Economia
Barrese: “Con l’operazione Ubi crescerà l’impatto sociale di Intesa Sanpaolo”
Parla il responsabile della divisione Banca dei Territorio del maggiore istituto italiano: «Il sostegno ai giovani è il primo target del nostro Fund for Impact. Ubi? Uniremo le forze per rafforzare il nostro ruolo nell'economia sociale, integrando e consolidando le specifiche eccellenze»
di Redazione
Che ci sia un “prima” e un “dopo Covid” è evidente. E lo è in particolare per la maggiore banca del Paese, Intesa Sanpaolo, che a seguito della pandemia ha dovuto ripensare anche al ruolo di un istituto così importante che ormai da due anni a questa parte si concepisce come una vera e propria Impact Bank dove le performance economico-finanziarie e quelle di responsabilità sociale non possono che integrarsi. Stefano Barrese è il responsabile della divisione Banca dei Territori, a cui riporta anche la direzione Impact. In questo dialogo, oltre ad illustrare le nuove iniziative, ragiona con Vita sul ruolo e la funzione sociale di un istituto di credito con una capitalizzazione di mercato di oltre 38 miliardi di euro (dato al settembre 2019).
Partiamo dall’ultima vostra iniziativa sociale dopo il prestito per l’università e il sostegno alle giovani madri lavoratrici, XME Studio Station sul digital divide. Perché avete pensato a questo tipo di supporto? Quante famiglie pensate possano aderire?
I dati segnalano che circa il 20% degli studenti non ha potuto seguire la didattica a distanza per via di assenza di dotazioni tecnologiche, si stima che circa un milione di studenti si trovino in questa condizione. Per questo abbiamo pensato ad un prestito per consentire alle famiglie di affrontare le spese relative all’acquisto di hardware, software e canone di un abbonamento ad Internet che non gravasse troppo sul bilancio famigliare consentendo così ai genitori di dare continuità di accesso alla formazione a distanza dei propri figli.
È un prestito del Fund for Impact, il fondo istituito da Intesa Sanpaolo con l’obiettivo di ampliare l’accesso al credito; le sue misure si caratterizzano per tassi molto contenuti e lunghi tempi di restituzione, in modo facilitare il più possibile persone, famiglie, piccole imprese con rate sostenibili e condizioni agevolate. Dopo Per Merito, il prestito per università e master e Mamma@work, un sostegno economico per le giovani madri lavoratrici, questa iniziativa rappresenta un ulteriore tassello del nostro impegno favorire la ripartenza economica del Paese attraverso una maggiore inclusione finanziaria.
Mi lasci sottolineare il fatto che le prime tre misure del Fondo di impatto sono dedicate ai giovani – universitari, giovani mamme di bambini fino a 6 anni e didattica a distanza – e coprono di fatto tutto il periodo formativo di una persona, quello in cui è massimo il potenziale di crescita e apprendimento. Un segno importante di fiducia.
C’è chi ha notato che con misure come questa si coprono delle lacune ma al tempo stesso dovrebbe essere compito dello Stato e non di una banca assicurare il diritto allo studio seppur da remoto anche alle fasce di popolazione meno dotate economicamente…
Abbiamo voluto favorire una ripartenza il più possibile serena delle attività di studio e di lavoro alla categoria che dovrebbe essere protagonista del rilancio del nostro Paese. Non vogliamo sostituirci al pubblico. Come prima banca del Paese sentiamo la responsabilità di contribuire alla ripartenza, favorire l’inclusione, ridurre le disuguaglianze. La formazione dei giovani è un fattore chiave su cui investire, come indicano in modo inequivocabile le classifiche europee.
Il nostro settore è il credito, quindi ci stiamo impegnando sull’inclusione finanziaria di fasce, come i giovani, che fino ad ora avevano difficoltà ad accedervi. È la generazione in maggiore sofferenza, con precarietà professionale, alta tassazione e una fiscalità che non tiene conto del minor utilizzo di sanità e pensione. Tutti dobbiamo sostenerla con energia, fiducia e misure concrete.
Noi cerchiamo di fare la nostra parte facilitando l’accesso al credito e con un programma filantropico quadriennale inserito nel Piano di Impresa e potenziato nel periodo dell’emergenza sanitaria. Interventi che Intesa Sanpaolo realizza proprio in virtù del ruolo e della forza che ha nel Paese, non certo sostituendosi alla mano pubblica, se mai supportandola e affiancandola.
