Volontariato

Barbieri: «Il volontariato non è lavoro a basso costo»

Alla vigilia della Giornata Internazionale del Volontariato e a sette mesi dall’evento del 9 maggio, che ha raccolto a Roma centinaia di volontari provenienti da tutta Italia, i promotori dell’Autoconvocazione del Volontariato Italiano rilanciano il percorso con l’obiettivo di riaprire un confronto sul valore del volontariato e sull’impatto della Riforma

di Vittorio Sammarco

A sette mesi dall’evento del 9 maggio, che ha raccolto a Roma centinaia di volontari provenienti da tutta Italia, i promotori dell’Autoconvocazione del Volontariato Italiano rilanciano il percorso con l’obiettivo di riaprire un confronto sul valore del volontariato e sull’impatto della Riforma del Terzo Settore. Sono previsti una serie di incontri sul territorio, da gennaio a marzo (il calendario sta per essere definito e presto verrà pubblicizzato) e un appuntamento finale al Festival di Lucca dal 16 al 19 aprile, con un ampio momento di consultazione. «Senza un documento iniziale che “metta il cappello” sulle questioni», è stato sottolineato da Enzo Costa del Centro nazionale del volontariato, «ma con un confronto nel merito (proprio quando il Ddl di riforma dovrebbe essere approvato e in attesa dei decreti attuativi) che valorizzi la partecipazione e la voglia di fare cose concrete».

Alla vigilia della Giornata Internazionale del Volontariato (5 dicembre) il Forum Nazionale del Terzo Settore, la Consulta del Volontariato presso il Forum, CSVnet – Coordinamento nazionale dei Centri di Servizio per il volontariato, ConVol – Conferenza permanente delle Associazioni, Federazioni e Reti di Volontariato, Caritas Italiana e CNV – Centro Nazionale Volontariato, promotori dell’Autoconvocazione sono convinti dell'importanza di rilanciare il ruolo politico del volontariato, troppo spesso chiamato in causa solo quando si tratta di rimediare a disastri.

Un mondo che coinvolge 4 milioni e 700mila persone, secondo l'Istat, molti di più (fino ad arrivare a 6 milioni, se si considerano anche quelli che non lo fanno in strutture organizzate). La critica al disegno che sta nascendo dalla Riforma ferma al Senato, parte sostanzialmente da una riflessione di fondo: «Non possiamo accettare che questo pezzo del Terzo settore possa essere giudicato come un pezzo del mercato (peserebbe 64 miliardi di fatturato, secondo alcuni calcoli), non possiamo pensare che le nostre realtà automaticamente si trasferiscano nel mondo delle imprese sociali».

E poi si mettono in discussione altri aspetti (il riconoscimento delle reti di secondo livello, la poca chiarezza delle norme sui Centri di servizio, o sull'omogeneità di norme sulla rendicontazione che non riconoscono la differenza della situazione di piccole strutture, ad esempio).

L’intento di questa nuova autoconvocazione, allora, è quello di avviare un cammino territoriale di riflessione e di partecipazione che orienti il confronto verso i temi e i valori dell’azione volontaria e che ribadisca che il volontariato non è solo risposta ai bisogni sociali sempre più urgenti «ma è anche realtà, trasversale a tutto il terzo settore, che vuole affermare la propria identità e autonomia». (Pietro Barbieri, Forum del Terzo settore).

«Il volontariato come ricchezza strutturale di un popolo – è stato sottolineato con fierezza- come testimonianza di un modo di vivere con le persone che hanno bisogno e che deve fare parte del futuro del nostro Paese in modo stabile». (Stefano Tabò, Csvnet).

«Una vera e propria culture action, costituirà lo spirito di questo nuovo percorso», incontri e confronti nei territori dove si stanno già costituendo gruppi con la stessa conformazione di questo tavolo nazionale. I temi: le politiche pubbliche di riforma del Welfare, e appunto, la Riforma del Terzo settore. «Nella Legge di stabilità siamo in presenza di una miriade di interventi a pioggia, alcuni anche positivi ma senza che ci sia una strategia generale», ha detto ad esempio Emma Cavallaro, Convol.

Ed è per questo che il volontariato chiede di essere sentito (ascoltato e non solo “audito” in modo formale.) Un volontariato che «alza la voce» perché sa di non essere «un accidente della storia». «Siamo testimoni di un'infinità di volti del volontariato, ma anche di un'unità d'intenti che attraversa il nostro Paese. Un'identità caratterizzata da un radicamento territoriale, e da una capacità di intercettare i bisogni dei luoghi in cui si vive quotidianamente». «In un tempo di tensioni anche sul futuro, – è stato detto a conclusione – il volontariato agisce sulla leva comunitaria per la creazione di fiducia, tra persone, tra condizioni diverse e – soprattutto- tra cittadini e istituzioni», ha concluso Stefano Tabò.

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