Norme e interessi

La petizione per controllare l’export di armi italiane

Un coordinamento di decine di associazioni, tra cui Banca etica, ha avviato una mobilitazione per chiedere ai deputati di non cancellare la legge 185/90 sulla trasparenza. Basta favori ai mercanti di armi l’efficace slogan dell’iniziativa

di Nicola Varcasia

Basta favori ai mercanti di armi. Con questo obiettivo, Banca etica, insieme a decine di organizzazioni della società civile, si sono unite per lanciare una mobilitazione per chiedere al Parlamento di non peggiorare i meccanismi di autorizzazione e controllo e i presidi di trasparenza sull’esportazione di armamenti previsti dalla legge 185 del 1990.

Gli antefatti

Ripercorriamo i fatti della vicenda che VITA sta seguendo in modo puntuale per la sua importanza. Il Senato ha approvato in aula il 21 febbraio 2024 un disegno di legge di iniziativa governativa che cancella i meccanismi di trasparenza e controllo parlamentare sul commercio e le esportazioni di armi e sulle banche che finanziano tali operazioni. Con una fretta inconsueta e degna di miglior causa e approfittando della distrazione della stampa e dell’opinione pubblica – osserva Banca etica nella nota in cui accompagna la sua adesione – il disegno di legge è stato approvato prima in commissione e poi in aula al Senato, dove sono stati bocciati tutti gli emendamenti che tentavano di mitigare gli effetti più nefasti del provvedimento.

Il testo è ora all’esame della Camera: sarà esaminato dalle Commissioni riunite esteri e difesa e si prevede che arriverà in aula a maggio. Sono già decine le organizzazioni della società civile a chiedere ai deputati di modificare il disegno di legge per ripristinare il controllo del Parlamento sull’export di armi e sulle banche che fanno affari con tali operazioni.

Divieti come argini

La legge 185/90 è unanorma innovativa che il Parlamento ha approvato nel 1990, inserendo per la prima volta dei criteri non economici nella valutazione di autorizzazione delle vendite estere di armi italiane. Un approccio che è stato poi ripre so sia dalla Posizione comune Ue sull’export di armi sia dal Trattato ATT (Arms Trade Treaty). Sebbene nel corso degli anni la legge 185- che prevede il divieto di invio di armi verso Paesi in conflitto e in cui ci siano gravi violazioni dei diritti umani – non sia stata in grado di fermare esportazioni di sistemi militari con impatti molto negativi, è indubbio il grande ruolo di trasparenza che essa ha avuto. Permettendo al Parlamento e alla società civile di conoscere i dettagli di un mercato spesso altamente opaco.

Interessi opachi

Ora questa possibilità di trasparenza, continiano a spiegare da Banca etica, è messa in pericolo a causa di decisioni che vogliono rendere sempre più liberalizzata la vendita di armi, con l’utilizzo di false retoriche: non è vero che c’è un problema di eccessivi controlli sull’esportazione di armi italiane e non è vero che questa modifica della legge 185/90 favorirà una maggiore sicurezza per l’Italia in un momento di crisi internazionale. Al contrario facilitare la vendita all’estero di armi che sicuramente finiranno nelle zone più conflittuali del mondo aumenterà l’insicurezza globale, e quindi anche quella di tutti noi, solo per garantire un facile profitto di pochi.

Le lobby al lavoro

Questa modifica della legge 185/90 parte da lontano perché da anni la lobby dell’industria militare e i centri di ricerca e di pressione ad essa collegati chiedono a gran voce di poter praticamente liberalizzare l’export di armi. A chi fa affari vendendo nel mondo armi e sistemi militari non fa piacere che ci sia trasparenza e controllo anche da parte della società civile, oltre che allineamento con principi che non prendono in considerazione solo i fatturati. Già nella situazione attuale sappiamo bene che non sempre le autorizzazioni rilasciate sono state in linea con i criteri della Legge 185/90 e dei trattati internazionali: se il nuovo disegno di legge dovesse passare la situazione peggiorerebbe, in particolare sulla questione degli intrecci tra finanza e produzione di armamenti.

A chi conviene

«Non crediamo alla narrazione secondo cui un mondo in cui i commerci di armi siano meno controllati sarà un mondo più sicuro: storicamente la maggior produzione di armi ha sempre corrisposto a un aumento delle tensioni geo-politiche e dei conflitti. Non è vero che non ci sono abbastanza armi: ce ne sono già fin troppe in circolazione e allentare il controllo sull’export non farà che aumentare l’insicurezza», ribadisce Anna Fasano, presidente di Banca etica.

La petizione

Le organizzazioni della società civile aderenti chiedono ai cittadini e alle cittadine e a tutte le organizzazioni interessate di firmare la petizione pubblicata sul sito di Rete Italiana Pace e Disarmo “Basta favori ai mercanti di armi”. Nei prossimi giorni partiranno anche altre mobilitazioni tra cui l’invio di lettere ai parlamentari, la richiesta di audizioni parlamentari e l’organizzazione di momenti di assemblea pubblica

La foto in apertura da Pixabay

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