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Battisti, il carcere in Italia si avvicina
Sì all'estradizione dai giudici brasiliani
Commise reati comuni e non crimini politici: è arrivata finalmente a questa conclusione, 5 a 4, il tribunale supremo brasiliano concedendo il sì all’estradizione in Italia di Cesare Battisti, anche se l’ultima parola spetterà al presidente Lula. Ecco come i giornali raccontano la decisione e le reazioni in Italia.
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Il caso Battisti è il secondo titolo di oggi del CORRIERE DELLA SERA: “Battisti, sì all’estradizione”. I giudici del Tribunale supremo federale brasiliano hanno detto sì all’estradizione di Cesare Battisti. Hanno poi deciso che l’ultima parola sul destino dell’ex terrorista spetta al presidente Lula. I servizi interni alle pagine 10 e 11. «La decisione del Tribunale supremo brasiliano è arrivata mercoledì sera, con l’annuncio del presidente della Corte Gilmar Mendes. Il voto decisivo (cinque contro quattro) è stato proprio quello di Mendes, che ha ritenuto gli omicidi per cui Battisti è stato condannato «crimini comuni e non politici». Ma la parola definitiva spetterà a Lula: «La Corte ha però stabilito che sulla sentenza si deve anche esprimere Lula. Sarà quindi il presidente brasiliano ad avere la parola finale sull’estradizione. Lo hanno stabilito – con un verdetto sei contro tre, come riporta il sito del quotidiano Folha – i giudici del Supremo Tribunale Federale brasiliano. A questo punto il presidente da una parte potrebbe non voler sconfessare il suo ministro della Giustizia Tarso Genro (la cui concessione dell’asilo politico a Battisti è stata però invalidata dal tribunale a settembre), oppure dare priorità alle richieste italiane, non solo del governo Berlusconi, ma anche di politici considerati a lui vicini come Massimo D’Alema». Il commento è affidato a Giovanni Bianconi (“La giustizia e la memoria”). Questo l’incipit: «La cosa più rilevante della decisione presa ieri…è l’aver stabilito che Cesare Battisti non è un perseguitato politico…L’ex militante dei Proletari armati per il comunismo è stato condannato al carcere a vita per omicidio plurimo e aggravato». Il CORRIERE a pag 11 sente Alberto Torregiani, il figlio del gioielliere Pierluigi ucciso il 16 febbraio 79 dai Pac. Alberto in quella occasione, aveva 15 anni, rimase ferito e poi paralizzato. Dice Torregiani: «Abbiamo vinto una battaglia molto importante, ma non è finita. Mi aspetto che Battisti ora faccia fuoco e fiamme, si inventerà sicuramente qualcosa, è un uomo con tante risorse».
Anche LA REPUBBLICA apre con la decisione del tribunale brasiliano: “Battisti, sì all’estradizione”. I 4 omicidi per cui è stato condannato sono stati ritenuti omicidi comuni, non politici dai giudici di Lula. Riferisce a pagina 2 e 3 Omero Ciai: la Corte suprema del Brasile ha dato ragione all’Italia. 5 giudici contro 4, una maggioranza risicata ma sufficiente per estradare l’ex terrorista (che deve scontare due ergastoli per esecuzione e partecipazione a 4 omicidi alla fine degli anni 70). Si tratta però di una mezza vittoria (accolta da un applauso a Montecitorio): il parere dei giudici non è vincolante e il presidente avrà comunque l’ultima parola (lui ha sempre detto che si sarebbe attenuto al verdetto… ma non si sa mai, dato che una parte del suo governo e del suo partito è favorevole all’asilo politico). Due interviste in appoggio. La prima ad Alberto Torregiani, figlio di un gioielliere ucciso dai Pac (nell’attacco Alberto stesso rimase ferito e oggi è paralizzato): «non ci può essere giustizia se i criminali come Battisti restano impuniti, se vale più una rete di rapporti e protezioni della vita di quelli che sono morti senza colpa», «se passa il principio che un terrorista non deve scontare la sua pena, chiunque può pensare di fare male». Diverso l’opinione del difensore di Battisti, Eric Turcon, secondo il quale «Battisti è innocente, me lo ha giurato sulle sue figlie. Estradarlo sarebbe una terribile ingiustizia. È stato condannato sulla parola di pentiti e senza potersi difendere». A pagina 3 un ritratto di Battisti: “«Cesare, adesso è davvero finita» in cella si spegne il sorriso beffardo”. L’ex terrorista ha ascoltato il verdetto alla radio nella sua cella: «bevendo acqua, l’unico alimento che si è concesso nel disperato tentativo di cambiare una sorte che ormai vedeva avvicinarsi. La farsa è finita. E anche le bugie. Tutte quelle che ha raccontato anche a se stesso negli ultimi trent’anni, fuggendo le sue colpe e i suoi ricordi da un Paese all’altro». Messico, Francia, Brasile. «Battisti non arriverà tanto presto quanto l’Italia ormai vorrebbe. Ma ormai il sipario è strappato, la commedia della menzogna svelata».
