Cultura

Bari, un Osservatorio provinciale sui fenomeni sociali

Obiettivo: facilitare le funzioni di programmazione e gestione degli interventi e delle politiche sociali

di Redazione

Ricerca, analisi, progettazione e formazione per sviluppare un Osservatorio provinciale sui fenomeni sociali. Questo, in sintesi, il progetto Micromega varato dalla Provincia di Bari, partito a marzo con la previsione di circa un anno di lavoro della rete operativa di progetto, composta da I.FO.C., Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bari, Centro Studi Erasmo, Fondazione Giuseppe Di Vagno. L’Osservatorio, finanziato dai Por della regione, servirà a favorire i processi operativi, potenziandone le azioni, supportandone gli attori e facilitandone le funzioni di programmazione e gestione degli interventi e delle politiche sociali. >. Come strumento di programmazione previsto dalla legge-quadro dei servizi sociali, il progetto Micromega punta a uniformare gli strumenti di lettura del territorio, dell’evoluzione dei fenomeni demografici e sociali e delle dinamiche di funzionamento dei servizi sociali. Anche a vantaggio dei Comuni, per il miglior impiego delle risorse disponibili, ma anche della Regione, come supporto alla progettazione del Sistema Informativo Sociale Regionale. All’obiettivo di fondo di creare le condizioni per la costruzione di un Osservatorio provinciale, se ne collegano altri specifici. Qualche esempio: misurare l’inclusione sociale delle fasce deboli e la promozione delle pari opportunità; diffondere il metodo della ?ricerca-azione? sul territorio; favorire l’accesso ai servizi sociali da parte dei cittadini attraverso strumenti informativi. Facendo confluire il tutto nella pubblicazione di un Libro Bianco sulle Politiche Sociali in Provincia di Bari – in linea con il ?Piano di Azione Nazionale sull’Inclusione sociale? 2006-2008 – che contribuisca a definire le nuove strategie europee di lotta all’esclusione sociale. Il progetto procede per fasi, tutte costantemente accompagnate da attività di monitoraggio e valutazione. La prima si è svolta tra marzo e aprile con l’analisi preliminare dei territori, la mappatura sociale e la definizione delle dimensioni dell’esclusione sociale – formazione e lavoro, legalità e sicurezza, deprivazione materiale, acceso ai servizi – da parte del Comitato tecnico scientifico di progetto, (formato dal responsabile di ricerca Giancarlo Tanucci, dal ricercatore sociale Franco Ferrara, dall’esperto del mercato del lavoro Massimo Avantaggiato, dal sociologo Natale Pepe e dall’esperto informatico Enzo D’Amelio), che sul piano operativo sarà affiancato da uno staff tecnico di ricerca e consulenza (coordinatore Vincenzo Picardi). La seconda fase – attualmente in corso – prevede quattro workshop tematici che definiscano l’architettura dell’Osservatorio provinciale. Si passerà quindi alla fase della consulenza e progettazione per attivare i nodi territoriali: e qui spiccano attività strategiche come l’analisi di domanda e offerta dei servizi nonché della spesa sociale degli ambiti territoriali, la mappatura dei fabbisogni professionali nel settore dell’economia sociale e del non profit provinciale, il data base di persone svantaggiate e prestazioni sociali e sociosanitarie del territorio. Quindi la quarta fase: la stesura del Libro Bianco, preceduta dalla discussione dei report con amministratori pubblici e dirigenti di settore a livelli provinciali e di ambiti distrettuali, nonché con le imprese private, i soggetti dell’economia sociale e del volontariato, le associazioni degli utenti. Sarà poi il momento della diffusione pubblica dei risultati e del Libro Bianco. Creare un tale sistema di analisi e promuoverne l’applicazione estensiva significa attuare sul territorio forme di confronto continuo sia verticale (Comuni, Distretto sociosanitario, Asl, Provincia) che orizzontale (tra i diversi settori comunali: Servizi sociali e Pubblica istruzione, Attività produttive, Bilancio e Programmazione). Con i ricercatori impegnati ad accompagnare il personale delle amministrazioni pubbliche nel programmare, organizzare e valutare, fronteggiando la complessità che l’attuazione di un sistema integrato presuppone. Parola chiave, dunque: progettazione partecipata, per favorire incontri sempre più frequenti tra le diverse istituzioni (enti locali, istituti scolastici, centri territoriali per l’impiego, aziende sanitarie, amministrazioni penitenziarie) e gli attori del privato sociale (associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, enti morali, cooperative sociali).

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