Politica
Bankitalia, una poltrona per tre?
Berlusconi pensa a Bini Smaghi per evitare guai con Sarkozy. Europa in apprensione per il fondo salva Stati
Europa con il fiato sospeso, perché il piano salva Stati è tutt’altro che al sicuro, e in attesa del vertice europeo hanno dovuto incontrarsi ancora una volta la Merkel e Sarkozy. In questa situazione si inseriscono il cambio al vertice della Banca Centrale Europea, con il passaggio di consegne tra Trichet e Draghi, cui fa da contrappunto in negativo l’estenuante trattativa per la scelta del Governatore di Bankitalia. Oggi il nome proposto da Berlusconi, pare che la scelta cada su Bini-Smaghi, nonostante la freddezza di Napolitano e i malumori all’interno della Banca.
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“Tensione su Bini Smaghi”: sceglie il tema nazionale il CORRIERE DELLA SERA per il suo titolo di apertura in prima, e colloca nella riga di sommario lo scenario continentale: “Crisi europea, vertice d’emergenza Merkel-Sarkozy”. E anche oggi un editoriale del direttore Ferruccio de Bortoli: “Come pasticcio un capolavoro”. Scrive de Bortoli: “Il presidente della Repubblica ha seguito questa procedura di nomina con attenzione e preoccupazione. Nei limiti del suo ruolo. Ne ha parlato per la prima volta con il premier il 22 giugno. Da allora ha sollecitato una decisione autonoma e personale (così prevede la legge del 2005) da presentare al consiglio superiore della Banca, che ha potere consultivo, nel rispetto della continuità e dell’autonomia di un’istituzione di garanzia così importante per il Paese. Ma, soprattutto, ha suggerito una decisione veloce. Se il premier non si fosse baloccato fra spinte diverse — Tremonti che voleva a tutti i costi il suo direttore generale Grilli, le sollecitazioni per una scelta interna, Saccomanni —, non avremmo assistito a una sguaiata lite su un ruolo così delicato, in cui tutti i politici si sono sentiti autorizzati a dire la loro mentre a Bruxelles, dove si decidevano i destini dell’euro, eravamo semplicemente assenti. Bossi è arrivato addirittura a indicare Grilli solo perché milanese”. Marco Galluzzo a pagina 3 ci porta nel cuore della tempesta: “Il Cavaliere e l’assedio dell’Europa”. Scrive fra l’altro: “A forza di rimandare, di promettere la poltrona un po’ a tutti, come ironizza il Financial Times, o ancora a forza di subire i veti dei protagonisti della vicenda, come gli contestano da settimane i suoi stessi collaboratori, due notti fa Berlusconi ha finalmente preso atto che la nomina del nuovo Governatore si apprestava a diventare non uno dei tanti nodi del prossimo Consiglio europeo, in programma domenica a Bruxelles, ma il caso che rischiava di far fallire l’intero vertice. Sono occorse due telefonate, una del presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, l’altra ben più pesante e inaspettata, direttamente di Angela Merkel, per aprire definitivamente gli occhi del presidente del Consiglio sulle nubi che stavano per addensarsi sul governo italiano, atteso a Bruxelles da un Sarkozy pronto a denunciare il vulnus inaccettabile di un board della Bce sprovvisto di un membro francese a causa delle mancate dimissioni, concordate mesi fa direttamente con Berlusconi, del membro italiano dello stesso direttorio, ovvero Bini Smaghi. Sembra che la Cancelliera tedesca sia stata molto diretta nel girare al Cavaliere tutti i rischi di un vertice comunitario, nel bel mezzo di una crisi monetaria e finanziaria che coinvolge la governance economica del Vecchio Continente, appesantito dalla possibile esplosione di un caso diplomatico fra Roma e Parigi”. A pagina 5 si vola in Europa: “Spervertice tedesco per sostenere l’Euro”. E a pagina 6: “Bce, l’addio a Trichet. Inizia l’era Draghi”.
