Non profit

Barnier lancia lo Statuto europeo

La Commissione Ue presenta una proposta per rafforzare la dimensione europea delle fondazioni

di Joshua Massarenti

Bruxelles – Sono passati quattordici anni dalla nascita di una ‘task force’ incaricata di promuovere uno statuto europeo per le fondazioni. Quattordici lunghissimi anni durante i quali le fondazioni europee hanno dato vita a una battaglia estenuante per convincere le istituzioni Ue di definire e adottare uno strumento giuridico vitale che faciliterebbe le donazioni transfrontaliere e le attività di una fondazione su scala europea. Dopo tanta attesa, è giunta la prima svolta.

Oggi infatti la Commissione ha presentato oggi una proposta di statuto della fondazione europea, in modo da rendere più facile per le fondazioni sostenere le cause di pubblica utilità in tutta l’UE. “Dobbiamo sostenere e incoraggiare il mirabile lavoro delle fondazioni a favore dei cittadini europei” ha dichiarato il commissario europeo al Mercato interno, Michel Barnier. “In particolare, occorre eliminare gli ostacoli che frenano le attività transfrontaliere in ambiti come la ricerca, la salute e la cultura. L’introduzione di uno statuto europeo ridurrà costi e incertezze, oltre a offrire alle fondazioni maggiore visibilità per promuovere le loro attività e per attirare più finanziamenti grazie a un marchio europeo”.

Secondo una ricercata effettuata nel 2008 dal Max Planck Institute e dall’Università di Heildeberg, in Europa si contano circa 110mila fondazioni, il che significa una media di quattro fondazioni ogni 10mila abitanti. Queste fondazioni erogano ogni anno tra 83 e 150 miliardi di euro di finanziamenti nei settori dei servizi sociali e sanitari, della ricerca e della cultura, oltre il doppio rispetto ai progetti finanziati dalle fondazioni americane. Non solo. Sul fronte occupazione, si calcola che tra 750mila e un milione di persone lavorano a tempo pieno grazie alle fondazioni.

“Spesso però le differenze tra gli ordinamenti giuridici nazionali e i relativi ostacoli rendono le attività transfrontaliere costose e inefficienti” ricorda la commissione Ue. “Quando decidono di operare all’estero, ad esempio, le fondazioni spesso devono investire una parte delle loro risorse in consulenza giuridica al fine di soddisfare i requisiti legali e amministrativi definiti dai vari ordinamenti giuridici nazionali. In questo modo l’ammontare dei fondi a disposizione delle fondazioni per realizzare le attività di pubblica utilità diminuisce, con il possibile effetto di scoraggiarle dal continuare il proprio lavoro”.

La proposta è intesa a istituire un’unica forma giuridica europea, la “fondazione europea” (FE), che sarebbe sostanzialmente identica in tutti gli Stati membri. Secondo quanto indicato dalla commissione, solo le fondazioni di pubblica utilità riconosciute negli Stati membri in cui hanno sede legale saranno autorizzate a richiedere lo statuto rilasciato dall’autorità nazionale competente. Tra i requisiti richiesti, una fondazione dovrà tra l’altro “dimostrare i propri scopi di pubblica utilità, la dimensione transfrontaliera e il possesso di un patrimonio minimo di costituzione pari a 25 000 euro”. Inoltre, una fondazione “può essere costituita ex novo, tramite conversione di una fondazione nazionale oppure tramite la fusione di fondazioni nazionali. La fondazione europea acquisisce personalità giuridica al momento della sua registrazione in uno Stato membro”.

La proposta di Barnier è particolarmente significativa perché affronta di petto il problema della fiscalità, un ostacolo cruciale che tende a favorire le discriminazioni di uno Stato membro nei confronti di una fondazione europea straniera che vuole sviluppare progetti e attività sul suo territorio nazionale. Oggi, una fondazione italiana attiva in Belgio deve ottenere una ‘prova di equivalenza’ molto costosa per consentire a un donatore belga di trarre gli stessi benefici ottenuti quando versa una donazione a una fondazione belga. Finora i numeri ricorsi effettuati da fondazioni Ue presso la Corte di giustizia europea hanno spesso un esito negativo.

La strada per l’adozione dello statuto da parte dell’Unione Europea è ancora e non priva di ostacoli politici. La proposta di Barnier deve ancora essere discussa dal Parlamento europeo e dal Consiglio, dove alcuni Stati membri come la Francia hanno già manifestato la loro perplessità.

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