“Battisti estradato. Ora niente scherzi” avverte IL GIORNALE nel titolo in copertina che apre il pezzo di commento di Livio Caputo a pagina 13. «Ci sono ancora giudici a Brasilia è stata la mia prima reazione alla conclusione del caso Battisti. Il tribunale ha avuto il coraggio di ignorare l’originaria volontà del presidente Lula e soprattutto del guardasigilli Genro. Peccato però che la Corte abbia indetto una seconda sessione per stabilire se la sua decisione è vincolante o non per il Capo dello Stato, autorizzando gli avvocati di Battisti a sperare ancora». E Caputo chiosa: «Comunque bisogna augurare che Lula non faccia altri scherzi. Un suo intervento a favore di Battisti sarebbe uno schiaffo all’Italia, con cui Lula ha detto di voler mantenere gli attuali eccellenti rapporti». A Stefano Zurlo il compito di spiegare che «il sì nasconde qualche insidia, il presidente Inacio Lula potrebbe teoricamente fermare il ritorno in Italia di Battisti: infatti il tribunale gli lascia con una votazione di 6 giudici a favore e tre contrari, l’ultima parola, ma il blocco dell’estradizione pare un’ipotesi remota». E ancora: «Il destino di Battisti sembra segnato. Mendes è stato chiaro dicendo che si tratta di crimini comuni e non politici. Secondo la stampa brasiliana Lula non avrebbe alcuna intenzione di mettersi di traverso al verdetto. Anzi, vorrebbe sganciarsi dal suo ministro della Giustizia Tarso Genro, l’estremista che ha provocato questa lunghissima crisi contendendo l’asilo politico a Battisti infilando il Brasile in questo pasticcio internazionale». Se quindi Lula darà l’ok, cosa succederà? Zurlo spiega che «Battisti dovrà rimanere nel carcere di Padula per chiudere le pendenze con la giustizia brasiliana per via dell’ingresso nel Paese con documenti falsi. Poi l’estradizione sarà legata ai parametri della giustizia locale che non prevede l’ergastolo, ma una pena massima di 30 anni». Fausto Biloslavo dipinge un ritratto del ministro Genro «un tempo clandestino, ha garantito sostegno e appoggi al fuggitivo».
