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Barconi dirottati da Malta in Italia, ma non è una novità

Il ministro degli Esteri ha riconfermato la ricostruzione secondo cui i due barconi arrivati autonomamente a Pozzallo e a Portopalo di Capo Passero a ridosso di Pasqua avrebbero fatto "sosta" a Malta per poi proseguire verso le coste siciliane. A Lampedusa 187 migranti sbarcati in un giorno, mentre il Mediterraneo rimane privo di navi della società civile

di Alessandro Puglia

La vicenda dei barconi di migranti da Malta in Italia è uno dei tasselli di quanto accaduto nei giorni di Pasqua nel Mediterraneo centrale, quando la centrale di soccorso in mare Alarm Phone aveva allertato le autorità italiane e maltesi di quattro imbarcazioni in pericolo. Erano i giorni in cui la grande nave Rubattino per la quarantena dei migranti non era stata ancora formalizzata con la sola Aita Mari, ora sotto fermo amministrativo insieme all’Alan Kurdi, che cercava di recuperare quei naufraghi, che a pandemia in corso, sembrava proprio non volere nessuno.

Di quei due sbarchi in Sicilia che hanno preceduto la strage di Pasquetta ne abbiamo dato notizia: in 101 erano arrivati autonomamente al porto di Pozzallo il giorno di Pasqua, mentre l’altro barcone con 77 migranti a bordo aveva raggiunto sempre autonomamente Portopalo di Capo Passero, in provincia di Siracusa, dove fino a poco tempo fa operava il Gicic, la più grande task force italiana impiegata nella lotta al traffico di esseri umani, poi misteriosamente sciolta e di cui Vita si è occupata.

Il Governo Italiano ha confermato la ricostruzione che quei giorni era stata pubblicata da Avvenire e dal The Guardian e cioè che quei due barconi sarebbero stati riforniti a Malta per poi fare rotta verso le coste siciliane. Il ministero degli Esteri ha infatti riposto alle domande sollevate da Yana Ehm (M5S) e Michele Anzaldi (Italia Viva) su quanto emerso a seguito dello sbarco dei migranti a Pozzallo il giorno di Pasqua.

La risposta è stata letta in Commissione Esteri dal viceministro Marina Sereni: «La condotta delle autorità maltesi in questa circostanza è in linea con un atteggiamento purtroppo non nuovo. Le autorità de La Valletta si sono spesso sottratte agli obblighi previsti dalle Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare, sulla base di un’interpretazione molto restrittiva dei principi ispiratori della normativa. Atteggiamento che l’Italia ha costantemente contestato, sia a livello bilaterale sia in ambito europeo», poi continua: «Nella vicenda in esame, questo approccio ha portato le autorità maltesi, intervenute sul luogo dell’emergenza con propri pattugliatori militari, a limitarsi a rifornire l’imbarcazione di carburante, giubbotti di salvataggio e addirittura di un nuovo motore, e a indicare la rotta per l’Italia».

La tensione tra Italia e Malta sul soccorso ai migranti nel Mediterraneo non è purtroppo una novità, e gli sbarchi non diminuiscono così come la possibilità che aumentino i naufragi fantasma dal momento che non ci sono più navi della società civile in mare. Soltanto a Lampedusa si sono registrati tre sbarchi autonomi in un solo giorno con 187 migranti arrivati sull’isola. E le navi quarantena con il loro carico di naufraghi (350 sulle navi della Captain Morgan a largo di Malta, oltre un centinaio sulla Moby Zaza a largo di Porto Empedocle) restano ancora lontane dalla costa.

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