Famiglia

Bando 2006 service civile

Servizio civile volontario. L’avanzata degli “enti intermediari" / Molte associazione storiche escono con le ossa rotte dall’ultima graduatoria. I cosiddetti “service” cantano vittoria.

di Stefano Arduini

Service. Segnatelo con la matita rossa, perché l?esplosione di questa formula promette di cambiare i connotati al sistema del Servizio civile nazionale. In sintesi si tratta di agenzie che gestiscono progetti e volontari in outsourcing rispetto agli enti pubblici e privati presso cui i volontari svolgono la loro attività. Un meccanismo non solo in linea con le norme, ma anche efficiente, almeno a giudicare dall?ultima selezione dei bandi effettuata dall?Unsc, l?Ufficio nazionale. Il confronto fra il bando ordinario 2005 e quello del 2006, come dimostra la tabella qui a lato, è infatti sorprendente. Con l?eccezione di Legacoop, e soprattutto di Arci servizio civile, che mantiene saldamente la prima posizione («che ci piacessero o meno i nuovi requisiti abbiamo lavorato attenendoci ai criteri richiesti», ricorda il presidente Licio Palazzini), per molte delle associazioni storiche l?ultima selezione ha comportato un radicale ridimensionamento delle attività. Qualche esempio. L?Anpas, il secondo ente per numero di volontari nel 2005, ha perso oltre il 55% degli avvii, retrocedendo al decimo posto. Ancora più clamoroso il tonfo dell?Unione italiana ciechi che, 36esima (-85,7%), a fatica rientra nella top 40: dodici mesi fa era il terzo ente. Il loro posto sul podio è stato occupato da due sigle in forte ascesa: l?Amesci (+141,7%) e la Proitalia onlus (+70,6%). «Il sistema dell?accreditamento è stato introdotto per salvaguardare l?alta qualità dei progetti. Non abbiamo guardato in faccia nessuno: è stato premiato chi ha dimostrato più qualità», taglia corto l?ex ministro Carlo Giovanardi, sotto il cui mandato è stata approvata la griglia di valutazione dei progetti. «L?obiettivo era di evitare le posizioni dominanti», gli fa eco il direttore dell?Unsc, Massimo Palombi. Il risultato adesso è sotto gli occhi di tutti: un mezzo terremoto. Ma come funziona un service? Enrico Maria Borrelli, deus ex machina dell?Amesci, parla apertamente di «impresa sociale». I partner dell?ente casertano sono ormai 190, nel 2005 erano 150. Fra questi molti soggetti pubblici campani, «anche se il privato sociale rappresenta il 64% della nostra rete». Per marcare la differenza fra l?Amesci e gli enti storici, Borrelli ricorre a una formula geometrica. «Noi applichiamo in modo orizzontale il concetto di promozione del servizio civile. Le associazioni sono invece ancora legate a un?impostazione verticistica che io definisco ?pro domo mea?». La consulenza di Amesci, che va dalla fase progettuale («la sinergia con gli enti del territorio è in cima alle nostre preoccupazioni, sarebbe quindi più corretto parlare di co-progettazione») fino all?accompagnamento dei ragazzi durante tutti i 12 mesi del servizio, ha un costo variabile: «Difficile indicare uno standard, per le associazioni però si va da 250 a 500 euro a volontario, qualcosa di più nelle convenzioni con gli enti pubblici», spiega Borrelli. Tenendo quindi per buona una media di 500 euro per ognuno dei 3.717 volontari approvati, grazie al bando 2006 l?Amesci incasserà almeno 1.858.500 euro. L?altro enfant prodige del servizio civile risponde al nome di Proitalia onlus. Anche in questo caso la casa madre ha sede nel Mezzogiorno. Precisamente a Lamezia Terme, nel cuore della Calabria. Ad oggi al network aderiscono circa 300 enti. «Comuni, Comunità montane, Province e associazioni medio piccole che avrebbero difficoltà a presentare progetti in modo autonomo, ma anche atenei, la clinica universitaria Mondino di Pavia, l?università della Calabria di Cosenza e quella del Mediterraneo di Reggio Calabria, e un sindacato nazionale come la Cisal», spiega il coordinatore della Calabria, Marziale Battaglia. La parola d?ordine è innovazione. «Guardiamo con ammirazione e riconoscimento agli enti storici, ma l?associazionismo moderno ha bisogno di innovazione», dice il presidente nazionale, Carmelo Cortellaro al quale però non appare «comprensibile che gli enti a cui non sono stati approvati alcuni progetti scarichino sugli altri le proprie responsabilità e in alcuni casi le proprie incapacità». Secondo Cortellaro la ricetta è semplicissima: «Un sistema di progettisti serio e competente, votato a una sana competizione basata sul reciproco rispetto. Nella presentazione dei progetti, per esempio, ci siamo uniformati alla modalità informatica Helios e questo, assieme ad altri accorgimenti, per altro segnalati nella circolare di riferimento, ci ha permesso di totalizzare ottimi punteggi, di cui siamo orgogliosi». Il riferimento alla competizione rimanda all?idea di service come impresa sociale cara all?Amesci. «Assolutamente no», ribatte Cortellaro, «il nostro è volontariato allo stato puro». «Non esiste un tariffario per le nostre consulenze», aggiunge Battaglia, «a chi può, chiediamo un contributo volontario, per gli altri il servizio è gratuito. Come volontaria è l?attività dei nostri formatori». L?ufficio nazionale, comunque, come precisa Palombi, «versa a tutti gli enti, a titolo di rimborso spese per la formazione, 80 euro per ogni volontario». Non sono saliti sul podio 2006, ma anche la prestazione di altri due service è stata da record. L?associazione il Mosaico di Bergamo è passata dal 45esimo al 25esimo posto con un incremento del 133,9% nel numero dei volontari; il Cesc-Project, invece, ha guadagnato 53 posizioni (+337,6%). Alla guida del coordinamento romano, nato cinque anni fa e che ormai aggrega 30 soggetti fra Comuni, privato sociale, cooperative, istituti religiosi, università e partner esteri, c?è Michelangelo Chiurchiù. «Siamo nati con un input preciso,», spiega dalla sede centrale, «fare sistema fra pubblico e privato e offrire supporto agli enti più piccoli». Ma quanto costa questa consulenza? «500 euro a volontario, siano essi pubblici o privati: il 30% da versare nella fase di progettazione e il restante all?avvio del progetto». L?ottica del service non è però esclusiva delle associazioni. Anche enti pubblici come la Provincia di Foggia e il Comune di Torino si sono calati in queste vesti. Il futuro del servizio civile è quindi segnato? «Presumo però che il miglioramento delle professionalità negli enti minori limiterà il trend», risponde Palombi. Non è dello stesso avviso Borrelli. E avverte: «Legare l?impresa sociale al servizio civile è una scelta vincente».


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