Lei ha preso parte all’ultimo meeting di Rimini, dove Mario Draghi riferendosi proprio ai giovani ha paventato “una distruzione di capitale umano di proporzioni senza precedenti dagli anni del conflitto mondiale". E riferendosi ai sussidi ha sottolineato come “servono a sopravvivere, a ripartire”, ma non possano essere la chiave di volta. Dal suo punto di vista stiamo correndo davvero questo pericolo? Come intervenire a livello di sistema-paese?
Alla base delle scelte di Intesa Sanpaolo c’è la convinzione che la crescita economica del Paese debba e possa passare attraverso uno sviluppo sostenibile e inclusivo secondo un modello in grado di offrire opportunità di investimento ed occupazione anche e soprattutto per i giovani, proprio andando nella direzione indicata anche da Mario Draghi al Meeting. Tutti siamo chiamati a favorire lo sviluppo delle risorse che abbiamo.
Intesa Sanpaolo si caratterizza per solidità e ottimi risultati. Questo è il presupposto fondante della nostra azione a sostegno del Paese. Ci muove un appello morale e la convinzione che la crescita del Paese e la crescita della banca debbano andare di pari passo. Per questo il nostro Gruppo affianca il tessuto imprenditoriale italiano, sostiene il Made in Italy, tutela il risparmio, offre credito a imprese e famiglie. Questo è stato confermato anche nel periodo di massima emergenza, quando abbiamo avviato in tempi rapidi e con efficacia misure di sostegno all’emergenza economica e sanitaria. Sono inoltre orgoglioso della continuità di servizio che le nostre persone in filiale hanno saputo garantire. Grazie a loro l’attività non è mai stata interrotta, nella piena tutela della salute di colleghi e clienti.
Restiamo per un attimo al meeting: lei nel suo intervento ha insistito molto sul fatto che il fine per anche per un’impresa non è il profitto, che va inteso come un mezzo, ma la persona. E ha aggiunto non solo le persone interne all’aziende, ma anche quelle esterne. Questa potenzialmente è una riflessione dirompente, quasi da teorico dell’economia civile, più che di quella capitalistica. Che significato assume in bocca a un top manager di un colosso come Intesa Sanpaolo? Quali evoluzioni ci dobbiamo attendere per i prossimi anni sia per quanto concerne la vostra azienda, sia guardando ai mercati globali in senso più largo?
Intesa Sanpaolo ha avviato la sua attività impact ben 13 anni fa con Banca Prossima secondo una formula nuova che l'ha portata a essere anche in questo settore leader di mercato. Questa esperienza di successo è stata ampliata con l'incorporazione di Banca Prossima nel gruppo Intesa Sanpaolo e la nascita della Direzione Impact, sempre guidata da Marco Morganti. Oltre a rafforzare l'attività verso il non profit, abbiamo voluto rivolgerci a categorie di persone e imprese che hanno finora avuto difficoltà di accesso al credito. Questa è la via che Intesa Sanpaolo ha trovato per una finanza sostenibile attenta alle necessità dell'individuo e della società nel suo complesso.
Le misure che abbiamo avviato per contribuire al contrasto della pandemia si sono inserite in un terreno fertile dove Intesa Sanpaolo semina da tempo. Tra gli obiettivi strategici inseriti a pieno titolo nel Piano di Impresa in corso infatti è stato inserito uno specifico programma di inclusione finanziaria con il Fund for Impact.
L’impegno per una finanza inclusiva, sostenibile e ad impronta mutualistica ha trovato piena rispondenza anche negli auspici degli stakeholder: gli oltre 11,8 milioni di clienti, le 90 mila persone che lavorano in Intesa Sanpaolo, i grandi investitori. Intesa Sanpaolo è stata riconosciuta da Rob Kapito, presidente di Blackrock, uno dei più importanti investitori internazionali, come un modello di riferimento di livello mondiale nella responsabilità sociale e culturale. Oltre naturalmente ai nostri azionisti stabili, le Fondazioni di origine bancaria, il cui dettato statutario destina le erogazioni al non profit dei territori di riferimento.
