Politica
Barroso e gli altri: quelle porte girevoli fra politica e grandi banche
Il passaggio delle alte cariche della tecnocrazia europea ai vertici dei grandi istituti finanziari coinvolge anche l'Italia. Come testimoniano i casi Morgan Stanley-Siniscalco e JP Morgan-Grilli è oramai evidente che il travaso dal settore “pubblico” a quello “privato” deve essere disciplinato in maniera severissima
Proprio mentre divampa la polemica tra l’ex Presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso, e l’attuale Commissione a causa dell’incarico che Barroso ha assunto presso Goldman Sachs, ecco che si apre un nuovo caso che va dritto al cuore della deontologia delle nuove tecnocrazie che governano l’Europa. La Procura della Corte dei Conti ha invitato a comparire alcuni altissimi dirigenti del Tesoro in merito alla vicenda dei contratti derivati, stipulati con Morgan Stanley ed estinti anticipatamente nel bel mezzo della crisi dello spread, con un danno per lo Stato nell’ordine dei 4 miliardi di euro (si veda qui). Per avere un’idea della cifra contestata, questo è l’incasso annuo dell’IMU prima casa.
Non si vuole qui entrare nel merito della vicenda e dell’uso dei derivati. I derivati non sono il “male”. Se usati correttamente, sono un efficace strumento di gestione del rischio. Ma sono strumenti complessi, che vanno maneggiati con cura. I contratti stipulati dal Tesoro, anche quelli che hanno originato le perdite, non sono pubblici, toccherà quindi alla magistratura contabile, carte alla mano, decidere se le accuse della Procura della Corte dei Conti siano fondate oppure no.
Quello che ci interessa maggiormente è evidenziare il problema delle “porte girevoli” che sembrano esistere tra i ruoli apicali delle grandi strutture tecnocratiche, nazionali e internazionali, e il mondo della finanza. Dei quattro alti dirigenti del Tesoro che, stando alle notizie di stampa, la Procura ha invitato a comparire (Cannata, La Via, Siniscalco e Grilli), due hanno lasciato anni fa il Tesoro per assumere incarichi apicali in Morgan Stanley (Siniscalco) e JP Morgan (Grilli).
Il fatto che Morgan Stanley sia considerata dalla Procura responsabile del danno da 4,1 miliardi rende solo più evidenti i problemi che le porte girevoli provocano, indipendentemente dall’esito che il processo avrà. La stessa persona dovrà, infatti, difendere il suo operato sia come acquirente dei contratti derivati sia come venditore! Se non fosse che ci sono di mezzo 4 miliardi dei nostri soldi, sarebbe anche divertente assistere alla strategia difensiva di chi deve comparire con due cappelli diversi. Di certo, la procura non potrà usare le tecniche della teoria dei giochi, quelle rese famose dal “dilemma del prigioniero”.
Ma i casi di imbarazzo, oltre che di potenziale conflitto d’interessi, non si generano solo quando c’è una perdita di mezzo o un’indagine della magistratura. Il Tesoro è controparte delle maggiori banche internazionali praticamente su quasi tutto quello che fa: quando deve collocare titoli di Stato, nelle privatizzazioni di aziende partecipate, nella gestione delle crisi bancarie, etc etc. JP Morgan, la banca d’affari di cui Vittorio Grilli (ex direttore del Tesoro) è adesso un alto dirigente, è, ad esempio, la banca capofila per l’operazione di salvataggio del Monte dei Paschi, di cui il MEF è il maggior azionista. Un’operazione che secondo quanto riportato dalla stampa dovrebbe fruttare 600 milioni di euro agli organizzatori, praticamente l’attuale capitalizzazione della Banca senese.
Anche senza citare casi ancora più delicati, come le privatizzazioni o la regolamentazione prudenziale, è oramai evidente che il passaggio dal settore “pubblico” a quello “privato” deve essere disciplinato in maniera severissima. E non solo con regole “tecnicistiche”. Tipo quella dei “diciotto mesi”, per cui si può assumere un incarico in aziende private solo dopo che è passato un congruo lasso di tempo dalla fine del mandato pubblico. Esiste (o esisteva) la morale del “civil servant”, cioè del burocrate consapevole del ruolo a servizio della collettività. Un ruolo che si protrae anche quando si va in pensione. Come il maestro o il dottore, che rimangono tali e vengono ancora chiamati così anche quando lasciano l’incarico.
Uno dei motivi per cui i movimenti populisti stanno guadagnando rapidamente terreno sta anche nella perdita di fiducia nella capacità delle strutture tecnocratiche, a cui abbiamo affidato tanta parte della nostra vita e del nostro futuro (si guardi alla Unione Europea!), di governare le complessità dell’economia e della società contemporanea. Non solo per i (pessimi) risultati ottenuti nel gestire le dinamiche indotte dalla globalizzazione ed esplose con la crisi del 2008, ma anche per la sensazione sempre più diffusa che le posizioni di potere non siano sfruttate per il conseguimento del bene comune ma guardando all’interesse personale. Non è la forma “volgare” della corruzione degli amministratori di provincia, ma la corruzione appunto della morale del “civil servant”. Quella che dovrebbe impedire, senza bisogno di alcun codice etico o di alcuna legge, all’ex Governatore della Federal Reserve di fare il senior adviser per un hedge fund. Non perché sia illegale, non lo è. Non perché l’hedge fund può aver tratto vantaggio dal suo operato passato, perché non è stato così. Ma perché una banca centrale o la Commissione Europea rappresentano uno strumento di difesa contro gli abusi dei poteri “forti”, identificati da molti cittadini, a torto o a ragione, con le grandi aziende, le banche, gli hedge fund. Se i tecnocrati passano dall’altra parte della barricata al termine del mandato, per una parte dei cittadini questo equivale ad un tradimento della fiducia. È dura la morale del civil servant, ma come dicevano i romani, la moglie di Cesare non solo deve essere onesta. Deve anche sembrarlo.
Non si chiede di diventare dei monaci. A certi livelli le remunerazioni dei burocrati sono pari a quella del Presidente della Repubblica (prima erano anche superiori) e, una volta lasciato il posto, non mancano certo le opportunità di impiego nell’accademia, nella società civile, in altri organismi tecnocratici… Forse non si diventa ricchi come in una investment bank, ma si riesce a guadagnare sempre come lo 0,1% della popolazione.
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