Non profit

Battaglia sul clima

Non solo Confindustria contro il pacchetto energia. Sul fronte del no salgono anche esperti e ambientalisti

di Franco Bomprezzi

Sui giornali di oggi tiene ancora banco la polemica scatenata dal ministro Prestigiacomo dopo il vertice europeo sul clima

 

 

Repubblica apre con “Italia-Ue, battaglia sul clima” (con titolo in alto ha già dato la notizia della scomparsa di Vittorio Foa, “maestro della sinistra”). La cronaca dello scontro è alle pagine 2 e 3. Nodi del contendere: l’Italia vuole che si preveda subito la lista delle aziende a grande consumo per le quali si prevede l’assegnazione gratuita di diritti di emissione Co2 (l’Europa vuole definire la stessa lista dopo gli accordi del post Kyoto); con altri paesi dell’est lo Stivale chiede il pagamento progressivo dei diritti di emissione al settore termoelettrico (la Ue, in modo particolare la Germania: opposizione a un pagamento progressivo); l’Italia vuole aumentare la possibilità di produrre energia pulita in altri paesi dove costa meno e contabilizzarla come riduzione nazionale (Ue: intende destinare una parte dei diritti di emissione all’emissione energetica e limitare la possibilità di produrre energia pulita all’estero e contabilizzarla sotto il 40%). La Prestigiacomo – riferisce Alberto D’Argenio – ha ottenuto la creazione di un tavolo tecnico con la Ce per far luce sui costi di attuazione del piano contro i gas serra. In realtà la richiesta formale di rivedere il pacchetto alla luce di una nuova analisi costi/benefici, non è stata presentata… Legambiente ha definito Berlusconi «leader del nuovo patto di Varsavia»; mentre per Veltroni  «ancora una volta l’Italia non ha fatto una bella figura». Gli dà ragione Andrea Bonanni, inviato a Bruxelels: “Se il governo minaccia ma poi a porte chiuse tratta”. Il titolo fa da bella sintesi. Nel pezzo si sottolinea  che il governo farebbe il gioco delle due maschere: muso duro se parla all’opinione pubblica interna; muso assai meno duro nelle sedi ufficiali. Il doppio registro è rilevato dal ministro svedese Andreas Carlgren: «da quel che capisco, alcuni ministri sono stati chiaramente più critici nelle dichiarazioni che hanno rilasciato ai loro media nazionali che nel corso della discussione tenutasi in Consiglio». Sottolinea però Bonanni: è una buona notizia che l’Italia abbia rinunciato ai toni ultimativi, si inizia a negoziare… Di spalla segnalo le interviste contrapposte. Ad Andrea Moltrasio, vicepresidente di Confindustria, che molto calato nel ruolo afferma “Rallentare è giusto questo è il momento di difendere le imprese”. La sua tesi però è smentita da Paquale Pistorio, capo di StMicroelectronics: “Parlo per esperienza il risparmio energetico conviene alle aziende”: «in 11 anni abbiamo guadagnato 580 milioni di dollari. Nel 2006 siamo arrivati a 160 milioni di dollari di guadagno netto solo per il risparmio energetico». Insomma lo scontro è tra vecchia e nuova imprenditorialità…

Sempre in tema d’ambiente, vale la pena segnalare la pagina sui petrolieri: “Ai petrolieri 330 milioni in più anche con i ribassi della benzina”. Il gioco è noto: non abbassare (o farlo solo del 18%) il prezzo della benzina mentre il petrolio è calato di quasi il 50%. Pasquale de Vita, presidente Unione petrolieri, con una certa sfrontatezza difende il «velocissimo” trasferimento del calo del prezzo dal barile alla pompa di benzina. E mentre a tutti pare una rapidità da mollusco, lui afferma: «Mister Prezzi faccia bene i suoi conti e non si limiti a pontificare dal ministero», e a Nomisma, che ha rilevato un aumento dei margini di guadagno, manda a dire: «mischia dati storici con cifre attuali». Insomma poveri petrolieri incompresi… Diverso il parere di Elio Lannutti, senatore Idv e presidente Adusbef: «più il prezzo del petrolio varia, più le compagnie ci guadagnano. Senza dimenticare che hanno scaricato sul prezzo al consumo anche gli introiti versati per la Robin Tax».

