Welfare
Battisti, l’ultimo schiaffo
Libero in Brasile, ora l'Italia pensa di ricorrere all'Aia
Cesare Battisti è riuscito a unire la politica italiana nella protesta per la decisione della Corte Suprema brasiliana di non accogliere il ricorso contro la mancata estradizione. Ora l’ex terrorista condannato dal tribunale italiano per omicidio è libero di muoversi in Brasile. Ecco come i giornali raccontano e commentano la notizia.
- In rassegna stampa anche:
- SCOMMESSE
- ECONOMIA
- REFERENDUM
- PAPA
- SCOLA A MILANO
- MECENATE
- ALLUVIONE VENETO
- MINORI
- POSTE
“Battisti libero, l’ira di Napolitano” è la foto-notizia a centro pagina del CORRIERE DELLA SERA, i servizi alle pagine 16 e 17. Scrive Virginia Piccolillo a pagina 16: “«Cosa dovremmo fare, la guerra al Brasile? Ricorreremo al tribunale dell’Aja» ma «non abbiamo la sfera di cristallo per prevedere come finirà» . Silvio Berlusconi risponde così alle polemiche che hanno accompagnato la scarcerazione di Cesare Battisti, ex capo dei Proletari Armati per il Comunismo condannato per 4 omicidi, per il quale l’Italia aveva chiesto l’estradizione, negata mercoledì notte dal Tribunale Supremo di Brasilia. Un coro di sdegno bipartisan quello intonato a gran voce dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che si era speso personalmente per l’estradizione”. E Rocco Cotroneo in apertura di pagina 17: “Dal penitenziario di Papuda l’ex terrorista è uscito a mezzanotte e pochi minuti, tre ore dopo la sentenza del Tribunale supremo che ha respinto le richieste italiane. Camicia bianca appena stirata, il solito sguardo di sfida, spettinato ma senza un solo capello bianco a 56 anni, look curato in quattro anni e rotti di prigione. Battisti infine salvato dalla lobby giuridico-politica che è di casa nelle stanze dei bottoni di Brasilia. In carcere, non a caso, è andato a prenderlo l’altro suo avvocato di peso, Luiz Eduardo Greenhalgh, amico personale di Lula dagli anni del sindacato militante. Sua la strategia, lunga ma efficace, di trasformare l’ex banditello di provincia, poi pluriassassino «politico» , in un perseguitato; convincere il governo brasiliano di aver davanti un romantico perdente del sogno rivoluzionario, inseguito oggi da una giustizia vendicatrice, per usare le parole delle sue arringhe”. Bello e intenso, per memoria e lucidità, il commento di Umberto Ambrosoli, a piede di pagina 17 del CORRIERE: “Offesa la memoria di chi morì sfidando la paura”. Eccone un passo: “Volgiamo lo sguardo indietro: Torino, 1976, processo ai «capi storici delle Br» . Per impedire la celebrazione del dibattimento gli imputati e i loro sodali avevano capito che non sarebbe bastato minacciare i giudici popolari a ché non si formasse la Corte d’Assise. Per sfuggire al giudizio, per impedire l’affermazione del diritto, bisognava fare di più. Così i terroristi identificarono nel rifiuto della piena difesa lo strumento per paralizzare il processo: perché senza la difesa il diritto non può affermarsi. Revocati i propri avvocati di fiducia, gli imputati iniziarono a minacciare di morte quelli nominati d’ufficio («qualora i difensori accettassero la nomina saranno ritenuti come collaborazionisti del regime, con le conseguenze che ne potranno derivare» ). La minaccia ebbe efficacia e molti avvocati si lasciarono sopraffare dalla paura, ma non tutti. Dopo mesi, garantita la difesa dei diritti degli imputati attraverso la nomina di diversi difensori d’ufficio, tra i quali anche l’avvocato Fulvio Croce, presidente dell’Ordine degli avvocati di Torino, il processo ebbe inizio. Ma, nel disperato e vano tentativo di riuscire a impedire il dibattimento affermando il terrore, i brigatisti alla minaccia diedero seguito e, il 28 aprile del 1977, l’avvocato Fulvio Croce venne ucciso fuori dal suo studio, con cinque colpi di pistola: per avere genuinamente svolto il proprio ruolo di difensore. Pensiamo a Fulvio Croce e agli avvocati che, con e come lui, anche dopo di lui, hanno voluto tutelare nei processi i diritti anche di chi li minacciava di morte: alla libertà e responsabilità che essi hanno dimostrato”.
