Non profit

Banche, paga il non profit?

Emergenza finanziaria. Il governo cerca le risorse per un eventuale salvataggio degli istituti. E le trova anche nel 5 per mille...

di Giuseppe Frangi

Nel Decreto emanato ieri dal Governo «Misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell’erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell’attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali», rientra in discussione anche il 5 per mille. All’articolo 7 del decreto, là dove sono individuate «per ciascuna operazione di cui al presente articolo le risorse necessarie per finanziare le operazioni stesse», insieme ad altre voci come la «riduzione lineare delle dotazioni finanziarie, a legislazione vigente, delle missioni di spesa di ciascun Ministero», vengono isnerite anche le «risorse destinate al finanziamento del 5 per mille delle imposte sui redditi delle persone fisiche».
Anche ricerca e università sono messe sull’avviso: sranno le prime a pagare l’eventuale emergenza per salvare il sistema bancario italiano.
Si può essere d’accordo sul fatto che in una situazione di drammatica emergenza cone quella che viviamo, ognuno debba fare la sua parte (sperando sempre che chi per avidità ha condotto il sistema al tracollo non la faccia franca). Ma il 5 per mille non  è una risorsa dello stato, e questo Tremonti che ha il merito di averlo inventato, lo sa benissimo. Il 5 per mille è una quota che lo stato lascia in mano ai cittadini: liberi loro di destinarlo o meno, e liberi di scegliere a chi destinarlo.
Certo che di fronte alle cifre che ballano per questo gigantesco crack del sistema creditizio, le cifre del 5per mille sono meno che briciole. Forse lasciarle alla loro vera destinazione potrebbe essere un segno di fiducia di cui, certamente, tutti abbiamo bisogno.

qui il testo del decreto


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