Cultura

Banco informatico, il riciclo hi-tech

Così risparmiano associazioni e aziende

di Redazione

Il meccanismo è semplice, ma ingegnoso. Riciclare computer vecchi e obsoleti che alle aziende non servono più, rimetterli a nuovo e poi donarli a chi ne fa un uso sociale. E il gioco è fatto. Tutti contenti: le aziende che altrimenti dovrebbero affrontare alti costi di smaltimento (da gennaio, con la nuova legge, circa 25 euro a pc) e il privato sociale che ottiene computer vecchi, ma dotati di software recenti, a costo zero. È il meccanismo alla base del Banco informatico tecnologico e biomedico (BITeB), la onlus che gestisce questa forma di solidarietà «high tech». L?idea è venuta a Stefano Sala, attuale presidente di BITeB, nel 2001. Da allora, il Banco informatico è cresciuto sia in numeri (4.500 computer ricevuti, 40 volontari impiegati e 250 onlus come partner) sia in obiettivi: il prossimo traguardo è infatti quello di creare una rete sul territorio che permetta di movimentare risorse in tutt?Italia. A fine giugno nella sede milanese della Microsoft, un convegno ha fatto il punto sul lavoro svolto sinora. Cosa c?entra Microsoft? Per ogni pc recuperato da BITeB, la multinazionale fornisce gratuitamente il pacchetto Office Xp e il sistema operativo di base.

Per donare basta una email, ma «accettiamo solo macchine funzionanti» precisa Sala. Appena arriva l?email, si procede ad una prima verifica della loro funzionalità. I computer vengono quindi raccolto in un laboratorio a Buccinasco, nel milanese, dove vengono sottoposti all?azzeramento delle memoria, alla verifica della funzionalità dei singoli componenti e infine alla dotazione del software nuovo. «Tutte queste operazioni sono affidate a volontari», precisa ancora Sala: per lo più studenti degli istituti tecnici o del Politecnico. Poi arriva il momento della scelte: «I nostri destinatari sono esclusivamente enti del privato sociale». Con questa ricetta la BITeB ha rimesso a nuovo e destinato oltre 400 pc, sia in italia che all?estero. Qualche esempio? Gli ospiti del Piccolo Cottolengo don Orione di Milano, i medici del Centro studi sull?handicap di Ercolano, e ancora i giovani dell?oratorio dell?Opera don Orione di Oradea in Romania. «Con iniziative come questa», commenta don Alessio Cappelli della Fondazione don Orione, «i computer diventano una risorsa sociale».

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