Volontariato

Basta con il “genocidio passivo”

La chiesa cattolica del Sudafrica ha lanciato un'iniziativa per soccorrere la popolazione allo stremo nel vicino Zimbabwe

di Emanuela Citterio

Di fronte alla sempre più drammatica situazione dello Zimbabwe, la Conferenza dei Vescovi Cattolici del Sudafrica ha lanciato ieri l’iniziativa della “Domenica dello Zimbabwe” per raccogliere fondi e pregare per il Paese.
Un evento che è stato supportato da Caritas Inernationalis, che ha inviato a nome di tutti i 162 membri della confederazione un messaggio di solidarietà alla Chiesa e al popolo dello Zimbabwe.

Il Cardinale sudafricano Wilfrid Napier ha parlato delle ragioni dell’iniziativa sostenendo che «una delegazione di due Vescovi si è rivolta alla Conferenza Episcopale e uno di loro ha presentato l’idea nel modo più realista possibile, affermando che è un genocidio passivo per il mondo il fatto di stare a guardare ciò che accade nello Zimbabwe».

Due gli obiettivi della giornata convocata dalla chiesa cattolica del Sudafrica: «esprimere la nostra solidarietà cristiana con i nostri fratelli e le nostre sorelle che stanno soffrendo» e «fare qualcosa per alleviare la loro sofferenza raccogliendo fondi, cibo, vestiario e medicinali» ha detto il cardinale sudafricano.

La raccolta verrà realizzata nelle chiese cattoliche dell’Africa del Sud. Caritas Internationalis aiuterà poi a distribuire il materiale attraverso i suoi partner.
La Caritas ha inoltre fatto un appello da 7 milioni di dollari per aiutare 250.000 persone a non morire di fame, garantire assistenza medica e fornire acqua potabile a 16.000 famiglie.

Metà degli abitanti dello Zimbabwe sopravvive grazie agli aiuti alimentari e secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità l’epidemia di colera, una delle più gravi mai registrate nel Paese, ha ucciso 3.400 persone e ne ha contagiate 69.593 dalla sua comparsa in agosto, mentre le infrastrutture economiche, sanitarie ed educative sono collassate.

Nei giorni scorsi, dopo quasi un anno di stallo, ha prestato giuramento il nuovo governo di unità nazionale, frutto di un compromesso accettato dal leader dell’opposizione, Morgan Tsvangirai (nella foto di copertina) che ha prestato giuramento come primo ministro del nuovo governo di cui fa parte anche il presidente Robert Mugabe. La decisione del 56enne leader dell’opposizione di entrare nell’esecutivo di unità nazionale ha innescato un acceso dibattito nel suo stesso partito, che aveva boicottato il ballottaggio per le presidenziali dopo le violenze e le intimidazioni seguite al successo di Tsvangirai al primo turno. «Bisognava trovare una soluzione» ha detto oggi Tsvangirai alla Bbc, «perché il Paese è in ginocchio. Ora bisogna affrontare la drammatica situazione umanitaria in cui si trova la popolazione»

«I resoconti dello staff della Caritas in loco rivelano una situazione di estremo bisogno per la stragrande maggioranza della popolazione» ha detto Lesley-Anne Knight di Caritas Internationalis. «La mancanza di cibo raggiungerà un picco nelle prossime settimane, l’epidemia di colera ha già provocato troppe vittime e la sofferenza diventa sempre più profonda».

 


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