Sostenibilità
Battaglie ambientali/1 Il Gran Sasso ferma Lunardi
Il Tar sospende il terzo traforo premiando i gruppi ecologisti. Anche se la regione boccia il referendum. Ma il leader della rivolta è un uomo di Forza Italia...
Il Gran Sasso deve molto a Pietro Lunardi. Tra il 1982 e il 1985, la Rocksoil, società dell?attuale ministro per le Infrastrutture (oggi trasferita ai familiari per evitare conflitti d?interesse), realizzò i laboratori dell?Istituto di Fisica nucleare che si trovano sotto il massiccio.
Tempo fa, sempre lui, il ?tecnico? Lunardi ha sentenziato: «Il terzo traforo si fa e basta: i lavori partiranno a settembre», cercando di mettere il silenziatore a quanti da tempo protestano per evitare un nuovo scempio ambientale.
Tar, un no pesante
Proteste vane? No, a quanto pare. Anzi, proteste vivaci, forti, capaci di raggiungere il Tar de L?Aquila che, giovedì 25 luglio, dopo il ricorso della Provincia di Teramo, ha sospeso l?inizio dei lavori, rinviando al prossimo 9 ottobre la decisione sul merito. Una sospensione contro la quale la Regione Abruzzo guidata da Giovanni Pace (Polo), appiattita sulle posizioni di un governo dello stesso colore e che sulle opere pubbliche sta giocando molta della sua credibilità, ha già annunciato ricorso al Consiglio di Stato.
Un duro colpo per Lunardi: il Tar ha accolto nel merito tutte le obiezioni del fronte antitraforo. Lui che, imperterrito, fino a non molto tempo fa continuava a dire: «Con me, gli ambientalisti cascano male, so benissimo cosa c?è in ballo con il terzo traforo, me ne intendo: ho scritto anche un libro sull?argomento?». Certo, proprio lui che 20 anni fa, grazie alla costruzione dei laboratori, contribuì ad abbassare la falda acquifera di ben 600 metri.
Una vittoria a metà, però, quella del fronte del no: le loro proteste si sono fermate al Tar e non sono riuscite a ottenere dalla Regione il sì al referendum consultivo proposto dalle Province di Teramo e Pescara, oltre che dal Parco nazionale del Gran Sasso.
«La sospensiva del Tar è una prima vittoria della democrazia sulla prepotenza e per questo abbiamo brindato», canta vittoria Dante Caserta, uno dei leader del comitato che in più di 10 anni ha coinvolto Comuni e Province, raccolto firme, manifestato, è sceso in piazza, ha fatto di tutto per sensibilizzare l?opinione pubblica. E che a partire dall?anno scorso ha dovuto fare i conti con un nuovo governo, quello Berlusconi, smanioso di aprire i mille cantieri da tempo bloccati della nostra penisola e con una Regione sua vassalla.
E canta vittoria l?avvocato Walter Mazzitti, da sempre in primissima fila nella lotta contro il terzo traforo. Il presidente del Parco nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga, l?ente che per ben tre volte ha negato la sua necessaria e imprescindibile autorizzazione al progetto, è soddisfatto per la decisione del Tar.
Lui che, candidato da Forza Italia alle ultime politiche ma non eletto, non ha avuto paura di mettersi di traverso al suo partito: «La difesa di un bene come il Gran Sasso non è una prerogativa della destra o della sinistra», dice a Vita. Sempre lui che con decisione ha rinfacciato ai passati esecutivi: «Possibile che in oltre 10 anni nessuno abbia mosso un dito, compresi i vari governi di centrosinistra, per fermare una legge scandalosa?»
La legge di cui parla il presidente del Parco è la 366 del 90. «Voluta dalla comodità di quanti lavorano nei laboratori, altro che ragioni di sicurezza», sottolinea polemico Mazzitti. Una decisione che, tra l?altro, 12 anni fa aveva stanziato 110 miliardi delle vecchie lire. «Briciole», sorride il presidente del Parco, «perché oggi quella cifra sarebbe assolutamente inadeguata per realizzare l?opera, a mala pena si riuscirebbe a iniziare lo scavo. Sarà in grado il governo di trovare nuovi, sostanziosi fondi?».
Questione sicurezza
Già, la sicurezza. Ma come si risolve il problema? «La cosa assurda», ribadisce Caserta «è che invece di discutere di sicurezza, ci siamo ritrovati a dibattere esclusivamente su una soluzione: in tutti questi anni gli scienziati non hanno rischiato niente?». E Mazzitti avanza la sua proposta: «Chiudiamo una galleria, riservandola a quanti lavorano nei laboratori, e imponiamo nell?altra il doppio senso di circolazione». Proposta intelligente. Arriverà a Roma?
Intanto Lunardi comincia a guardare con preoccupazione alle grandi opere della Legge obiettivo. E si chiede quanti ?gransassi? gli sbarreranno la strada.
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