Sostenibilità

Banche sconfitte dai consumatori. Interessi passivi: 50 anni di illegalità.

La Cassazione ha dato ragione alle associazioni: il calcolo trimestrale invece che annuale fa crescere il debito. Dice Martinelli di Altroconsumo: «Ora è pensabile fare una class action contro una ban

di Ida Cappiello

A pochi giorni dalla sentenza della Cassazione contro l?anatocismo, si sente già parlare di una vittoria di Pirro per le associazioni di consumatori, prime protagoniste di una battaglia che dura da anni per ottenere ai risparmiatori più equità nei contratti bancari. L?anatocismo, lo ricordiamo, è una sorta di abuso di potere da parte del contraente più forte, la banca, la quale calcola gli interessi passivi (quelli sul ?rosso?) per il cliente su base trimestrale, mentre quelli attivi su base annua. Il calcolo più frequente fa crescere il debito.
L?odiosa prassi è già vietata da cinque anni, ma la Suprema Corte ha reso retroattivo il divieto, dando via libera alle richieste di rimborso. Per la grande maggioranza delle vittime, si è detto e scritto, fare causa alla banca per avere indietro gli interessi illegali costerebbe molto di più del rimborso stesso. Tutto inutile, allora? «Certamente no», risponde il presidente di Adiconsum, Paolo Landi. «L?ultima sentenza è una vittoria importante sul piano del diritto, il punto di arrivo di un percorso avviato almeno dieci anni fa con le prime sentenze di magistrati isolati a favore dei risparmiatori, proseguito con un pronunciamento della Corte costituzionale e finalmente arrivato al grado più alto della magistratura giudicante. è anche una dimostrazione di coraggio e indipendenza del potere giudiziario, considerando la forza di pressione delle lobby in gioco».
L?anatocismo è stato praticato dalle banche italiane per cinquant?anni. Per il singolo risparmiatore il costo poteva essere anche trascurabile. Per gli istituti di credito, invece, il profitto accumulato su milioni di conti correnti è ingente: le stime vanno dai 20 ai 30 miliardi di euro. Fino agli anni 80 sembrava un?ingiustizia da subire senza rimedio, racconta Paolo Martinelli, presidente di Altroconsumo: «Eravamo rassegnati, nessuna legge lo vietava, i giudici davano sempre ragione alle banche nei rari casi di contestazione. Poi, nel 96, la prima svolta: la riforma generale dei contratti, che annullava tutte le clausole vessatorie. Fu proprio l?applicazione di questa legge a motivare la prima sentenza, della Corte d?Appello di Roma, e altri abusi di potere».
Nessun banchiere, però, cambiò politica. Ma intanto il clima di acquiescenza stava cambiando e finalmente, nel 2000, il governo D?Alema vietò definitivamente l?anatocismo, ma solo per i contratti nuovi. Il decreto, definito ?salva interessi? fu poi dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale. L?ultima sentenza di Cassazione sui rimborsi non avrà forse effetti dirompenti sui bilanci bancari.
«Però è una lezione importante per il futuro », continua Martinelli. «Oggi è difficile e oneroso fare causa da soli a una banca. Ma nuovi strumenti giuridici sono alle porte: la Camera ha già approvato la legge che consente anche in Italia la class action, l?azione collettiva all?americana, e i consumatori di oggi sono molto meno disposti a subire. Comportarsi male potrebbe diventare molto rischioso. Ebbene, le banche e le imprese più avvertite dovrebbero cogliere questi segnali di cambiamento sociale e agire di conseguenza: sarebbe un bell?esempio di etica vissuta e non solo dichiarata».

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