REPUBBLICA apre sulla politica (“Berlusconi: non voto al referendum”) e dedica la foto-notizia in taglio centrale alla decisione brasiliana: “Liberato Battisti, lo sdegno di Napolitano Il governo: pronti a ricorrere alla Corte dell’Aja”. Doppia interna in cui si riferisce della ovvia felicità dello scrittore-criminale (ha 4 ergastoli per altrettanti omicidi: «Rimarrà in Brasile, ha molti amici», ha detto il suo legale) e delle reazioni dei familiari e della politica. Le prime sono comprensibilmente improntate allo sconforto. Per Adriano Sabbatin «è l’ennesimo schiaffo»; «mio fratello è stato ucciso tre volte» assicura Maurizio Campagna. Diversamente caratterizzati gli interventi dei rappresentanti dello Stato italiano. Si va dal dolore composto espresso dal Presidente Napolitano alla comunicazione del ricorso all’Aja (anticipata da Frattini, confermata da Berlusconi) al ministro Calderoli (che propone di boicottare i mondiali 2014). Anche il centro sinistra ritiene inaccettabile la decisione della magistratura brasiliana: ora il governo faccia di tutto per riportare in Italia Battisti, chiede D’Alema, presidente del Copasir. Particolarmente severo il commento di Francesco Merlo: “La grande menzogna”. I brasiliani, scrive, sono convinti di aver fatto una cosa di sinistra, di aver reso omaggio al libero pensiero. Dimenticando che «gli assassinati non erano liberticidi, emissari della reazione, agenti dell’imperialismo. Erano poveri uomini che non sono stati ammazzati per costruire un mondo più giusto, ma per dare corpo a quegli incubi con i quali fecero i conti i migliori di noi, gli operai, i sindacalisti, i poliziotti… e il Partito comunista di allora». «Qualunque cosa faccia Battisti è diventato uno scandalo, è il dolore dei parenti delle sue vittime, è l’attenzione degli italiani che ormai sanno esattamente quale ferocia ha commesso, di quali colpe si è macchiato… Il dolore di Napolitano è il nostro perché non è un dolore politico. Anche il nostro, come il suo, è un malessere umano, pienamente e solamente umano».
“Lo scandalo Battisti” titola in prima pagina IL GIORNALE con gli interventi di Mario Giordano “Perché mezzo mondo difende un criminale” e di Mario Cervi “Quell’Italia indulgente con i cattivi maestri”. Giordano scrive: «Perchè il Brasile e l’Italia ha scelto un criminale? Fino al punto di infrangere le regole della diplomazia internazionale. Mai avevamo visto finora una tale ostinazione masochista nel coccolare un assassino. Battisti non è mai stato un idealista arrivato alla rivoltella per inseguire il sogno di una rivoluzione. È un delinquente abituale arrivato al sogno della rivoluzione per giustificare la rivoltella. Battisti è un assassino che usa la politica per nascondere la sua ferocia». Cervi scrive: «L’Italia è la prima a essere indulgente con i cattivi maestri. Il Brasile ci ha offeso però non abbiamo la coscienza pulita. Da noi i sovversivi circolano tranquilli e danno pure lezioni». E il governo che fa? Sotto il titolo “Lotta continua. Il governo non molla e prepara il ricorso all’Aia”, Emanuela Fontana riporta le reazioni dei politici. Fra cui quello delle Lega «Boicottiamo i mondiali del 2014». Berlusconi «ha annunciato con il pieno avvallo del Presidente della Repubblica, di adire le vie legali e il ricorso al Tribunale dell’Aia è già in lavorazione». Il GIORNALE informa che domani a Roma ci sarà una manifestazione contro la decisione davanti all’ambasciata brasiliana, condotta da Giorgia Meloni e dall’associazione Giovane Italia.