Il caso Battisti trova spazio su IL MANIFESTO a pag.6 sotto i titolo “il Brasile decide: estradare Battisti”. Il pezzo di cronaca da Brasilia è accompagnato da un pezzo di reazioni, tra le quali mette in luce quella di Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio, ucciso dalle Br nel 1980. Bachelet interviene in aula dopo una serie di dichiarazioni, scrive IL MANIFESTO, «in un crescendo di soddisfazione e gioia che culmina in alcuni interventi leghisti dai toni particolarmente poco sorvegliati, e vendicativi nei confronti dell’uomo che sta nelle carceri brasiliane». Ha detto Bachelet in aula: «Chiedo scusa a Cesare Battisti per i toni che sono stati usati in quest’aula. La nostra Costituzione prevede la pena per la rieducazione del detenuto. Molti di coloro che sono morti per mano dei terroristi, sono morti per difendere questa Costituzione, non per la vendetta. Già quando in aula è partito l’applauso, io non ho partecipato: cosa c’è da gioire, stiamo parlando di un uomo che sta in carcere e che ci resta. Non mi sembra un fatto allegro, in ogni caso». Bachelet, che peraltro ha promosso la mozione bipartisan che ha chiesto l’estradizione di Battisti, ha spiegato: «Quando abbiamo scritto quel testo siamo stati attenti al senso civile e di diritto di quello che volevamo sostenere. E l’articolo 27 della Carta prevede che le pene tendano alla rieducazione del condannato. Nessuna vendetta, né risarcimento alle vittime con una carcerazione e un nuovo dolore. Questi signori della destra si rassegnino. Ci sarà sempre un giudice a ricordare che la costituzione va rispettata».
Un articolo pulito pulito quello che il SOLE24ORE dedica al caso Battisti. Fredda cronaca e niente più, diciamo, con una significativa foto dell’ex terrorista che viene festeggiato (in altri tempi) da un gruppo di deputati brasiliani e, a contorno, le tappe principali della sua vita e vicenda giudiziaria.
Lancio in prima di AVVENIRE con l’applauso unanime del parlamento italiano alla notizia del primo sì all’estradizione di Battisti. Il presidente del tribunale Gilmar Mendes, il cui voto è stato determinante, ha precisato che «il presidente Lula è vincolato al diritto internazionale e quindi ha l’obbligo di firmare il decreto del tribunale supremo». Di spalla infografica sui 4 omicidi di cui è accusato Battisti e cronistoria di una «fuga durata 28 anni». Sono 140 i terroristi o ex terroristi fuggiti dall’Italia tra gli anni 80 e 90.
Fotonotizia in prima pagina con Battisti e un gruppo di parlamentari brasiliani in carcere a incoraggiarlo prima della sentenza: LA STAMPA apre l’edizione di oggi con la notizia della possibile estradizione di Battisti. Accanto alla cronaca intervista ad Alberto Torregiani, rimasto sulla sedia a rotelle dopo l’assalto nel ’79 alla gioielleria del padre da parte di un gruppo i Proletari Armati per il Comunismo che si erano consultati con Battisti. E’ una vittoria per tutti i cittadini, dice nell’intervista, «quelli che vivono perché la giustizia sia applicata, sia equa», «si può arrivare alla comprensione, al perdono» aggiunge parlando di un suo recente incontro con Mario Ferrandi, che nel ’77 uccise l’agente Antonio Custra, ma è essenziale «applicare la legge, meglio: la giustizia». Battisti, sottolinea l’intervistatore, si è sempre detto estraneo all’omicidio del padre di Torregiani: «E’ vero. L’ho detto io nel 2004, quando mi decisi a venire allo scoperto: non fu lui a sparare, anzi, nel negozio non c’era nemmeno. Ma questo non cambia la sua responsabilità. L’incontro che fece con i suoi compagni qualche sera prima nel covo dove decisero chi doveva uccidere chi e dove, è comunque una responsabilità tangibile, di cui deve rispondere».
E inoltre sui giornali di oggi:
ROM
CORRIERE DELLA SERA – La fotonotizia di oggi immortala due ragazzine rom romene che a Milano fanno i compiti a lume di candela davanti a uno degli ossari del cimitero di Crescenzago. «Abitano lì – scrive Andrea Galli – accampate tra le tombe, con mamma e papà, altre famiglie e tre bimbi. Vivono dentro baracche riscaldate con le bombole, i morti come vicini.