LA REPUBBLICA titola su via Nazionale (“La battaglia su bankitalia”) e nel sommario riferisce: “Berlusconi punta su Bini Smaghi. Crisi, aumenta il Fondo salva-Stati”. I servizi all’interno ricordano i tempi dello scontro e il lungo braccio di ferro che dovrebbe concludersi oggi tra il premier e il ministro dell’Economia. Mentre Bruno Tabacci intervistato da Luisa Grion non usa mezzi termini: «comunque vada a finire, la brutta figura su Bankitalia l’abbiamo già fatta… sono quaranta giorni che se ne parla, quaranta giorni di polemiche, divisioni, intrecci tra questioni pubbliche e private». Una valutazione condivisa anche dal Colle secondo il retroscena di Francesco Bei: cresce l’irritazione di Napolitano di fronte allo stallo totale, dato che il suo invito a scegliere un candidato autorevole con un largo consenso fin qui non è stato ascoltato. Non è l’unico impasse dell’esecutivo, impantanato nella palude del decreto Sviluppo, sottolinea il cronista. Seguono due pagine sul vertice europeo di Sarkozy e Angela Merkel. Un vertice straordinario (con i presidenti di Bce, uscente ed entrante, e con Lagarde del Fmi) per far fronte ai segnali di peggioramento della crisi che, a detta di tremonti, «può assumere dimensioni catastrofiche» (stessa posizione di Hermann van Rompuy: «la situazione sta peggiorando, urgono azioni decise»). Dunque sale il fondo salvastati (avrà a disposizione tra i mille e i 2mila miliardi), saranno apportate modifiche sostanziali ai trattati per eventualmente commissariare i paesi europei in crisi . Come sottolinea Andrea Bonanni (“Servono munizioni straordinarie in grado di salvare Italia e Spagna”), ormai è consapevolezza diffusa che non ci sia più solo un caso Grecia. Dunque servono ricapitalizzazione delle banche, rafforzamento del fondo salvastati e appunto riforma dei trattati. Il commento al delicato passaggio politico istituzionale italiano lo fa il fondatore del quotidiano, Eugenio Scalfari che torna a parlare di “Strappo istituzionale”. Ripercorre i passaggi dell’impasse Bankitalia e boccia «la soluzione Bini Smaghi è pessima soprattutto perché frutto d’un ricatto vero e proprio: resta a Francoforte se non gli si dà via Nazionale. Mettere alla guida della Banca d’Italia un personaggio che rischia di suscitare una guerra diplomatica tra l’Italia e la Francia definisce compiutamente la figura morale e politica d’una simile candidatura». Da notare la conclusione: «Questo è l’ennesimo nodo che arriva al pettine a causa del governo che ci sgoverna ed è l’ennesima causa di degradazione dinanzi al concerto delle Nazioni europee che ci ignorano e ci sbeffeggiano. Il tutto in una fase in cui l’appoggio della Bce al nostro debito argina a fatica la pressione dei mercati sui nostri titoli di Stato e sulle nostre banche.
“Banca d’Italia oggi la nomina (con giallo)”. E’ titolo del richiamo in prima pagina che IL GIORNALE fa sul tema della nomina del nuovo governatore di Banca d’Italia, ripreso poi a pagina 5 (“Bankitalia, Berlusconi tra i veti: oggi il nome”). Una procedura di nomina che sta vivendo uno stallo dettato per chi scrive «da una lunga serie di veti incrociati e soprattutto dall’alzata di scudi sulla candidatura di Lorenzo Bini Smaghi» con le quotazioni dei candidati che «salgono e scendono neanche fossero sulle montagne russe». Il candidato proposto da Berlusconi non è gradito al presidente della Repubblica anche per le modalità di candidatura «in qualche modo forzata». Un no al membro del board che viene da Bankitalia che per chi scrive ha «informalmente minacciato di dimissioni di massa nel caso che Bini Smaghi venga nominato» e dalle opposizioni. Secondo IL GIORNALE in rialzo invece le quotazioni degli altri candidati: Vittorio Grilli, sostenuto da Tremonti e Bossi e quelle di Fabrizio Saccomanni gradito a Napoletano e Draghi e anche degli outsider. Nomine queste ultime che per chi scrive «lascerebbero aperto il nodo Bini Smaghi che senza un incarico di suo gradimento minaccia di non lasciare la Bce con il rischio di uno scontro tra Parigi e Roma». L’altro tema economico, il vertice Sarkozy- Merkel è l’apertura della pagina economica (pag.24). “Supervertice a Francoforte contro la crisi” è il titolo. Un pezzo che parte da una considerazione: se il presidente francese ha lasciato la moglie puerpera per volare a Francoforte questa è «l’esatta misura dell’emergenza». Per chi scrive «il tempo d’altra parte è scaduto con il summit Ue alle porte e «un’intesa sulle ricette contro la crisi deve essere ancora trovata». Anche se si sottolinea che è sul tema del fondo salvastati che l’Europa «naviga a vista». Al di là delle proposte per il rafforzamento del fondo europeo per gi stati in difficoltà e le buone risposte della Borsa le cose per chi scrive «sarebbero un po’ più complicate». Con l’asse franco-tedesco «meno saldo di quanto si pensi» con i francesi che vorrebbero trasformare il fondo in una banca e i tedeschi molto più restii per ragion interne alla coalizione di governo e anche per ragioni congiunturali con le previsioni di crescita «meno brillanti rispetto a qualche mese fa». Un malumore teutonico che per chi scrive «rischia di aumentare» con il cancelliere Merkel che mette in evidenza come «la riforma dei trattati dell’Unione Europea non può essere un tabù se si tratta di migliorare la risposta alla crisi del debito sovrano».
