Economia
Banche, in arrivo una tassa dall’Europa
Accordo fra i Governi, ma un rischio per i consumatori
Una tassa sulle banche, la vuole l’Unione Europea, anche se non si precisa né come né quando. Di sicuro c’è l’intenzione di mettere sotto pressione gli istituti di credito del vecchio Continente che continuano a fare profitti da capogiro nonostante la crisi. Ecco come la notizia rimbalza sui quotidiani di oggi.
- In rassegna stampa anche:
- DIAZ
- ARTICOLO 41
- MIGRANTI
- HAITI
- POMIGLIANO
- MEDIO ORIENTE
- PETROLIO
- TRAPIANTI
- DR0GA
“L’Europa vuole una tassa sulle banche”, titola in prima pagina il CORRIERE DELLA SERA a fianco dell’apertura sulla condanna a De Gennaro. «Il consiglio dei capi di stato e di governo della Ue ha concordato un prelievo sulle banche per recuperare i fondi pubblici usati nei salvataggi. La proposta sarà portata al prossimo G20» intanto arriva anche il sì alla proposta italiana di modificare la valutazione del debito pubblico. “La filantropia per farsi perdonare” è invece il titolo del commento di Massimo Gaggi. All’interno i servizi si trovano a pag 8. Questi in sintesi i punti dell’accordo. Debito: nel valutare la situazione finanziaria degli Stati membri si terrà conto non solo del debito pubblico, ma anche di quello privato; banche: gli stati europei dovrebbero introdurre un sistema di prelievi e tasse sulle istituzioni finanziarie per una equa ripartizione degli oneri; stress-test: i risultati degli stress test sulle banche dovranno essere resi pubblici al più tardi nella seconda metà del mese di luglio; transazioni finanziarie: al tavolo del G20 della prossima settimana sarà portata la proposta di valutare una tassa globale sulle transazioni finanziarie. Luigi Offeddu raccoglie le reazioni dei leader europei mettendo in evidenza l’evidente soddisfazione della Merkel, vera fautrice dell’accordo, con i silenzi di Sarkozy che avrebbe voluto la nascita di un governo europeo per la zona dell’euro. Infine torniamo alla corrispondenza di Gaggi da New York: «A New York, come ogni anno, con l’estate fioriscono le attività filantropiche. Che, da un paio d’anni a questa parte, vedono protagoniste assolute le banche di Wall Street. Soldi in beneficenza, gli istituti di credito ne hanno sempre devoluti un bel po’, ma da quando la crisi finanziaria del 2008 e le polemiche sui superbonus dei manager li hanno resi assai impopolari, i banchieri hanno cambiato marcia: spingono i loro dipendenti a partecipare come volontari ad ogni tipo di attività filantropica nel tentativo di migliorare l’immagine pubblica del loro istituto».
LA REPUBBLICA dà la notizia nelle pagine di economia. «Gli stati europei: sì alla tassa sulle banche» è il titolo dell’articolo di Andrea Bonanni. Gli esiti del summit di Bruxelles vengono descritti così: «Una tassa sulle banche, le cui modalità sono ancora da definire, un indurimento delle regole di disciplina di bilancio che dovrà tenere in conto una serie di nuovi parametri, tra cui anche il debito privato. La pubblicazione entro luglio dei risultati degli «stress test» sui primi venticinque grandi gruppi bancari europei e gli istituti a loro affiliati. L’impegno a coordinare i bilanci in primavera, prima di sottoporli all’esame dei parlamenti nazionali. La decisione di proporre, al prossimo vertice G20 di Toronto una tassa sulle transazioni finanziarie. Per quel che riguarda l’Italia, ha ottenuto che nell’inasprire la disciplina di bilancio si tenga conto anche «della sostenibilità della spesa pensionistica, che nei bilanci di alcuni paesi non appare nel computo del debito pubblico». Era questa una richiesta «che L’Italia, il Paese che con la Grecia ha il più alto debito pubblico in percentuale di Pil, aveva sostenuto con insistenza». Viene riportato un grafico con i rating di Moody’s. Con una valutazione di «Aa2» l’Italia è al terzultimo posto, solo Portogallo e Grecia sono messe peggio.
