Cultura
Be Boz Be Art, progetto artistico partecipativo ideato da Julien Friedler
Il progetto sarà inaugurato venerdì 13 aprile negli spazi della Galleria Gli Acrobati che si occupa di arte irregolare e arti-terapie. La struttura è nata dalle comunità terapeutiche Fermata d’Autobus e Fragole Celesti che da anni ospita persone con doppia diagnosi e che presentano coesistenza di forme di dipendenza e disturbi psichici
di Anna Spena
Il progetto sarà inaugurato venerdì 13 aprile negli spazi della Galleria Gli Acrobati che si occupa di arte irregolare e arti-terapie. La struttura è natadalle comunità terapeutiche Fermata d’Autobus e Fragole Celesti che da anni si occupano di persone con doppia diagnosi, coesistenza di forme di dipendenza e disturbi psichici
Gliacrobati è una galleria d’arte che si occupa di arte irregolare e arti- terapie, e presenta artisti internazionali, alcuni provenienti da zone di guerra, favorendone la pratica come mezzo di conoscenza e liberazione della propria realtà interiore.
Non solo spazio espositivo, ma anche atelier e galleria studio, in cui gli artisti possono creare liberamente. Un vasto programma di attività, tra cui incontri con gli artisti, laboratori di arti – terapie e presentazioni di manufatti realizzati da residenti di comunità terapeutiche, permette di mettere in luce la genesi e la vita del processo creativo, nelle sue innumerevoli manifestazioni.
La Galleria gli Acrobati, situata in Via Ornato 4 a Torino, nasce dalle comunità terapeutiche Fermata d’Autobus e Fragole Celesti con cui collaborerà nell’esposizione degli artisti residenti e, attraverso i suoi terapeuti, nell’organizzazione di laboratori di arti-terapie per le scuole elementari e medie.
Venerdì 13 aprile negli spazi della Galleriainaugura il progetto Be Boz Be Art. La mostra sarà allestita dal 13 aprile fino al 13 maggio. E durante l’inaugurazione sarà presente l’artista. Il progetto di Julien Friedler vuole favorire l'arricchimento di riferimenti sensibili, veicolando un ideale di scambio e di interazioni vantaggiose per tutti, che ha già trovato eco nelle comunità più lontane.
Il progetto Be Boz Be Art poggia su tre programmi che implicano la ricerca attiva di complicità dai talenti multipli, e l'incontro con realtà quotidiane molto lontane dalle nostre, la cui scoperta e approccio in un rispetto reciproco contribuiscono ad arricchire un'eterogeneità di espressione e di trasmissione, facendo nascere opportunità di scambi. È in questa consapevolezza e in questa convinzione che l'associazione Spirit of Boz conduce azioni partecipative che implicano l'impegno di persone dalle origini sociali più diverse, dalle provenienze geografiche più lontane. Queste azioni rispondono ad alcuni criteri definiti dal programma Give Up, che raccoglie opere spontanee in occasione di viaggi (Ruanda, Togo, Messico…) nel corso dei quali l'équipe del Boz va incontro a culture e tradizioni che spesso gli sono totalmente sconosciute. Con le persone che lo desiderano, l'équipe raccoglie oggetti di uso comune, realizzazioni creative spesso a carattere tribale, e colleziona ogni oggetto rilevante, di significato particolare. L'accumulazione di queste espressioni partecipa a un fondo «di opere» che appartengono al concetto Be Boz Be Art, e costituiscono gli elementi di una collezione eteroclita, vitale ed esplosiva, illustrando attraverso un'espressione di urgenza le problematiche di persone spesso schiacciate dalle convenzioni in un quadro collettivo restrittivo e dogmatico. Esse trovano così, in queste realizzazioni, una sorta di scappatoia, uno spiraglio che consente l'evasione dello spirito.
Le Clochard Céleste costituisce un'altra sezione del programma Be Boz Be Art, che ci porta dalle strade di Bruxelles, alle periferie di Giacarta o sui sentieri del Ruanda, a contatto con i più poveri, i bambini delle strade, gli esclusi delle città prospere. Questa «azione» consiste nel dare i mezzi e gli strumenti propizi a un'espressione artistica a persone in situazione di disagio o di precarietà, suscitando in esse un gesto liberatorio, spontaneo, impulsivo i cui risultati spesso si avvicinano a opere di art outsider. Queste realizzazioni infatti rientrano nella simbologia della testimonianza nata dal profondo dell'animo senza ricorso ai cliché dell'arte e risuonano in eco al furore del mondo, secondo tecniche e mezzi di espressione propri a ognuno.
Friedler, attraverso il suo progetto del Boz, intende raccogliere questi fremiti emersi dall'inconscio delle persone, che egli ama esplorare e di cui segue i meandri attraverso il terzo programma di Be Boz Be Art intitolato La Forêt des âmes, La Foresta delle anime.
Questo origina delle risposte a un questionario, espressione di sei domande: 1. Dio esiste? – 2. Come possiamo caratterizzare questa epoca? -3. Come vede l'avvenire? -4. Lei è felice?- 5. La sessualità è importante? – 6. Io chi sono?
Tutte le domande saranno sottoposte dall’artista ai presenti durate la serata d’inaugurazione.
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