Non profit
Banchi alimentari, l’Italia li difende
Resi noti i dati relativi alla consultazione popolare sugli aiuti alimentari. E intanto domani la Ue decide il futuro di queste politiche
Domani sarà il giorno della verità per i Banchi alimentari europei: il 17 settembre a Bruxelles si decide infatti il futuro delle politiche di aiuto alimentare. La Ue vuole portare da 300 a 500 milioni di euro l’anno, a partire dal 2010, l’aiuto europeo per distribuire gratuitamente prodotti alimentari agli indigenti e alle famiglie in difficoltà (oltre 13 milioni di cittadini l’anno, la maggior parte dei quali proprio in Italia) e per farlo lancia una nuova iniziativa, messa a punto dalla commissaria europea all’agricoltura, Mariann Fischer Boel.
Il problema è che l’impatto di questo provvedimento sui Banchi alimentari rischia di essere pesante: sembra infatti che, a fronte di un aumento di 2/3 dell’attuale bilancio Ue per gli aiuti alimentari, l’Unione voglia potenziare il sistema di voucher personali per l’acquisto di cibo a scapito del sostegno che arriva ai cittadini dalle associazioni che raccolgono e distribuiscono le eccedenze.
Alla vigilia di questa importante scadenza, sono stati resi noti i risultati di una consultazione popolare lanciata dall’Ue proprio per conoscere la voce dei cittadini europei e degli enti assistenziali che operano sul territorio in merito a questio cambio di rotìta annunciato. Ebbene, sono state 12.000 le adesioni alla consultazione pubblica, rimasta online fino allo scorso maggio. Un risultato definito «di straordinaria importanza» dalla Fondazione Banco Alimentare italiana e che ha visto in prima linea gli italiani, che hanno raccolto 8.000 adesioni contro le 3.000 dalla Francia e le 1.000 sparse per il resto dell’Europa. «Due sono i fattori che ritengo importanti per poter giudicare questo stupendo risultato» ha spiegato a www.ilsussidiario.net Don Mauro Inzoli, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus. «È stata essenziale la rete dei numerosi enti caritativi che si appoggiano al Banco Alimentare, che sono espressione della vita della comunità cristiana e che hanno accolto e diffuso il nostro appello; l’altro fattore decisivo riguarda l’esperienza del movimento di Comunione e Liberazione che in ogni occasione accoglie e sostiene le azioni promosse dalla Fondazione Banco Alimentare. Ci auguriamo che tra queste migliaia di risposte la stragrande maggioranza abbia confermato la necessità di rafforzare la formula attuale, che si basa sulla destinazione delle eccedenze alimentari agli enti che li distribuiscono ai più poveri. Al contempo un cambiamento di impostazione delle politiche comunitarie, per esempio attraverso l’assegnazione di voucher da destinare all’acquisto di alimenti, darebbe sì un aiuto ma lascerebbe le persone sole».
La consegna dei beni alimentari attraverso gli enti caritativi, infatti, non solo cerca di rispondere al bisogno alimentare degli indigenti, ma favorisce l’incontro delle persone, il sostegno umano, rispondendo anche a bisogni più grandi di quello legato al cibo. La Feba (Federazione Europea dei Banchi Alimentari) si è mossa compatta a sostegno della consultazione, promuovendo una risposta collettiva. «Il risultato è stato assolutamente eccezionale» ha spiega Jean Lecointre, responsabile della Feba per i rapporti con l’Unione Europea, «a memoria non ricordo una risposta simile a una consultazione di questo genere. Questo risultato ci rassicura in vista delle decisioni che verranno prese a livello comunitario circa il futuro delle politiche di aiuto alimentare. Un grazie va agli italiani, che si dimostrano sempre sensibili e decisi in queste situazioni e che hanno raccolto oltre il 66% delle adesioni».
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