IL GIORNALE dedica il taglio centrale della prima pagina al vertice dei capi di stato Ue. «Finalmente vogliono tassare le banche» è il titolo. Nel catenaccio si sottolinea la «Vittoria dell’Italia: nuovi criteri per valutare il debito». Nella sua analisi Francesco Forte commenta: «Due successi per la delegazione italiana guidata da Silvio Berlusconi». Il primo «storico» risultato è sul calcolo della sostenibilità del debito pubblico: «sarà calcolata non in rapporto al Pil, ma con riferimento al debito complessivo» e secondo Il Giornale, l’indebitamento privato «Nel belpaese è il più basso del continente». Il secondo successo è sugli istituti di credito: «Il problema della crisi delle banche non ci riguarda. Noi non abbiamo avuto bisogno di soccorrerle e non sono in vista, o prevedibili, esigenze di questo genere perché i parametri dei nostri istituti di credito sono buoni», scrive Forte. Su entrambi i fronti sarebbe «passata la linea Tremonti». Il ministro dell’Economia afferma: «Un successo straordinario» e spiega «al termine di una telefonata con Silvio Berlusconi» che «Abbiamo una grande ricchezza delle famiglie e un sistema previdenziale stabile, certificato dall’Europa». Anche dal resto del continente sembrano arrivare segnali di «risalita». Gian Battista Bozzo nota: «Dopo tre settimane l’euro torna sopra 1, 24 dollari. Bene le aste di titoli spagnoli».
IL MANIFESTO: «Il bluff europeo della tassa alle banche» è questo il titolo in prima pagina, in un riquadro in basso dove inizia il commento di Galapagos che introduce alle due pagine dedicate alle misure anticrisi che si aprono con il titolo «Ora paghino le banche». Galapagos inizia il suo articolo citando l’economista francese Jean Paul Fitoussi «L’Europa non ha anima». E prosegue «Fitoussi ha fatto un’altra giusta affermazione quando dice che “stiamo entrando in una fase di deflazione”. La conferma è arrivata ieri dal “Bollettino mensile” della Bce, che parla di una fase di crescita con “incremento moderato” a causa dei processi di “aggiustamento dei bilanci” e dalle “prospettive di debolezza del mercato del lavoro”. (…) Ci sono poi le “perduranti tensioni finanziarie”. Questo dovrebbe obbligare la Ue e il G20 a varare manovre che mettano sotto controllo la speculazione, ma a parte il divieto di vendere allo scoperto varato dalla Merkel nulla è stato fatto e non solo perché tra gli stati gli interessi confliggono. Nulla è stato fatto perché le banche sulla speculazione campano, come ci hanno spiegato i dati Usa apparsi alcuni giorni fa, ma ignorati dalla stampa italiana (con l’eccezione de il sole 24 ore e de il manifesto) indicano in oltre 210 mila miliardi di dollari le operazioni sui derivati nel 2009. Operazioni di carta che non danno plusvalore all’economia reale, ma sono in grado di destabilizzarla» E conclude «Diminuire i salari e aumentare lo sfruttamento per rilanciare l’economia non serve, soprattutto quando il comportamento diventa generalizzato e amplia lo spazio tra chi è ricco e chi no. D’altronde l’economia è una “triste scienza” che non pone al centro le persone».
