Volontariato

Bangladesh: l’emergenza continua

Prosegue l’impegno di ITALIA AIUTA con un network di organizzazioni locali

di Redazione

Il ciclone SIDR, che ha devastato il Bangladesh il 15 novembre, ha lasciato dietro di sé una scia di morte e distruzione: le vittime sono più 5.000, le abitazioni distrutte 564.000, quasi 900.000 quelle danneggiate.

A riflettori quasi spenti, i sopravvissuti devono affrontare la dura realtà che li ha colpiti: oltre 2,5 milioni di persone vivono ancora in strada o in ripari di fortuna. A ciò si aggiunge la mancanza di acqua potabile, contaminata dalle decomposizioni di cadaveri umani e animali, e il conseguente rischio di epidemie.

Nella furia dell?uragano, intere famiglie hanno perso tutto: gli effetti personali, la casa, il lavoro.
Il ciclone ha infatti ucciso più di un milione di capi di bestiame, distrutto le imbarcazioni e le reti dei pescatori, devastato i raccolti.

A quasi un mese di distanza, l?emergenza continua.
ITALIA AIUTA ha da subito partecipato alle operazioni di soccorso del Ministero Affari Esteri, con l?invio di due voli di aiuti umanitari il 23 e il 26 novembre. A bordo anche Davide Minghetti, responsabile dell?operazione per ITALIA AIUTA, che racconta: ?La distribuzione di una parte dei generi di prima necessità (set da cucina, taniche d?acqua, teli di plastica per i ripari?i) è avvenuta nelle località di Morelgonj e Tafalbari, nel distretto di Bagerhat, a favore di 5.000 persone. Grazie al coinvolgimento di un network di sette organizzazioni locali, con cui ITALIA AIUTA ha stretto una forte collaborazione, la distribuzione è stata rapida ed efficiente: erano infatti già state redatte le liste delle famiglie beneficiarie, scelte tra quelle residenti lungo il fiume, che dunque hanno perso praticamente tutto. Tra queste, abbiamo privilegiato le famiglie più vulnerabili: quelle con bambini, anziani o donne sole?.

La parte restante dei beni giunti (tra cui generatori di corrente elettrica, unità di purificazione dell?acqua, serbatoi e altre tende) è stata consegnata al network di organizzazioni locali; in accordo con le autorità dei villaggi e i consigli degli anziani, saranno destinati a fini pubblici e comunitari privilegiando le scuole e i centri di salute più bisognosi. beneficiari di questi beni comuni sono migliaia: basta pensare che l?unità di purificazione dell?acqua che è stata installata fornisce il fabbisogno giornaliero minimo di acqua depurata a 6400 persone.

Oltre ai centri di raccolta e assistenza della popolazione, equipaggiati con ambulatori da campo, si sta procedendo all?allestimento di strutture sanitarie e scolastiche temporanee in attesa della ricostruzione delle scuole e degli ospedali distrutti. In particolare, è stato organizzato un team di assistenza medica sotto il coordinamento della dottoressa Sufia Rahaman.

Infine, per arginare le ripercussioni della tragedia sull?economia del Paese, l?ultima fase dell?intervento sarà mirata alla ripresa delle attività generatrici di reddito per le famiglie – in particolare la pesca e la coltivazione del riso.


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