Cultura

Bauman: lo scrittore che scruta il mondo dal basso

Recensione del libro "Modernità liquida" di Zygmunt Bauman

di Domenico Stolfi

Quando si legge Zygmunt Bauman può capitare che nella mente scorrano sequenze dei film di Ken Loach. Un?associazione spontanea, un gioco di rimandi tra le parole del sociologo polacco e le immagini del regista inglese che imprime più icasticità alle prime e più senso alle seconde. Ma c?è un motivo che scatena queste proustiane ?intermittenze del cuore?? Sì, c?è. Bauman ci ha regalato intense analisi della tarda modernità, ma senza mai affettare la neutralità dello specialista. Poiché sa bene che non esiste uno sguardo da nessun dove, ha scelto di osservare la società dal basso, stando dalla parte delle vittime d?ideologie che gabellano l?insicurezza, alias flessibilità, (degli altri) come panacea di tutti i mali. Questa opzione rende il suo discorso empatico, in Bauman senti una profonda pietas per la condizione umana, la stessa che senti nel miglior Loach. In Modernità liquida (Laterza, 15 euro), dopo aver analizzato la fase attuale della nostra modernità privatizzata, in cui l?onere di tesserne l?ordito e la responsabilità del fallimento ricadono solo sulle spalle dell?individuo, Bauman così conclude: «Niente è meno innocente del laissez-faire. Osservare la miseria umana con equanimità e al contempo placare i rimorsi della coscienza col ritualistico ritornello ?non esiste alternativa? significa complicità». A molti sociologi dovrebbero fischiare le orecchie se non le avessero da tempo tappate.


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