Sostenibilità

Banche italiane, ci vuole più umiltà

Nell’ultimo anno sono giunte all’associazione adusbef oltre 75mila reclami contro le banche

di Francesco Maggio

Un momentaccio, non c?è che dire. Le banche di questi tempi se la passano veramente male. Scarsa trasparenza, inefficienze gestionali, sfiducia generalizzata nei loro confronti. Beninteso, non si tratta di una novità assoluta. Le banche italiane non hanno mai goduto di ?buona fama?. Ma i casi Cirio, Argentina, My-Way, Parmalat stanno dando una spallata fatale alla credibilità del sistema. E stavolta i clienti hanno deciso di non rimanere alla finestra ma di far sentire con forza la propria voce. Negli ultimi 12 mesi, infatti, sono stati oltre 75mila i reclami presentati all?Adusbef, per i disservizi più vari riguardanti, per esempio: interessi, mutui, assegni, conti correnti, bancomat, fondi di investimento, carte di credito.
A rivelarlo è proprio un?indagine dell?associazione guidata da Elio Lannutti, da cui emerge un quadro davvero inquietante: dal 31 dicembre 2001 al 30 novembre 2003 i costi bancari sono cresciuti del 25,7%; 5mila cittadini (6,6%) reclamano l?omesso rispetto delle sentenze di Cassazione che hanno dichiarato illegittima la ?prassi? di ricapitalizzare gli interessi sui prestiti, annualizzando quelli sui depositi (il cosiddetto anatocismo); il 20,7% (oltre 15mila reclami) lamentano modifiche arbitrarie di tassi e condizioni con effetto retroattivo; il 2,6% (2mila utenti) denunciano di essere stati raggirati dalle banche o dalle sgr con consigli di disinvestire dal reddito fisso e garantito e riversare capitali in fondi e gestioni patrimoniali con promesse di alti rendimenti, realizzati negli anni precedenti; il 53,9% (oltre 41mila risparmiatori) segnala problemi derivanti dai suggerimenti degli ?addetti ai lavori? circa i vantaggi di investire in bond argentini, Cirio, in My-Way (in quest?ultimo caso è stata avviata una procedura di conciliazione).
Insomma una débâcle da cui sarà possibile risollevarsi solo rivoltando il sistema bancario come un calzino.
«Siamo giunti davvero a un punto di non ritorno», afferma il presidente di Adusbef, Elio Lannutti, «le nostre banche non sono competitive, vivono all?interno di un sistema protetto e molte responsabilità della situazione attuale sono da addebitare alla Banca d?Italia che esercita il suo potere di vigilanza con una discrezionalità che non ci piace. Per questo, da tempo, auspichiamo che ad occuparsi della concorrenza non sia via Nazionale bensì che questo potere venga trasferito all?autorità antitrust.
«Oggi», continua Lannutti, «per poter uscire dall?impasse in cui ci troviamo bisogna ricostruire un tessuto di fiducia con i risparmiatori e per farlo ci vogliono riforme profonde a cominciare dall?atteggiamento delle banche. Queste non sono soggetti onnipotenti, ben venga un po? più di umiltà»

Info: www.adusbef.it

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