Al vertice Merkel – Sarkozy IL MANIFESTO dedica un ampio box a pagina 2, dominata dai “Moti contro il mercato”, lo sciopero greco e le manifestazioni che si inseguono “Dal Pireo… Alle Ande”. Gli articoli dedicati allo sciopero della Grecia sono segnalati in prima in un richiamo a centro pagina. Per quanto riguarda il vertice franco-tedesco “Francia e Germania al capezzale dell’euro. Ma senza un accordo” come titola l’articolo si legge: «Mentre la Grecia grida la propria disperazione, presa nella morsa dell’ingiunzione di raggiungere il risanamento attraverso l’austerità, Francia e Germania cercano un’intesa per il Consiglio europeo di domenica, (…) La zona euro deve trovare l’alchimia tra diversi elementi, di brevissimo e di più lungo periodo: evitare che i mercati decidano sotto il naso dell’Europa il default della Grecia, salvare le banche e definire il Fesf (Fondo europeo di stabilità finanziaria), il mini-Fmi europeo, con delle caratteristiche che lo rendano efficace (…)». Ancora meno spazio viene dedicato all’annunciata nomina del governatore di Bankitalia: poche righe nella colonna dedicata alle news in breve (pagina 7) che titolano semplicemente “Berlusconi promette il nome entro oggi”. La pagina si apre sul decreto sviluppo del quale nell’occhiello si dice “Arriva la bozza, ma non c’è una lira. Tornano le voci di un condono fiscale” mentre il titolo denuncia “Sviluppo, praticamente nulla”.
Il SOLE24ORE sottolinea sia in prima pagina che nelle pagine interne il carattere «d’emergenza» del vertice di ieri a Francoforte, convocato ufficialmente per una cerimonia d’addio al numero uno della Bce Trichet ma in realtà per esaminare destinazione e modalità operative del fondo salva-Stati. La notizia è che purtroppo per l’Eurozona la situazione è ancora «in stallo» (come l’ha definita Sarkozy) con Germania e Francia su posizione diverse: Parigi vorrebbe trasformare l’Efsf in una banca che si finanzi attraverso la Bce, Berlino invece spinge per farlo diventare un’assicurazione che possa dare garanzie sul primo 20-40% di perdite sui bond dei paesi a rischio (Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia). «Berlusconi punta su Bini Smaghi» è il titolo di prima pagina in taglio medio del SOLE24ORE, che però sottolinea come restino in corsa anche Saccomanni e Visco: il primo è sostenuto da Napolitano, che ha chiesto esplicitamente al premier una soluzione «di continuità» per via Nazionale (Saccomanni è vicedirettore di Bankitalia) e non nasconde il suo malumore sul nome di Bini Smaghi; il secondo invece sarebbe l’outsider che spariglierebbe le carte e non sarebbe inviso a Tremonti e Bossi, che invece sostiene il «milanese» Vittorio Grilli. Con un infografico infine il SOLE analizza la composizione del Consiglio Superiore di Bankitalia, chiamato a dare un parere sulla nomina, e in articolo di commento affidato a Carlo Marroni si chiede: e se il Consiglio votasse contro? «Il parere favorevole, per la prima volta nella storia della banca centrale, non è affatto scontato», scrive Marroni, perché il braccio di ferro della politica sul nome da piazzare al vertice «ha messo a repentaglio uno dei pilastri della banca: l’indipendenza», su cui il Consiglio Superiore è chiamato a vigilare. Certo il parere del Consiglio non è vincolante, ma procedere comunque in caso di un suo “no” sarebbe «rischioso».
Massimo Tosti firma l’editoriale di ITALIA OGGI: “Su Bankitalia oggi è atteso lo scatto d’orgoglio del Cav” mettendo in risalto che la vera sfida con la Lega non si gioca sulla decisione del nuovo governatore bensì sulla capacità del Premier di far, capire a Bossi che i soldi per le riforme «si trovano se soltanto si mette mano alla riforma delle pensioni (Bossi deve convincersene e non se ne convince, deve subirla) e a un piano organico di dimissioni del patrimonio pubblico». Sul vertice salva stati, il pezzo “Summit Sarkozy-Merkel” mette in evidenza la lettera che Herman Van Rompuy ha scritto ai leader europei nella quale auspica che al summit si discuta di deficit, debiti e riforme strutturali oltre che di meccanismi di stabilizzazione, di un rafforzamento del settore bancario, del coordinamento».