“Clima, nuova lite. L’Ue:tavolo tecnico” recita il richiamo in prima pagina del Corriere. I servizi sono a pag5 e 6. Nel corso del consiglio dei ministri dell’ambiente in corso di Lussemburgo, il ministro Stefania Prestigiacomo, a fronte delle dichiarazioni del presidente di turno, il francese Jean-Luois Borloo e del commissario all’Ambiente, il greco Stavros Domas, che hanno ribadito che la settimana scorsa a Bruxelles i 27 capi di Stato e di governo si sono impegnati a varare il pacchetto clima entro fine anno, ha minacciato che «se non ci saranno modifiche importanti a dicembre non ci potrà essere un accordo». La pag 6 è invece appaltata all’intervento di Franco Prodi, fisico e fratello dell’ex premier. «Sul protocollo di Kyoto bisogna ricominciare daccapo, riconsiderare tutto partendo da ambiente, clima e energia, altrimenti l’economia europea andrà in affanno». Detta così sembrerebbe un assist al governo di centrodestra. Prodi però spiega che il suo è un ragionamento che parte dai dubbi della scienza sulla questione climatica e dalla solitudine dell’Europa: «Il protocollo di Kyoto è un gioco non condiviso. Grandi emettitori come Cina, Stati uniti e India ne rimangono fuori. L’Europa ha fatto scelte virtuose (…), ma il suo contributo portato avanti da sola o quasi, non è sufficiente a detrminare uun livello apprezzabile di riduzione di gas serra su scala globale». Contro il piano europeo anche L’associazione radicale Amici della Terra. Spiega la presidente Rosa Filippini: «Quelle misure sono poco trasparenti e colpiscono ingiustamente l’Italia, i criteri adottati non sono ambientalistici, forse politici».

Sull’ambiente due pagine sul Sole 24 ore di oggi. Come ieri si dava spazio a Marchionne (Fiat) che contestava dal suo punto di vista le richieste europee sule emissioni («troppi sacrifici per l’industria dell’auto» era il refrain) oggi il Sole dà ancora rilevanza alle “ragioni del no” con un articolo dedicato a Giuseppe Pasini (Federacciai), rapprsentante di quell’industria siderurgica che è tra le più «esposte» in termini di costi sull’applicazione del pacchetto 20-20-20, e infatti approva il piano italiano e la posizione del nostro governo. Dal suo punto di vista, se l’industria Ue fosse obbligata ad attenersi alle nuove regole, sarebbe sopravanzata da quella Usa, cinese, russa e indiana che invece le regole non le rispetta.

Avvenire dedica tutta la pagina 9 al clima: «Misure sul clima. L’Italia rilancia: “Modifiche o salta”». La Prestigiacomo, più esplicita di altri ma non isolata dice: «se non c’è soluzione entro dicembre si andrà al rinvio». Anche gli industriali tedeschi condividono le perplessità della Confindustria, e dopo il vertice fra la Marcegaglia e il suo omologo teutonico Jurgen Thumann viene rilasciata una nota congiunta delle due associazioni nella quale si chiedeva al Consiglio europeo di assumere posizioni più attente e responsabili rispetto alle politiche climatiche e ambientali. Una presa di posizione che, se da un lato rafforza la posizione italiana, dall’altro potrebbe mettere in difficoltà il cancelliere Angela Merkel, che nella sua legislatura ha trasformato la Germania nella locomotiva ecologica dell’Europa, varando una serie di misure drastiche per la riduzione di Co2. Il ministro social democratico  dell’ambiente, Sigmar Gabriel, le definì «il più grosso, anzi l’unico pacchetto concreto al mondo per il raggiungimento degli obiettivi previsti». Il Klimapackett tedesco infatti prevede misure ampiamente al di sopra del target di riduzione di emissioni stabilite dall’Ue (40% anziché il 20% entro il 2020). 

Il Manifesto dedica alla questione clima la copertina, con una statua che indossa una maschera anti-gas e il titolo “L’isola dei fumosi” e l’editoriale di Mariuccia Ciotta, che dice, tra l’altro: “In gioco non è solo la riduzione della Co2, c’è una riconversione mentale e sociale dello sviluppo.  Il no all’Europa viene spacciato per un no alla pretesa verde di comprimere le risorse, di vietare,  negare benessere – aprendo lo scontro tra lavoro e ambiente – mentre al contrario è l’investimento in un futuro, già presente, che può rilanciare l’Italia nella società internazionale, fuori vecchie concezioni industrialiste. La clausola di revisione pretesa da Prestigiacomo illustra la politica tutta populista e isolazionista del paese”.

