Formazione

Banche, una buona notizia. Qui le armi non hanno credito

La popolare di Bergamo - Credito Varesino rinuncia alle operazioni di import ed export di materiali di armamento.

di Francesco Maggio

Una decisione coerente con la nostra storia». La spiega così Gaudenzio Cattaneo, con poche parole, la decisione presa dal gruppo bancario di cui è direttore generale, di uscire definitivamente dal settore bellico. O meglio, per dirla con il linguaggio ufficiale della nota diramata dal gruppo Banca Popolare di Bergamo-Credito Varesino il 24 ottobre scorso, «di astenersi definitivamente dalla prestazione di tutti i servizi bancari e finanziari direttamente riferiti ad operazioni connesse con l?esportazione, l?importazione e il transito di materiali di armamento».
Dopo Unicredito italiano (vedi a lato), quindi, un altro grande istituto di credito dice, definitivamente, addio alle armi. Senza tentennamenti? Senza riserve? Va bene che sono poca cosa 6 miliardi di vecchie lire (a tanto ammontava il ?coinvolgimento? nel settore secondo dati del Parlamento) rispetto a 32 miliardi di euro di raccolta. Però…. «Certe scelte», afferma Cattaneo, «si deve avere il coraggio di farle con il cuore, senza star lì a far troppi calcoli di costi/opportunità, bensì sintonizzandosi sulla sensibilità dei propri clienti e, più in generale, di larghe fasce di cittadini. Cittadini che chiedono sempre più consapevolezza circa la destinazione d?uso dei propri soldi e che, nel caso dei nostri clienti, sta a significare attenzione non improvvisata ai temi della responsabilità sociale d?impresa, dell?economia locale, dello sviluppo del territorio».
Già, perché la storia della Popolare di Bergamo è il risultato di un buon mix di efficienza e solidarietà. Fondata nel 1896, raggiunge progressivamente una capillare diffusione sul territorio di riferimento. Nel 1992, a seguito di un?operazione di fusione per incorporazione con il Credito Varesino, cambia la denominazione in Banca popolare di Bergamo-Credito Varesino. Negli ultimi dieci anni mette poi a segno una serie di acquisizioni di importanti istituti e oggi del gruppo fanno parte, tra le altre, le popolari di Ancona, di Todi, di Napoli, la Cassa di risparmio di Fano, la Banca Brignone che, nel complesso, realizzano una raccolta di oltre 32 miliardi di euro, un utile netto di 107 milioni e un patrimonio di 2.017.

Fondo etico in vista
Ma i 631 sportelli e gli 8.445 dipendenti del gruppo sono anche attivi sul fronte della solidarietà. Niente di ?trascendentale?, intendiamoci. Ma, per esempio, 15 anni fa sono stati i primi a lanciare un conto etico (il Conto progresso, tra i pochi della categoria, a produrre flussi di cassa significativi e a intercettare oltre 100mila giovani) e nel 1998 a emettere un prestito obbligazionario triennale da 10 miliardi di vecchie lire, denominato Sos Nord Corea-Cesvi, grazie al quale 40 tonnellate di riso sono state distribuite ai bambini della Corea del Nord.
Insomma, una bella storia di democrazia finanziaria che presto potrebbe avere un interessante seguito anche sul fronte del risparmio gestito. «Da pochi mesi», sottolinea Cattaneo, «in partnership con Prudential financial, abbiamo costituito la Sgr BPB Prumerica Global Investments con cui puntiamo a dar vita a un fondo etico. Si tratta di un settore in espansione, nel quale vogliamo entrare e restare da protagonisti».

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