“Tassa europea sulle banche” è questo il titolo di apertura in prima del SOLE 24 ORE che dedica al summit europeo pagina 2 e 3. Di fatto i capi di stato e di governo Ue hanno smesso di tentennare e, di fronte al pericoloso incalzare dei mercati, hanno deciso che nella seconda metà di luglio i risultati degli stress test (test di resistenza che valutano la solidità economica dell’istituto) sugli oltre venti maggiori gruppi bancari europei saranno pubblicati. Ma non solo. «L’Europa ieri ha infatti deciso di presentarsi la settimana prossima al vertice del G-20 a Toronto con in tasca la proposta di una doppia tassazione: una sulle banche, destinata a creare fondi nazionali anti-crisi o comunque un nuovo cespite di entrate per abbattere i deficit pubblici o comunque recuperare i monumentali aiuti di Stato erogati al tempo della grande crisi finanziaria di due anni fa. E l’altra sulle transazioni finanziarie». Nessun dettaglio, tutto rimandato al G-20 dunque. Già alcuni paesi dell’Unione, però, non ne sono entusiasti. Il presidente Silvio Berlusconi, ad esempio, ha messo comunque le mani avanti: l’Italia non seguirà senza un’intesa a livello di G-20. E questo per non dover prima o poi subire svantaggi competitivi o correre il rischio di delocalizzazioni. Ma anche sull’altra tassa, l’intesa tra i 27 per ora non va oltre l’accordo sul principio. Sulla scelta della base imponibile e sulla destinazione dei proventi dell’imposta non c’è sintonia dentro l’Unione. Tanto che ieri il principio è passato ma accompagnato, come ha tenuto a precisare il premier inglese David Cameron, dal concetto che ogni paese deciderà in base a quali criteri imporre la tassa e come spenderne i frutti. Per il resto, il SOLE 24 ORE festeggia (e Tremonti si congratula) con il premier italiano per aver convinto l’Unione (grazie al sostegno di Sarkozy) a considerare anche il debito privato delle famiglie nella sostenibilità del sistema paese. In questo modo l’Italia guadagna posizioni, e secondo un’infografica a pagina 3 del quotidiano risulterebbe sopra la media europea, al secondo posto per sostenibilità in Europa dopo la Germania.
ITALIA OGGI titola a pagina 4 “Banche, una tassa ad alto rischio”. Giulio Genoino analizza la decisione del Consiglio europeo che ha proposto un «prelievo sugli istituti di credito» che però potrebbe «scaricarsi sui consumatori». La domanda è d’obbligo «Una punizione tributaria o una brutta partita di giro che finirà col colpire soltanto le solite vittime, cioè consumatori e piccole imprese?». Domanda che nasce «dopo che ieri il Consiglio europeo ha approvato un pesantissimo documento politico che impegna i governi dell’Unione a introdurre la ventilata “tassa sulle banche”». Quale il rischio? «Con buona pace del chiarissimo vantaggio demagogico che introdurre una tassa sulle odiate banche comporta per chi lo fa, è evidente che per evitare che i maggiori oneri comportati da questa tassa potrebbero essere agevolmente ribaltati dalle banche ai loro clienti, dato il comportamento sistematicamente da “cartello” che le banche, non solo italiane, adottano. E peraltro, bisogna anche capirle: utilizzano una materia prima, il denaro, fornita da un solo fornitore, la Bce, a un prezzo amministrato e quindi fisso, il tasso di sconto; ovvio che tendano a omologare prezzi e comportamenti competitivi, come peraltro e invano le autorità Antitrust di mezzo mondo periodicamente sanzionano». Quindi, se si scrive “tassa sulle banche” si dovrebbe leggere “tassa sugli utili delle banche”. «Ovvero, sarebbe necessario che il maggiore esborso fiscale eventualmente introdotto dall’ordinamento si risolvesse in un taglio netto del risultato economico dell’azienda bancaria. Se invece questo risultato restasse invariato rispetto al trend storico, sarebbe segnale inequivocabile del fatto che le banche avrebbero ribaltato sui clienti il maggior onere». In taglio basso nella stessa pagina Cesare Maffi firma “Sulla Partita fiscale l’Ue ha seguito il metodo La Pira” un violento attacco ai metodi del Consiglio. «A noi la vicenda ricorda da vicino Giorgio La Pira, “sindaco santo” di Firenze», spiega Maffi, «Personalmente inattaccabile sotto il profilo dell’onestà, incorrotto e incorruttibile, vivente in povertà incredibile non già per un sindaco o un professore universitario o un parlamentare (quale egli fu a più riprese della propria vita), bensì perfino per un disoccupato, La Pira aveva una concezione molto personale dell’economia (e anche della politica, sia interna sia estera: ma questo sarebbe un altro discorso). Solito corrispondere direttamente coi papi, era capace di motivare incredibili richieste d’interventi finanziari col pretesto di averne discusso con la Madonna. Argomento di fronte al quale diveniva difficile recare obiezioni. Quando gli obiettavano che il comune non aveva fondi, La Pira spalancava gli occhi, asserendo (citiamo a memoria, ma se le parole non sono esatte, il concetto espresso è giusto): “Ma come, i soldi ci sono! Io li ho visti in banca. La banca ha i soldi”». Ma dove sta la somiglianza con l’atteggiamento europeo? «Ecco, l’atteggiamento dell’Europa verso gl’istituti di credito ricorda da presso La Pira. Concetti pseudo etici sono anteposti a considerazioni economiche. Intenti punitivi aprioristici sono esternati senza alcuna riflessione sui propri errori, sulle proprie mancanze, sulle proprie responsabilità».
