Welfare

Basta un balcone per tanta acqua in più

Uso domestico dell'acqua piovana premiato dai Comuni

di Chiara Cantoni

L’idea è vecchia quanto il mondo. Egizi e antichi romani riciclavano l’acqua piovana raccogliendola in apposite vasche (impluvi). In epoche meno remote, prima che il ricorso alle risorse idriche pubbliche diventasse la norma, immagazzinare la pioggia per uso agricolo era prassi comune, dalla Toscana a Kathmandu. Oggi, a riportare in auge il riciclo delle acque meteoriche è l’Arcsa – American Rainwater Catchment Systems Association, una non profit che da oltre 15 anni promuove negli Usa la cultura del recupero, e che solo nel 2008 ha visto crescere gli iscritti del 40%. Il dipartimento di Ecologia dello Stato di Washington ha predisposto un ufficio in supporto ai cittadini che intendono dotarsi di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, mettendo online un “Rainwater harvesting calculator”, un software per calcolare le prestazioni di recupero in base al clima e al tipo di serbatoi.
E in Italia? Secondo il Rapporto Legambiente L’innovazione energetica nei regolamenti edilizi comunali sono 358 i Comuni che contemplano nei loro regolamenti edilizi il risparmio idrico e il recupero delle acque meteoriche: 321 impongono l’utilizzo di riduttori di flusso, insieme al riciclo della risorsa piovana per gli usi compatibili, nei restanti 37 il requisito è volontario. Alcuni Comuni (come Carugate, nel milanese) prevedono in caso di nuove costruzioni o ristrutturazioni l’installazione di una cisterna sotteranea con doppia tubatura per il riciclo in ambito domestico: irrigazione del giardino, ma anche pulizia del bagno e funzionamento di lavatrici e lavastoviglie. I cittadini più intrapredenti hanno provveduto col fai-da-te: con un economico bidone di plastica da 100-200 litri, sul balcone di casa (meglio al buio, ricorrendo a teli neri, per impedire che l’acqua diventi melmosa), al quale applicare una rete a maglie fitte che trattenga scorie e insetti.
In commercio, però, esistono impianti più sofisticati (circa 800 euro) che non richiedono manutenzione e che, sfruttando la pendenza del tetto, raccolgono la pioggia dalla grondaia in un apposito contenitore. Una volta filtrata, l’acqua confluisce in una cisterna per la decantazione che elimina batteri e impurità, ed è canalizzata nel sistema di tubature. L’ubicazione della struttura, interrata o meno, è adattabile a diverse esigenze architettoniche e di spazio; in base alle necessità, cambiano poi le modalità di raccolta e quindi i prodotti: un impianto di stoccaggio è idoneo a soddisfare tutti i bisogni idrici di igiene domestica; uno stoccaggio aereo (una cisterna collegata all’impianto di irrigazione) serve a inaffiare piante o piccoli giardini.


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