Riservatissimo il vertice di Francoforte, senza nemmeno un comunicato finale, concentrato sul ruolo che la Banca centrale europea dovrebbe ricoprire in un fondo salva-Stati aggiornato. Parigi – sintetizza AVVENIRE – vorrebbe che fosse la Bce a finanziarlo, Berlino è scettica e Francoforte anche di più. L’asse franco-tedesco ha invece un’intesa sulla necessità di ricapitalizzare gli istituti di credito, ma non si sa con quali soldi. Prima del vertice la Merkel ha però avvertito i colleghi europei: «un cambio dei trattati non è da escludere, non è un tabù. Se capiamo la crisi come opportunità, dobbiamo usare metodi non convenzionali». AVVENIRE si occupa invece della nomina al vertice di Bankitalia con un pezzo che riassume la saga, con tutte le incertezze che ancora pendono sul successore di Draghi. Ancora ieri il capo dello Stato ha invocato «autonomia, imparzialità e continuità», in pratica il profilo di Saccomanni, e lo stesso Paolo Blasi, consigliere anziano di via Nazionale, che ha ricordato come il prossimo 24 ottobre il Consiglio potrà esprimere anche un parere negativo sul nome proposto da Berlusconi. Il premier nel suo incontro di ieri con Napolitano non avrebbe negato la complessità della situazione, con Tremonti che lega la scelta del suo preferito, Grilli, alla sua permanenza nel Governo e l’accordo fatto con Sarkozy ai tempi della scelta del vertice della Bce per liberare il posto di Bini Smaghi per un francese. Intanto spunta il nome di Anna Maria Tarantola, vicedirettore generale di via Nazionale.
Grandi manovre in Europa, mentre l’Italia traccheggia. “Bankitalia, oggi il governatore”, titola LA STAMPA ma a tener banco sul fronte dell’economia internazionale, più che le indecisioni sulle nomine nostrane (candidato in pectore per la Banca d’Italia sembra essere Bini Smaghi, ma Saccomanni non si arrende) , è il passaggio di consegne in Bce tra Trichet e Draghi, con il presidente uscente che dichiara: “Serve una vera unione economica”. Bella sintesi del suo lungo mandato. E proprio il tema dell’unione economica della Ue sembra aver ulteriormente rafforzato l’asse franco-tedesco, dopo il vertice tra Merkel e Sarkozy. «La crisi si può risolvere, la fine dell’euro sarebbe la fine della Ue. Il cambio dei Trattati non è un tabù», sono le tre dichiarazioni forti del Cancelliere tedesco, che al termine dell’incontro di ieri, cui erano presenti anche i vertici Bce, il presidente del consiglio europeo Van Rompuy e il presidente della Commissione Barroso, ha lasciato intendere che il cosiddetto “fondo salva-stati” potrebbe essere portato da 440 a 1500-2000 miliardi di euro.
E inoltre sui giornali di oggi:
AFRICA
ITALIA OGGI – 85 mila casi di colera e 2.500 morti dall’inizio dell’anno. L’epidemia colpisce duramente la parte centrale e occidentale dell’Africa. Il pezzo “Africa in ginocchio per il colera“ è a pag 13.
TARIFFE POSTALI
AVVENIRE – Ieri Uspi, Poste Italiane e Dipartimento per l’editoria hanno raggounto un accordo per inserire un emendamento (probabilmente) nel decreto sviluppo che equipara le tariffe per la spedizione di riviste non profit a quelle dei quotidiani, cioè 18 centesimi a copia. La proposta di emendamento è stata intanto presentata dal sottosegretario Buonaiuti alla Commissione Cultura della Camera per far partire l’iter parlamentare.
SCHIFANI
CORRIERE DELLA SERA – Indiscrezioni politiche seguite da vicino da Paola Di Caro, a pagina 11: “Cene e strategie per evitare le urne. Spunta l’idea di un governo Schifani”. Scrive: “Sussurrano i bene informati che lunedì, alle dieci di sera, si sarebbero incontrati nel cuore dei Parioli — all’hotel Duke di proprietà della famiglia del coordinatore pidiellino del Lazio Alfredo Pallone, l’uomo passato alla storia per aver provocato l’esclusione della sua lista dalle Regionali poi vinte dalla Polverini — pezzi da novanta del Pdl come il segretario Alfano, il coordinatore Verdini, il capogruppo Cicchitto, Maurizio Lupi e il presidente del Senato Renato Schifani. Cena ristrettissima, con l’uomo che — raccontano nel partito — da seconda carica dello Stato avrebbe i gradi giusti per tentare di dar vita ad un governo che — partendo dall’attuale maggioranza — la allarga all’Udc e con il sostanziale via libera del resto dell’opposizione guida la transizione fino almeno alla primavera, se non oltre. Per fare la legge elettorale, varare qualche riforma strutturale necessaria per far quadrare i conti. E per dare tempo al Pdl di riorganizzarsi e presentarsi al voto con una nuova alleanza guidata magari da Angelino Alfano, visto che la discontinuità con il governo Berlusconi è la condizione tassativa chiesta da Casini per qualsivoglia intesa”.
Nessuno ti regala niente, noi sì
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