Cultura

Basta Islam a vanvera

Intervista a Paolo Branca, esperto di Islam

di Paolo Manzo

Paolo Branca è uno tra i più importanti studiosi di Islam del nostro Paese. Docente di arabo alla Cattolica di Milano, si occupa di questioni culturali, linguistiche e religiose del mondo arabo-musulmano. Ha viaggiato spesso in quei Paesi che, dall?11 settembre, sono al centro dell?attenzione dei mass media occidentali e, parlando l?arabo, conosce il mondo musulmano a fondo. Da anni. Con lui abbiamo tentato di parlare di Islam sottovoce, senza i pregiudizi, le generalizzazioni e gli strepiti che, troppo spesso, siamo costretti a sorbirci negli approfondimenti guerreggianti di gran parte delle nostre televisioni.
Vita: Professor Branca, esiste un puro Islam?
Paolo Branca: Ognuno pretende di essere il portatore del puro Islam ma, nella sua formulazione più classica, l?Islam è una religione molto astratta. Dio non si può conoscere.
Vita: Spesso il problema è di comunicazione. Come è insegnato l?Islam sui libri di testo delle nostre scuole?
Branca: è un insegnamento ancora molto ridotto e influenzato talvolta da semplificazioni, per non dire da pregiudizi. L?Egira, per esempio, spesso è presentata come una fuga, la qual cosa dispiace ai musulmani perché, in realtà, Maometto non lasciò La Mecca per Medina per paura, non scappò, ma fu una migrazione, ordinata da Dio, che ha inaugurato una nuova epoca. Il significato di certi avvenimenti storici e religiosi per i musulmani è spesso ignorato o non compreso per quello che è. Ma, comunque, c?è stato un miglioramento rispetto a 20 anni fa, oggi c?è più spazio e maggiore precisione per le altre religioni.
Vita: Ci sono film islamici o che descrivono la cultura islamica che lei consiglia?
Branca: Un film che fece molto scalpore ed è interessante è Il Destino di Youssef Chahine. è un film sulla vita di Averroé ed è girato in chiave anti integralista. Averroé viene raffigurato come un pensatore libero, che ha dovuto scontrarsi con chi era più legato alla tradizione e non permetteva una libera indagine. Il film è stato molto apprezzato anche in ambiente arabo-musulmano oltre che in Occidente, ma la cosa curiosa è che il regista, uno dei più importanti in Egitto, è un cristiano. Un altro film da vedere è di un regista marocchino e s?intitola A la rechèrche du mari de ma femme. Tratta del fatto che, quando un marito ripudia la moglie in modo definitivo, non può risposarla se lei a sua volta non è stata sposata da un altro, che l?ha poi ripudiata. Nel film si vede un gioielliere marocchino che ripudia in una serata di gelosia la più giovane e bella delle mogli e poi, pentito, deve riprendersela con questo strano meccanismo: la fa sposare da un tipo che alla fine non riesce a ripudiarla perché, essendo un delinquente, deve scappare in Europa braccato dalla polizia. Il primo marito deve inseguire per l?Europa il secondo, per potergli far firmare il documento in cui questi ripudia la ragazza. Solo dopo traversie inenarrabili, il gioielliere riesce di nuovo a sposare la sua?prima moglie. Il film è un po? grottesco, ma è fatto molto bene anche perché girato da un regista musulmano che ironizza su un aspetto tipico della tradizione islamica. Da sempre si organizzano nel mondo islamico dei finti matrimoni, per rendere la sposa ancora?accessibile al primo marito. Da segnalare anche una telenovela egiziana, in cui si narra la storia di un terrorista della Jihad, molto legato alla religione, che fa delle scelte sbagliate ma poi si ravvede. è stata trasmessa in tv in prima serata. Un po? come se da noi si facesse uno sceneggiato su un pentito delle Br?Purtroppo, però, non è stata tradotta in italiano.
Vita: E quali itinerari consiglia per avvicinarsi all?arte islamica?