Su IL MANIFESTO, in una prima dedicata ai referendum, al caso Battisti è dedicato un piccolo richiamo a piè di pagina “Battisti libero Il Colle deplora, l’Italia abbaia ma non morde”. «Napolitano “deplora”, la destra tuona, il governo ricorre all’Aja e minaccia… La Corte suprema del Brasile ha rifiutato l’estradizione, Cesare Battisti è libero. “Decisione aberrante”, “boicottare i Mondiali”: i toni sono da crociata. Ma i trattati di amicizia e di scambio con il Brasile (rumorosamente sospesi dopo la prima decisione pro-Battisti e silenziosamente ratificati il mese successivo) restano intatti» si legge nel richiamo che rinvia a pagina 6, interamente dedicata al tema. Tra gli articoli, di spalla, Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, firma “Polemica – Sabino Cassese e la «aberrante» non estradizione”. Scrive Gonnella: «La discussione politica intorno alla mancata estradizione di Cesare Battisti ha assunto toni da crociata che hanno impedito un pacato e utile ragionamento intorno ai nodi giuridici che sottostanno alla decisione brasiliana (…) Tra gli argomenti usati è comparso quello per cui in Italia non vi sarebbe una sistematica violazione dei diritti dei detenuti. Sia per cognizione diretta che alla luce di autorevoli sentenze di organismi giurisdizionali europei, mi sentirei di dire che in Italia i diritti e la dignità dei detenuti siano sufficientemente calpestati. I diritti umani nelle carceri italiane non sono rispettati né sulla carta né nella vita quotidiana. Il sistema normativo di protezione è lacunoso ed ineffettivo». E ancora: «L’Italia non ha mai ratificato il protocollo opzionale della convenzione dell’Onu contro la tortura. (…)», e si osserva come per quanto riguarda il sovraffollamento delle carceri: «Il sovraffollamento non è una calamità naturale. È frutto di scelte legislative e di prassi di polizia. In questo anno l’Italia non ha fatto praticamente nulla per ovviare alle critiche degli organismi sopranazionali. Abbiamo – dopo Cipro e Bulgaria – le carceri più affollate di Europa (…)» e conclude: «L’Italia non può usare l’argomento carcerario per sostenere in ambiti internazionali la legalità de proprio sistema giuridico». In un box si ricorda anche un caso “Il «nostro» Battisti – È un killer uruguayano e si chiama Troccoli”. Si legge nell’articolo «(…) Il “nostro” Cesare Battisti è uruguayano, anche se dal 2002, nonostante fosse un criminale, un assassino, un torturatore (e si sapeva), ha avuto cittadinanza e passaporto italiani. Si chiama Néstor Troccoli, uruguayano del ’47, ex capitano di vascello della marina, membro dell’intelligence della dittatura ( ’73-’85). In Uruguay ha ammesso di avere torturato detenuti politici (…) Fu arrestato a Marina di Camerota nel dicembre 2007 ma su ordine del giudice Giancarlo Capaldo, con l’accusa di aver sequestrato e fatto sparire 6 cittadini di origine italiana. Da lì cominciò un percorso kafkiano che si concluse con il rimpallo delle responsabilità e la sua impunità. L’Uruguay aveva avviato la richiesta di estradizione. Che forse arrivò tardi. Forse quando arrivò l’ambasciatore uruguayano tardò a inoltrarla alla Farnesina. I termini decorsero. (…) Nel settembre 2008 il ministro della giustizia Angelino Alfano chiuse il caso negando definitivamente l’estradizione di Troccoli perché, in quanto cittadino italiano per il trattato bilaterale del… 1879, non è estradabile. Ricorso dell’Uruguay alla Corte di cassazione italiana. Respinto. Troccoli in spiaggia».
Al caso Battisti IL SOLE 24 ORE dedica il servizio a pagina 22 “Napolitano: lesi accordi e amicizia” e uno dei commenti anonimi a pagina 12: “Il caso Battisti e il senso di giustizia”: «Si è conclusa come peggio non poteva la vicenda di Cesare Battisti, il terrorista italiano condannato all’ergastolo, fuggito prima in Francia e poi in Brasile. La Corte suprema del Paese sudamericano ha negato l’estradizione al terrorista condannato per l’omicidio, negli anni Settanta, di quattro persone, due nello stesso giorno a tre ore di distanza l’uno dall’altro, durante tentativi di rapina. Il Brasile, con l’ultima istanza del presidente Lula, l’ultimo giorno di mandato, e la decisione confermata dal successore Dilma Roussef, aveva negato l’estradizione. La Corte Suprema ha confermato la decisione. Da ieri Cesare Battisti è un uomo condannato per quattro omicidi ma libero. Sottoscriviamo in pieno le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: una decisione deplorevole che lede gli accordi e l’amicizia tra Italia e Brasile. La signora Roussef, che ha parlato di decisioni da rispettare, lasci decidere a noi quali sentenze possono essere criticate e appellate in ogni sede. Il Governo non demorda. Attivi tutte le vie giuridiche e diplomatiche. Ricorra – come ha annunciato – al Tribunale dell’Aja. Dia un segnale alle famiglie delle vittime e al senso di giustizia di questo Paese».