IMMIGRATI
LA STAMPA – “Sciopero degli immigrati, la sfida dell’altra Francia”.Titolo del manifesto “24 heures sans nous”: basta chiacchiere, basta con la retorica sull’identità francese, semplicemente senza di noi la Francia non va avanti. Il comitato organizzatore presenterà la singolare protesta martedì prossimo all’assemblea nazionale: il primo marzo tutti gli immigrati, o coloro che si sentono (o vengono fatti sentire) tali anche se nati in Francia, saranno invitati a incrociare le braccia. L’idea, spiega il comitato organizzatore, «ci è venuta dagli Stati Uniti. Nel maggio 2006 un gruppo di ispanici organizzò una protesta analoga per contestare un progetto di legge che intendeva criminalizzare l’immigrazione clandestina. Hanno detto: ok, ci considerate criminali, però senza di noi questo Paese non funziona. Noi ci siamo ispirati a questa giornata durante la quale non sono andati a lavorare, e neanche a consumare, sono rimasti a casa. Ecco: una giornata morta». «Vogliamo più rispetto, nient’altro» dicono gli organizzatori.
CORRUZIONE
LA REPUBBLICA – Ieri il quotidiano diretto da Ezio Mauro aveva pubblicato un articolo di Giuseppe D’Avanzo sul valore economico della corruzione. Oggi riprende il tema intervistando Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia e simbolo della guerra al racket: “La corruzione frena la crescita e non è ancora stata estirpata”. Niente mezze misure per Lo Bello: «più si corrompe, meno si cresce. E questo è un fattore di arretratezza per il nostro paese…. Siamo passati da Tangentopoli a una fase in cui pensavamo migliorata la situazione. Non è così: i fatti di cronaca dimostrano che quel problema non si è risolto e non è alle nostra spalle».
INFANZIA
AVVENIRE – Apertura sui “poveri bimbi della ricca Italia”, con tutti i dati presentati ieri alla apertura della Conferenza nazionale sull’infanzia a Napoli. Del milione e 700mila minori poveri, il 72% vive nel Meridione. Per questo le due testimonianze vengono dal Sud: don Carbone del Centro Don Bosco di Napoli dice che l’80% dei ragazzi che passa dal carcere si perde nuovamente e pure tra i banchi le cose vanno peggio, visto che l’Invalsi segnala performance sotto la media nazionale in seconda e quinta elementare. Si dà conto delle polemiche e si dice che «la frittata è stata fatta dall’annuncio dell’assenza di tutti e quattro i ministri attesi».
AMBROGINI
IL GIORNALE – Milano ha deciso a chi assegnare la tradizionale onorificenza di sant’Ambrogio. Intanto la Grande medaglia d’oro alla memoria a don Carlo Gnocchi, beatificato lo scorso 25 ottobre. Poi gli ambrogini a Marina Berlusconi, Asfa Mohamaed, casa della cultura islamica di via Padova, gli stilisti Dolce e Gabbana, Davide Rampello, presidente della Triennale, Andrei Ruth Shammah regista del teatro Franco Parenti. Riconoscimento alla memoria alla giornalista Camilla Cederna.
ACQUA
IL MANIFESTO – Il commento in prima è affidato a Guglielmo Ragozzino, sotto il titolo “Il bene strappato”. «Il primo risultato è che l’acqua costerà di più (…) Il secondo risultato sarà la selezione tra i consumatori. È intuitivo che tra una bidonville e un campo di golf sarà quest’ultimo ad avere la meglio. Soprattutto durante la siccità. Non si può giocare a golf con un’erba ingiallita. Invece si può fare a meno di lavarsi nelle baraccopoli: quelli del golf ne sono sicuri».
