Non profit
Bandi congiunti tra Airc e le fondazioni per spingere la ricerca contro il cancro
Airc ci mette la capacità di valutare e selezionare i progetti migliori. Le fondazioni di origine bancaria le risorse e il legame con il territorio. Nascono così dei co-bandi che stanno facendo crescere tanti centri di ricerca oncologica. La prima volta è stata nel 2016, con Fondazione CR Firenze e da allora questo è diventato un modello. Un esempio della vitalità e visione delle fondazioni, a 30 anni dalla loro nascita
Investire in ricerca, per produrre un forte impatto sociale. Da un lato, la disponibilità di risorse da investire per lo sviluppo del proprio territorio e una missione esplicitamente dedicata all’utilità sociale; dall’altro, un solido metodo di peer review a garantire che la selezione premierà i programmi migliori. Il match fra questi due valori ha segnato l’incontro tra diverse fondazioni di origine bancaria e Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, dando vita a bandi per il co-finanziamento dei migliori progetti di ricerca oncologica in Italia, che sono vere e proprie esperienze di co-progettazione.
A descrivere l’innovativo modello di collaborazione di AIRC con le fondazioni bancarie è Alessandra Delli Poggi, Responsabile Area Aziende e Reti di Raccolta Fondi di Fondazione AIRC. «La dinamica più “classica” vede AIRC applicare ai Bandi delle fondazioni bancarie che hanno individuato fra le loro priorità la ricerca scientifica e che operano in territori in cui siano attivi centri o istituti di ricerca oncologica: questi ovviamente sono due elementi importanti perché per una Fondazione il territorio di riferimento è fulcro di ogni azione», spiega Delli Poggi. Il passo successivo però c’è stato quando alcune fondazioni hanno deciso di contribuire al successo della ricerca oncologica affidandosi ad AIRC per l’individuazione dei migliori progetti da sostenere, seguendo il suo processo di valutazione basato sul metodo del “peer review”, condotto da oltre 600 revisori in tutto il mondo. «A un certo punto abbiamo proposto di mettere il nostro sistema di valutazione a servizio di alcuni territori. Ogni anno AIRC seleziona centinaia di ricercatori con progetti che si svolgono sul territorio, valutati come i più meritevoli; abbiamo quindi coinvolto le fondazioni nel loro finanziamento, in alcuni casi con bandi co-finanziati dedicati. Di fatto, le fondazioni di origine bancaria affidano a noi i loro fondi, perché sanno che il processo di peer review di AIRC li assegnerà ai progetti più meritevoli», prosegue Delli Poggi.
Decidendo di affiancare AIRC, le fondazioni bancarie contribuiscono così non solo al grande obiettivo di rendere il cancro sempre più curabile, ma anche al potenziamento economico, sociale e culturale del territorio, perché investire nella ricerca significa creare energie e sinergie capaci di generare un forte impatto in termini di sviluppo locale.
Ecco allora che le fondazioni di origine bancaria iniziano a promuovere nel proprio territorio di riferimento bandi all’avanguardia per rilevanza scientifica e impatto sociale, delegando ad AIRC il processo di valutazione dei progetti di ricerca oncologica più meritevoli. Decidendo di affiancare AIRC, le fondazioni bancarie contribuiscono così non solo al grande obiettivo di rendere il cancro sempre più curabile, ma anche al potenziamento economico, sociale e culturale del territorio, perché investire nella ricerca significa creare energie e sinergie capaci di generare un forte impatto in termini di sviluppo locale.
Un primo esempio è la partnership consolidata con la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, iniziata nel 2016. L’impegno congiunto di Fondazione AIRC e Fondazione CR Firenze ha messo a disposizione della comunità scientifica toscana oltre 5 milioni di euro, contribuendo alla costruzione di un modello di eccellenza per il progresso della ricerca oncologica. Grazie a questo contributo, 248 ricercatori nell’area di Firenze, Sesto Fiorentino, Empoli e Prato sono stati coinvolti in progetti di ricerca: 149 di questi erano a inizio carriera. «Il territorio esprimeva una forte spinta su due fronti: borse di studio per giovani ricercatori e strumentazioni per i laboratori degli istituti di ricerca. Così nel 2016 nacque il bando congiunto “Multi-User Equipment”, che si proponeva di dotare la comunità scientifica locale di apparecchiature d’avanguardia ad altissima tecnologia, che ovviamente sarebbe andata a beneficio di tutto il sistema di ricerca toscano», sottolinea Delli Poggi. Fra i macchinari acquistati, ci sono uno spettrometro di massa, una stazione di imaging fotoacustica per lo studio di modelli pre-clinici e uno per lo studio del metabolismo cellulare. Negli anni, la partnership ha inoltre permesso di sostenere tre programmi di ricerca triennale, che hanno coinvolto 20 gruppi di ricerca e hanno formato una nuova generazione di giovani oncologi-ricercatori. Dalle ricerche finanziate sono emerse finora 50 pubblicazioni su riviste scientifiche di alto profilo, che testimoniano il valore degli studi sostenuti dalle due fondazioni e confermano la qualità della produzione scientifica toscana.
Un “modello” che ha trovato applicazione anche in Lombardia e in Calabria. Dal 2005, Fondazione Carical e AIRC lavorano in sinergia per favorire l’avanzamento della ricerca oncologica presso gli istituti calabresi e lucani, con la realizzazione di un laboratorio di eccellenza in campo ematologico, di forte impatto per il territorio. Fondazione Cariplo e AIRC invece, nel 2014 e nel 2015, hanno promosso un bando congiunto chiamato “TRIDEO – TRansforming IDEas in Oncological research award”, dedicato a giovani ricercatori con progetti assolutamente innovativi e di avanguardia. I due bandi sono stati cofinanziati alla pari tra i due promotori, con un 1 milione di euro a testa e «puntavano proprio a sostenere quelle idee e quei progetti talmente visionari e innovativi che faticano a trovare finanziatori, progetti di ricercatori giovanissimi ma con un “quid” in più», ricorda Delli Poggi. Da un bando nato un po’ come una sfida, sono stati 23 i giovani scienziati selezionati da tutta Italia che hanno potuto applicare approcci inediti, capaci di unire la ricerca, l’esplorazione e il rischio, per cercare risposte a una malattia che in alcune sue forme è ancora poco curabile.
Quali sono le condizioni perché questa intuizione sia replicabile? «Dove c’è una massa critica sia scientifica che economica, perché un co-bando presuppone uno sforzo organizzativo importante e quindi l’impegno economico del bando deve avere la sua giusta dimensione. Nel caso di TRIDEO erano 2 milioni di euro a bando, a Firenze parliamo di un milione l’anno e siamo ormai al sesto anno. È un modello molto interessante là dove c’è una sinergia. Abbiamo un po’ rallentato in questi due anni perché le fondazioni sono state molto impegnate a dare risposte ai loro territori sul fronte dell’emergenza sanitaria. Ora speriamo di poter riprendere alcuni discorsi già avviati», conclude Delli Poggi.
In foto, il team di Luca Malorni, medico e ricercatore sostenuto da Fondazione AIRC presso l’Azienda USL Toscana Centro. Foto di Giulio Lapone
Nel dicembre del 1991 grazie alla legge Amato nascevano le Fondazioni di origine bancaria. Assi portanti del nostro welfare e infrastrutture delle libertà sociali. Fra riscoperta delle loro radici e innovazione come cambia il loro ruolo nell’Italia post Covid? Quali i nuovi meccanismi di attivazione delle comunità e del Terzo settore? È il tema del numero di dicembre di VITA magazine: per scaricarlo, clicca qui
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