Anche se il titolo è tutto dedicato a Battisti “E adesso Cesare Battisti potrà ballare il samba al Festival di Rio“, il contenuto del pezzo è incentrato sulla giustizia italiana: «Rimarchiamo» scrive ITALIA OGGI «la sostanziale differenza tra la giustizia italiana e quella brasilera: in Brasile l’omicidio è un reato veniale specie se commesso da una natura generosa in nome d’una buona causa, mentre da noi è roba da ergastolo il sesso consenziente, specie orale».
Anche AVVENIRE apre sul caso Battisti con il titolo “Ingiustizia da sanare” e ribadisce «la reazione compatta alla decisione da parte di istituzioni e forze politiche. Napolitano appoggerà “ogni passo” del governo per sanare il vulnus ricevuto. Dopo il “no” del Brasile l’Italia è pronta al ricorso alla Corte dell’Aja». In una intervista, il giurista il giurista Bruno Nascimbene spiega però che ci sono “tempi lunghi per il ricorso alla Corte di giustizia”. Danilo Paolini firma l’editoriale “Buone ragioni. Perché non può finire qui” dove si legge: «Bene fa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a «deplorare» con forza quanto accaduto e a dare il suo autorevole sostegno alle rivendicazioni del governo Berlusconi. E bene farà il governo se ricorrerà alla Corte Internazionale di Giustizia, che ha fra le sue competenze proprio quella di dirimere le controversie tra Stati aderenti all’Onu circa l’applicazione e l’interpretazione del diritto internazionale. Nella speranza che stavolta ci sia un giudice all’Aja, visto che non c’è stato a Brasilia… La violazione appare palese. Ma l’aspetto più «umiliante», prendiamo in prestito il termine dall’Associazione vittime del terrorismo, è che l’ex–presidente motivò il diniego all’estradizione affermando che Battisti avrebbe rischiato di essere sottoposto in Italia “ad atti persecutori o discriminatori”… Battisti, dopo aver beneficiato in Francia della “dottrina Mitterrand” – che da latitante gli ha consentito non solo di trovare rifugio oltralpe ma pure di affermarsi come apprezzato scrittore di gialli – e avere poi approfittato di alcune “bizzarre” procedure giuridiche che gli propiziarono la fuga dopo l’arresto di Parigi nel 2004, ha ora di che ringraziare anche le massime autorità giudiziarie e politiche del Brasile. Ma le ragioni delle vittime e dell’Italia sono buone, e l’ingiustizia è assai grave. Va sanata». Nel Primo Piano alle pagine 6 e 7 AVVENIRE riporta anche le reazioni dei parenti delle vittime “tra rassegnazione e rabbia”. Per Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 in un agguato per il quale Battisti è stato condannato come uno degli organizzatori commenta: «Sapere che Battisti è libero, per me è un pugno nello stomaco. Sono oltre l’arrabbiatura questa scelta significa che un delinquente può fare ciò che vuole. È un diritto negato, è una violazione della Carta dei diritti dell’uomo».
Lancio in prima con commento di Cesare Martinetti per LA STAMPA sul caso “Battisti”. Ma anche pagina 12, 13 e 14: la cronaca politica di Antonella Rampino, la ricostruzione puntuale e in presa diretta della scarcerazione a cura di Paolo Manzo e due interessanti interviste: una a Giovanni Bachelet, oggi deputato Pd ma figlio di una delle vittime del terrorismo, e a Max Gallo, intellettuale francese che si prodiga in un mea culpa per le responsabilità nazionali nel caso. Sullo sfondo lo sdegno prima di tutti di Giorgio Napolitano che «deplora una decisione che contrasta con gli storici rapporti di amicizia tra i due paesi» e «appoggia pienamente ogni passo che l’Italia vorrà compiere».