ASSICURAZIONI
ITALIA OGGI – Pagare una polizza rc auto a rate non conviene. Lo rivela ITALIA OGGI nell’articolo “Rateizzare le polizze non conviene” . I tassi di interesse sulle tariffe infatti, sono più alti di quelli dichiarati. Scrive ITALIA OGGI: «Nel caso che le compagnie concedano di frazionare in due o più rate il pagamento del premio annuo, solitamente il tasso di interesse dichiarato è del 3% in caso di frazionamento semestrale del premio, del 4% in caso di frazionamento quadrimestrale, del 5% in caso di frazionamento trimestrale». Sono i cosi detti interessi compensativi. «Questi interessi compensano» spiega il pezzo «l’assicuratore della mancanza disponibilità del premio per il periodo che va dalla stipula del contratto alla scadenza delle rate successive, bilanciando i mancati proventi derivanti dall’assenza di disponibilità dei premi». Tradotto in numeri: se abbiamo una polizza con un premio annuo di 1.000,00 e il cliente chiede di frazionarlo in due date, il conto finale sarà di 1.030,00. Alla fine sono costi occulti. Nelle condizioni generali di assicurazione, fa notare il quotidiano dei professionisti, è premesso che il premio è indivisibile.
PATERNITA’
LA REPUBBLICA – “Il mammo a casa anche prima del parto”: una sentenza del tribunale di Firenze potrà cambiare la vita delle famiglie in dolce attesa. Il giudice ha stabilito che anche il padre può stare a casa nei due mesi prima del parto. Il ragionamento è: aiutare la donna incinta nell’ultimo periodo della gravidanza vuol dire anche occuparsi del nascituro.
ARTE
AVVENIRE – Da più giorni AVVENIRE si prepara all’evento del 21 novembre, quando Papa Benedetto XVI (insieme al suo “ministro per la cultura”, Gianfranco Ravasi), ha chiamato a raccolta gli artisti per riflettere sul nesso tra arte e religione e rilanciare la Chiesa come “committente” d’arte. Oggi intervista a padre Rupnik, artista e direttore del centro Aletti che denuncia il pericolo che l’approccio all’arte diventi «una moda: la pastorale e la teologia si sono appoggiate ora sulla filosofia, ora sulla sociologia, poi sulla psicologia, non ottenendo risultati significativi. Ora c’è il rischio di una ideologizzazione dell’arte». Allo stesso tempo però dà una stoccata all’arte contemporanea che «non apre nuovi orizzonti ma si chiude in gesti ed esperienze senza via d’uscita. Il grande artista è quello che ti porta negli abissi e ti indica il sentiero per uscirne».
VACCINI
SOLE24ORE – Interessantissimo l’articolo che il SOLE dedica oggi al contratto stipulato tra la casa farmaceutica Novartis e il governo italiano per la produzione dei vaccini anti influenza A. La clausola più “hot” è ovviamente quella che solleva totalmente l’azienda da qualsiasi responsabilità in eventuali effetti indesiderati che dovessero verificarsi dopo la somministrazione del vaccino, il Focetria. La responsabilità, in questi malaugurati casi, è tutta dello Stato italiano, che è quindi tenuto a indennizzare le vittime. Paradossale? Certo, anche se adesso, che il contratto è firmato e blindato, si viene a sapere il tutto. Altri punti del contratto tutti a favore di Novartis sono il fatto che le date di consegna dei vaccini sono totalmente flessibili senza penali. Non è da sottovalutare neppure il costo: ogni singola dose costa 7 euro, per un totale di 184 milioni tirati fuori dalle casse pubbliche per vaccinare circa 24 milioni di italiani. Intanto, in Europa la situazione dei vaccini non è rosea: la Polonia ha detto un “no” totale al loro utilizzo e in Germania sono morte 7 persone dopo aver ricevuto i vaccini, un nesso «da verificare» che però sta tenendo la gente lontana dalla siringa: qui il vaccino, prodotto da Gsk e non presente in Italia, è stato utilizzato solo per il 10% di coloro che si presumeva l’avrebbero richiesto.
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