Economia

Bcc, via alla riforma: holding con almeno un miliardo di patrimonio

Nella notte il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto banche. Oltre alla riforma del credito cooperativo ci sono anche le bad bank e il ddl di riforma del diritto fallimentare. Per l’economista Leonardo Becchetti «È un buon compromesso»

di Lorenzo Maria Alvaro

Decreto banche, si parte. Il Consiglio dei Ministri ha approvato la riforma che prevede la riforma delle Bcc con la holding da un miliardo di patrimonio, ma con una way out con 200 milioni di riserve e tassa al 20% del patrimonio. Approvati anche la garanzia dello Stato sui crediti deteriorati (le famose Bad Bank) e il ddl di riforma del diritto fallimentare. Abbiamo chiesto all’economista Leonardo Becchetti di fare un bilancio della riforma.

Partiamo da un giudizio generale…
Sono contento perché era molto importante arrivare ad una conclusione. Si è rinforzato molto il sistema.

Ci sono sorprese?
Sì, la sorpresa è stata questa ragionevole possibilità di uscita dalla holding del credito cooperativo. Una delle grande situazioni di conflitto era che alcune Bcc ritenevano troppo punitivo il costo di non aderire alla holding, pari al patrimonio accumulato con le regole fiscali più favorevoli del mondo cooperativo. Dal testo definitivo invece questa penalizzazione, che impediva di fatto l’uscita, non c’è. È stato fatto un compromesso per cui chi non vuole entrare nel gruppo paga solo il 20% all’erario del patrimonio accumulato. Un prezzo alto ma non impossibile. Questo renderà possibile teoricamente, ma solo per chi ha un patrimonio non inferiore ai 200 milioni, il restare autonomo. Ci sono una decine di banche, come Cassa Padana, che useranno quasi certamente questa possibilità. C'è solo un po' di preoccupazione su queste regole di uscita che non erano nella bozza di accordo. Non si sa da chi arrivi questa proposta uscita all'ultimo momento e rende troppo poco costosa la trasformazione di un patrimonio accumulato negli anni da parte dei cooperatori in qualcosa di diverso che ne tradisce la destinazione originale.

Anche le Bad Bank alla fine diventano realtà…
Purtroppo non è uno strumento così risolutivo. Ma è importante che ci sia. Si procede con le cartolizzazioni. La garanzia è pubblica, per lo Stato quindi è un vantaggio perché chi compra deve pagare la garanzia allo Stato. Non è dirimente perché resta il problema che i crediti deteriorati vengono venduti a prezzi bassi sul mercato e questo potrebbe creare aggiustamenti verso il basso per i patrimoni delle banche. Ma almeno le banche si liberano delle sofferenze. Se ci confrontiamo con gli esempi di Germania e Spagna l’intervento pubblico è stato molto più forte di quello italiano. Fu un aiuto di stato pesante che a noi non è stato concesso. Quindi anche qui si tratta di un buon compromesso.

Si sono messe le mani anche nel diritto fallimentare. Che ne pensa?
È importantissimo che sia stato fatto. Una delle cose che riduce il valore delle sofferenze è che i tempi dei fallimenti e i recuperi sono molto lenti. Riuscire a renderli molto meno farraginosi è fondamentale per il sistema.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.