E inoltre sui giornali di oggi:
SCOMMESSE
ITALIA OGGI – Analisi a pag 7 “Ma le senz’azioni non sono prove” di Massimo Tosti sulle dichiarazioni del pm Di Martino (il procuratore dell’inchieste sul calcioscommesse) che hanno avuto l’effetto di aumentare le polemiche. Riferendosi alle parole di Roberto Di Martino riprese dai giornali «ho la sensazione che ci siano grossi problemi in serie A, che ci siano incontri truccati. E’ una sensazione, e una sensazione senza riscontri non è una prova. La sensazione, però, è che in serie A le combine non siano fra i giocatori ma fra le società», Tosti scrive: «I magistrati dovrebbero misurare le parole con estrema attenzione, per non creare discredito alla magistratura, alimentando la sensazione ( senza prove, anche questa) che i pm (alcuni di loro) siano mossi più dal desiderio di finire sui giornali che dal proposito di fare giustizia (un risultato che si ottiene con la dichiarazione, non le dichiarazioni ai giornali e le sentenze che precedono i processi invece di essere emesse al termine di essi)».
ECONOMIA
LA REPUBBLICA – Mentre il premier promette la riforma estiva sul fisco, l’allarme di Confindustria. Non siamo più la quinta potenza, siamo stati superati da India e Corea del Sud. Un arretramento comunicato come se i dirigenti dell’industria italiana non avessero colpa alcuna, ma tant’è: il dato crudo è che rea luglio 2010 e marzo 2011 c’è stata una crescita media mensile dello 0,1%. in vetta alla classifica, Cina e i paesi asiatici (che crescono a un ritmo di quasi 9%). «Bisogna lavorare seriamente su riforme e crescita, ma bisogna anche avere il coraggio di fare scelte impopolari» avverte la Marcegaglia.
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina per lo scontro Berlusconi – Tremonti su manovra e riforma del fisco. «Nessuna mega-manovra finanziaria (come chiede l’Europa), ma una correzione di appena 3 miliardi. E presto la riforma del fisco con un disegno di legge. Lo ha annunciato il premier Silvio Berlusconi in una conferenza stampa a sorpresa, smentendo contrasti con il titolare dell’economia, Giulio Tremonti. Ma il paese resta fermo, certifica anche l’ultima indagine di Confindustria. E l’Economist titola: “L’uomo che ha fregato un intero paese”» riassume il sommario del richiamo che rinvia a pagina 5 che si apre con una grande foto di Tremonti e Berlusconi accostata alla prima pagina del’Economist. Titolo: “Le fregature del cavaliere”. Raccontando della conferenza stampa di ieri Galapagos scrive: «(…) Berlusconi ha smentito che il governo stia preparando una manovra correttiva da 33 miliardi (in realtà dovrebbe essere da almeno 45 miliardi) per mettere in sicurezza i conti pubblici che dovrebbero tenere fino al 2012, ma sui quali per il biennio successivo è necessaria una nuova manovra. Che, d’altra parte, è stata annunciata anche dai documenti ufficiali presentati da Tremonti. Con la sortita di ieri, Berlusconi tenta di tranquillizzare gli italiani smentendo tutte le analisi di organismi internazionali e nazionali: Commissione Ue, Bankitalia e Confindustria, solo per citarne alcuni». E quindi: «(…) il ministro dell’economia sostiene che non si può ridurre la pressione fiscale su lavoratori e imprese se contestualmente non si avvia una operazione di tagli della spesa pubblica. La linea scelta da Berlusconi è diversa: tamponare il presente con la manutenzione da 3 miliardi, presentare una propagandistica riforma fiscale e rinviare al futuro (possibilmente a dopo il 2013, cioè alle elezioni nelle quali spera di essere ancora vincente) i tagli di spesa. (…)»
REFERENDUM
IL SOLE 24 ORE – Nell’ultimo giorno prima del silenzio elettorale il SOLE 24 ORE spara molte cartucce contro il referendum sull’acqua. A pagina 10 una guida dal titolo già abbastanza “sbilanciato” “Solo gestioni pubbliche per tutti i servizi locali”. E poi un commento a pagina 12 un commento di Franco Debenedetti “Quante mistificazioni sull’acqua”. Tanto per non lasciare equivoci sulla posizione di COnfindustria.
PAPA
AVVENIRE – “Il Papa: Un’ecologia per l’uomo” è il titolo del richiamo in prima pagina sul discorso di Benedetto XVI, pubblicato integralmente a pagina 9, ai nuovi ambasciatori ricevuti ieri per la presentazione delle credenziali. Il Papa ha evocato l’emergenza della centrale nucleare di Fukushima ricordando «le innumerevoli tragedie che hanno toccato la natura, le tecnica e i popoli» in questo primo semestre del 2011 e ha commentato: «l’ampiezza di tali catastrofi ci interroga». Nel suo discorso, il Pontefice ha affrontato il tema dell’ambiente, sostenendo che «l’ecologia umana è un imperativo». «Adottare stili di vita rispettosi dell’ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie in grado di salvaguardare il patrimonio del creato ed essere senza pericolo per l’uomo, devono costituire priorità politiche ed economiche».