Sull’eredità di Banca Prossima, la grande attenzione di Intesa Sanpaolo verso il Terzo Settore, con la sua funzione di ‘amplificatore del bene’. In questo difficile periodo è stato più di altri messo di fronte a grandi prove, dimostrandone dimostrando i suoi valori, le sue forze, qualche debolezza. Occorre continuare a farlo crescere in solidità, le banche possono certamente aiutare le organizzazioni non profit con risorse e competenze per portarle a servire meglio le loro cause meritorie. Per i loro progetti mettiamo a disposizione la piattaforma di raccolta fondi For Funding, sia per le donazioni, sia per il crowdlending, sia per formule miste. Il nostro programma Imprese Vincenti, nato per valorizzare le piccole e medie imprese italiane, quest’anno avrà una tappa dedicata esclusivamente alle imprese del sociale, a riprova dell’importanza che diamo a questo comparto.
Il servizio civile rappresenta un’importante occasione di formazione e di crescita personale e professionale per i giovani, e di progresso culturale, sociale ed economico, per il Paese. L’impegno civile, soprattutto giovanile, è da coltivare ed alimentare. Il volontariato è un protagonista assoluto, anche se spesso silente, della società e la gestione della pandemia lo ha confermato. Giovani seri, impegnati e meritevoli sono anche al centro della nostra politica di reclutamento
La copertura economica dei microprestiti di XME Studio Station è garantita dal Fund for Impact di Intesa Sanpaolo. Il Fondo è nato nel 2018 con una dotazione di 250 milioni con una capacità erogativa dichiarata di 1,25 miliardi. Può darci un aggiornamento ad oggi in termini di numeri e di gestione del fondo anche alla luce dell’emergenza Covid? Che novità ci dobbiamo attendere dopo la fusione con Ubi sotto questo profilo?
Siamo molto soddisfatti di Per Merito, dal suo avvio abbiamo già erogato 60 milioni di euro, di 21 milioni nel primo semestre 2020. Abbiamo ottimi riscontri per Mamma@work e XME Studio Station che, appena partiti, promettono bene. Ci tengo a sottolineare che la nostra esperienza con il credito di impatto è molto positiva in termini di restituzione, con tassi superiori a quelli di settore. Abbiamo visto che finanziare chi crede in un progetto, in se stesso, nella propria famiglia porta buoni risultati e fa crescere tutti. Siamo quindi molto ottimisti in termini di risultati anche finanziari di quello che è prima di tutto un investimento sulle persone.
L’operazione UBI è stata suggerita dalle numerose sinergie che offriva ma soprattutto da una comune cultura particolarmente orientata ai valori del sociale e della cultura. La fusione con UBI porterà alla nascita di una Impact Bank leader con unità basate a Brescia, Bergamo e Cuneo, territori su cui Ubi è più radicata e dove farà da front-line. Si uniranno le forze per rafforzare il ruolo nell’economia sociale, integrando e consolidando le specifiche eccellenze, tra cui quella di Ubi nella partecipazione progettuale ai bandi pubblici.
Infine, una parola sul servizio civile. Un istituto nato sulla scia dell’obiezione di coscienza, che durante il covid si è dimostrato uno straordinario strumento di coesione sociale, ma che oggi rischia una riduzione ai minimi termini, anche se negli ultimi giorni il Governo ha promesso di finanziarlo in modo da arirvare a 50mila partenze, comunque inferiore rispetto alla domanda. Non crede sia necessaria una presa di impegno serio e coerente affinché si impegnino a non sbattere la porta in faccia a migliaia di giovani che vogliano “scendere in campo” per la coesione sociale e la solidarietà del loro Paese?
Il servizio civile rappresenta un’importante occasione di formazione e di crescita personale e professionale per i giovani, e di progresso culturale, sociale ed economico, per il Paese. L’impegno civile, soprattutto giovanile, è da coltivare ed alimentare. Il volontariato è un protagonista assoluto, anche se spesso silente, della società e la gestione della pandemia lo ha confermato. Giovani seri, impegnati e meritevoli sono anche al centro della nostra politica di reclutamento. Con l’operazione UBI prevediamo di inserirne 2.500 giovani a fronte di 5.000 uscite volontarie. Questo porterà nuova linfa e un prezioso ricambio generazionale. L’esperienza di servizio civile, con il suo portato di competenze e ‘soft skill’, sarà un atout per chiunque si affacci al mondo del lavoro, anche in banca.
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