere liberamente il santo a cui votarsi. Con tutto il rispetto dovuto poi alla burocrazia ecclesiastica, esiste una miriade di santi non canonizzati che ognuno di noi ha avuto la fortuna di conoscere e la grazia di seguire.

Leggete cosa ha confidato recentemente Papa Ratzinger ai fedeli: «In realtà devo dire che anche per la mia fede personale molti santi, non tutti, sono vere stelle nel firmamento della storia. E vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono “indicatori di strada”, ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la verità».

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