Branca: Senz?altro l?Egitto, Paese chiave per capire l?evoluzione artistica intellettuale islamica. Importante perché c?è una stratificazione di culture e religioni che hanno mantenuto la loro importanza e dove una non ha cancellato l?altra. La civiltà dei faraoni, poi quella copta e, infine, l?islamica. In Egitto non c?è il furore iconoclasta dei fondamentalisti, come i Talebani afghani che hanno distrutto i Buddha. Gli egiziani sono fieri di dirsi eredi di queste antichissime civiltà, precedenti all?islamizzazione. è un bell?esempio di convivenza e si capisce che l?Islam non è qualcosa di monolitico. Purtroppo, invece, a La Mecca e Medina, invece, non è possibile andare se non si è musulmani.
Vita: Come vede, dal suo osservatorio privilegiato di studioso, il dopo 11 settembre? C?è il rischio di uno scontro tra religioni?
Branca: Allo scontro tra civiltà credo poco. La storia dimostra che i conflitti più sanguinosi sono stati dentro le singole civiltà: si pensi alle guerre che hanno dilaniato l?Europa cristiana, al conflitto tra Sciiti e Sunniti durante la guerra tra Iran e Iraq che fece due milioni di morti. O al conflitto libanese, ai Curdi, ai Berberi. Ma ciò non toglie che ci sia una tensione generale. Soprattutto dopo la caduta dell?Unione Sovietica, l?Islam si è sostituito nel ruolo di nemico epocale dell?Occidente. E, quindi, la religione può essere usata come strumento per giustificare, da entrambe le parti una polarizzazione pericolosa che rischia di esasperare gli animi. Dieci anni fa, Saddam Hussein sembrava il male assoluto, ma oggi ci troviamo di fronte a qualcosa di molto più subdolo e raffinato. Ciò vuol dire che in una decade non si è fatto nulla per sciogliere i nodi che stanno alla base di queste manifestazioni così esasperate.
Vita: L?Islam è forse l?unica religione che non ha fatto un concordato con lo stato italiano. è una questione che impedisce un buon rapporto tra comunità islamica e il nostro Paese?
Branca: Penso che il problema, più che dello Stato italiano sia della comunità islamica. Che è troppo divisa e troppo immatura per cogliere questa opportunità. La comunità islamica è molto parcellizzata e c?è molta concorrenzialità tra un gruppo e l?altro per trovare un rappresentante ufficiale.
Vita: Qual è il ruolo dei convertiti?
Branca: è molto ambiguo in Italia. Ci sono gruppi di convertiti forti, importanti, specialmente a Milano, che provengono o dall?estrema destra o dall?estrema sinistra. E portano il retaggio di questa antica militanza, hanno un certo potere perché parlano la lingua, sanno come interagire con l?amministrazione locale. Però ho i miei dubbi che facciano veramente gli interessi dell?insieme della comunità islamica. Ci sono gruppi apertamente esoterici, stranissimi, come quello di Pallavicini. Sono tutti italiani convertiti di tendenza guénoniana. Danno un?immagine dell?Islam che non è reale, però trovano molti ascoltatori, anche nell?ambiente cattolico a volte.
Vita: Quali sono i rischi maggiori che ciò può comportare?
Branca: Il fatto che se non ci si rende conto di chi ci sta di fronte e ci può essere questo strano gioco perverso di legittimazioni incrociate, di appoggio che si finisce per dare a qualcuno che pretende di essere il rappresentante ufficiale dell?Islam, approfittando delle situazioni contingenti ma non avendone in realtà nessun diritto. Molte ingenuità anche dei preti che, a volte, cedono le cappelle sconsacrate per farle diventare moschee. Adesso per fortuna non accade più, ma è comunque successo in passato. è grave perché se tu fai un gesto di generosità che l?altro però interpreta come una resa, tu non fai un buon servizio alla comunità.
Vita: Altro tema scottante è quello dei matrimoni misti…
Branca: Nella mia esperienza è che siano tutte unioni piuttosto difficili e che funzionano solo quando i coniugi non hanno un grande interesse per l?aspetto religioso. Se ciascuno dei due rinuncia alla sua tradizione allora le cose funzionano abbastanza bene.

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