SCOLA A MILANO
LA STAMPA – Si avvicina la nomina di Angelo Scola ad arcivescovo di Milano. È il suo nome ad essere uscito dalla riunione della Congregazione dei vescovi che si è svolta ieri mattina nel palazzo apostolico. Ne scrive Andrea Tornielli a pagina 26. I cardinali e vescovi membri del dicastero hanno esaminato quattro «provviste», cioè le nomine per tre diocesi più quella di un vescovo ausiliare inglese. Si sono trovati di fronte a una terna di nomi – il patriarca di Venenzia Scola, il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi, l’osservatore permanente della Santa Sede al Consiglio d’Europa Aldo Giordano – e a seguire una rosa più ampia, formata da altri candidati che avevano ricevuto voti e di segnalazioni, come il «ministro della Cultura» vaticano, il cardinale Gianfranco Ravasi, e il nunzio in Venezuela Pietro Parolin.
MECENATE
IL GIORNALE – Diego dalla Valle entra fra i membri permanenti della Fondazione Teatro alla Scala mettendoci 5milioni in quattro anni. Il capo della Tod’s è alla testa di “Progetto Italia” una cordata di imprenditori a sostegno del patrimonio artistico che dopo il restauro del Colosseo potrebbe lavorare per Venezia e per Pompei. Della Valle presenterà il progetto di restauro del Colosseo il 22 giugno che costerà 25milioni di euro. In cambio il Campidoglio ha dato al gruppo Tod’s i diritti d’immagine per 15 anni. Questo ha suscitato polemiche, ma Della Valle precisa: «niente utilizzo del monumento per pubblicità al gruppo».
ALLUVIONE VENETO
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 29: “Alluvione, risarcimenti dimezzati. L’ira dei veneti: traditi da Roma”. Scrive Francesco Alberti: “Il governatore leghista Luca Zaia ha provato a parare il colpo, scaricando sul governo che dovrebbe essere «amico» la decisione tutt’altro che «amichevole» di dimezzare i fondi destinati al risarcimento delle famiglie e dei privati colpiti dall’alluvione che nel novembre scorso flagellò il triangolo Padova-Vicenza-Verona, lasciandosi dietro 3 morti 3 mila sfollati, 120 Comuni danneggiati, migliaia di aziende in ginocchio. «Una decisione unilaterale dell’esecutivo» , ha affermato il governatore padano, cercando di ammortizzare la delusione per quei 300 milioni annunciati, di cui solo 150 potranno finire nelle tasche degli alluvionati, dato che l’ordinanza del governo Berlusconi, spiazzando tutti, vincola i restanti 150 alla realizzazione di opere infrastrutturali (bacini di laminazione e casse d’espansione): interventi, per carità, di cui il Veneto ha bisogno più dell’ossigeno, ma che nessuno si aspettava venissero conteggiati sotto la voce «risarcimenti», erodendo risorse agli alluvionati”.
MINORI
AVVENIRE – “A Roma il capolinea dei bambini “invisibili” è il titolo dell’articolo di pagina 14 sul dossier presentato dalla Fondazione L’Albero della Vita che mette in luce le condizioni drammatiche dei minori immigrati: ogni anno nella capitale ne passano oltre mille, dopo lunghe odissee. La stazione Ostiense è da anni rifugio dei piccoli afghani dimenticati da tutti.
POSTE
LA REPUBBLICA – Bancoposta azzera gli interessi. La nuova proposta è contenuta nelle oltre cinque milioni e mezzo di lettere ai correntisti di Bancoposta: «Si informa» – si legge – «che il tasso di credito, a partire dal primo settembre, passerà dallo 0,15% allo 0,00 per cento». Un “non tasso” che potrebbe rivelarsi un suicidio commerciale e concretizzarsi con una fuga di massa dei risparmiatori. «Di sicuro, non arriva nei giorni più propizi per Poste spa, la cui attività nei 60mila sportelli sparsi per la penisola è tornata alla normalità solo ieri, dopo giorni di disservizi causati dal sistema informatico andato in tilt».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.