Nel “Retroscena” dal titolo “Quel gran pasticcio dei tagli diseguali”  La Stampa fa un confronto fra la Germania e l’Italia. Il discorso è   un po’ tecnico ma esaminando i dati si vede che la Germania inquina   di più del nostro Paese, ma dovrà spendere di meno per adeguarsi al   piano Ue. Una delle ragioni è che nel negoziare il protocollo di   Kyoto la Germania ha fatto pesare l’inefficienza energetica della Repubblica democratica tedesca, così da abbassare i parametri. Il Paese della Merkel è partito da una posizione meno virtuosa e,  potendo incidere sull’eliminazione del carbone, pagherà meno. Invece   l’Italia il carbone l’ha già eliminato e dovrà puntare sulle fonti   alternative e rinnovabili, che è più oneroso. Un altro paradosso è   che il meccanismo comunicatrio chiede uno sforzo maggiore a chi produce veicoli più puliti (Itlalia e Francia) rispetto a chi lavora 
su grandi cilindrate.

Gli altri temi di oggi:

Educazione
Avvenire– Segnalo un bell’articolo sulla scuola a pagina 13. Il titolo è programmatco: «Scuola, slogan e decreto: due “verità” a confronto». Enrico Lenzi riporta in sei punti i temi chiave del dibattito illustrando pro e contro delle due posizioni, quelle del ministro Gelmini e quelle della “piazza”. E come spesso accade, la realtà è più complessa di quanto si pensi, «tra le esagerazioni di una piazza che si fa catturare facilmente dagli slogan, e le risposte ministeriali che a volte comunque lasciano aperte alcune questioni. Un esempio? Il tempo pieno alle elementari. La piazza scandisce slogan che ne annunciano la scomparsa, soprattutto nelle regioni del Nord, dove esiste una reale esigenza sociale perché spesso entrambi i genitori sono impegnati nel lavoro. Da parte sua i ministero controreplica che il tempo pieno non sarà minimamente toccato». E in effetti il decreto Gelmini non prevede la cancellazione del tempo pieno, ma nel contempo non dice che rimarrà l’attuale modello pedagogico che attualmente lo caratterizza: due docenti titolari con una parte in co-presenza.

Minori
Il sole 24 ore – Minori e giustizia, il sottosegretario Elisabetta Casellati parla del progetto di istituire un tribunale unico per la famiglia, competente per il civile e il penale, vecchio progetto di cui si parla da anni e che secondo la Casellati sarà realtà entro l’anno, al massimo nei primi mesi del 2009. Una semplificazione di quelle tanto care al governo in carica, che però sarebbe accolta bene anche da magistrati avvocati e associazioni. Bella tabella di numeri sulla realtà attuale dei tribunali per i minori: sono 29; 19.920 i minori segnalati, mentre quelli a carico dei servizi sociali sono 13.000. Ogni anno ai tribunali per i minori vengono assegnati 166 milioni di euro.

Tumori
Corriere– «Ho vinto il tumore, per i malati decisivo lavorare», lo ha rivelato Maurizio Sacconi, ministro del Welfare intervenendo in un convegno di Milano. «la legge Biagi», ha spiegato Sacconi rivolgendosi ai datori di lavoro, «aiuta chi vuole mantenere il proprio impiego. La cosa importante è capire che questa malattia non deve nel modo più assoluto portare ad accantonare le persone in attesa della fine»  
Razzismo
Repubblica– A pagina 15, Concetto Vecchio riferisce della condanna di Tosi: “«Propaganda razzista contro i rom» a Verona condannato il sindaco Tosi”. I fatti risalgono al settembre 2001. Tosi distribuì un volantino con slogan del tipo «firma anche tu per cacciare i sinti». Da qui il reato di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico… Non gli resta che ricorrere in Cassazione.

Supplentopoli
Giornale –  in apertura e poi alle pagg 2 e 3 . ” Scuola, ora scoppia supplentopoli”  L’ultimo scandalo: insegnanti pagate per restare a casa. Accettano l’incarico, poi si mettono in maternità. Per scalare le graduatorie pagano tangenti a Napoli. A Latina  574 telefonate per sostituire un prof.

Ong
Corriere– Sarebbe stata uccisa perché cristiana la cooperante inglese della Ong Serve giustiziata Gayle Williams di 34 anni  ieri a Kabul da due uomini armati. L’attacco è stato rivendicato dai talebani. Il servizio è firmato da Lorenzo Cremonesi.

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