«E venne l’ora delle banche»: inizia così il pezzo d’apertura di AVVENIRE. «Guidati da una Merkel in crisi di popolarità, con l’immediata adesione della Francia, i Ventisette capi di Stato e di governo riuniti nella capitale belga si sono trovati d’accordo su un punto chiave: la crisi dei mercati internazionali è stata provocata principalmente dal comportamento fraudolento di molte banche. Siano dunque esse a pagarne il prezzo, almeno per una parte e se il resto del mondo non ci sta l’Europa potrebbe andare avanti da sola». Concretamente, l’idea che si fa avanti è quella di «un prelievo, una tassazione su tutte le banche quale contributo al costo della crisi», ma dal Consiglio europeo non ci si può aspettare molto di più che un indirizzo politico: l’«ipotesi è più facile a dirsi che a tradursi in realtà, ma è stata decisa a conclusione del vertice e verrà portata di peso al G20 canadese dei prossimi giorni». Per approfondire, intervista a Giacomo Vaciago, docente di politica economica alla Cattolica di Milano, che è scettico e parla di atteggiamento «schizofrenico» nei confronti delle banche, «nei giorni pari si devono salvare, nei giorni dispari tassare». La sua idea è quella di «una tassa straordinaria sui profitti, ma quando non ci sarà più paura che falliscano il giorno dopo»: oggi invece «il prelievo ora può fare danni, le banche in questo momento devono sostenere la ripresa, se le tassiamo ora tagliamo risorse che dovrebbero prestare alla imprese: così chi tassi alla fine?».
Al sì dell’Unione Europea che ha approvato l’intesa sulla tassa alle banche LA STAMPA il titolo di apertura in prima e servizi alle pagine 6 e 7. Il corrispondente da Bruxelles Marco Zatterin nell’articolo “L’Europa si prepara a tassare la finanza” spiega che «i 27 leader dell’Unione hanno confezionato un pacchetto di indirizzi politici che potrebbero seriamente influenzare le regole e l’andamento delle cose economiche nei prossimi mesi. C’è l’intesa per rafforzare il patto di stabilità che sovrintende l’euro, con sanzioni più nette, maggior coordinamento strategico e concetto di debito allargato “all’italiana”. C’è un accordo a varare “un prelievo sulle banche e le transazioni finanziarie”, che il resto del mondo ci segua oppure no. E c’è la mossa per certificare che il sistema creditizio è sano: entro luglio saranno resi noti gli “stress test” sugli istituti, le “singole pagelle” che rassicureranno gli investitori sul fatto che non avremo altri psicodrammi». Sul debito è passata la proposta di Tremonti di conteggiare i debiti privati e Berlusconi “incassa la vittoria dell’Italia”. Anche Tremonti ha esultato: «Abbiamo ottenuto uno straordinario successo per il nostro Paese. Siamo in pista e abbiamo il biglietto che ci compete». Soddisfatto anche Frattini che dichiara. «L’Italia è nel gruppo di testa e ci permette di affrontare con ancor più determinazione le prossime fasi di rafforzamento della governance europea». E se la cancelliere tedesca Merkel ha proposto di creare una nuova tassa carico di tutta la finanza, sembra scontata la reazione dei banchieri (registrata anche ora per ora la fibrillazione nel corso del vertice Ue) che affermano: “Paghiamo colpe non nostre”. Reazione che Francesco Spini commenta così nel suo articolo: «Difficile, per i banchieri interpellati, accettare il principio caro a Bruxelles che sia giusto far pagare i costi della crisi a chi l’ha causata. Ma qualcuno punta il dito Oltreoceano, dove le banche di investimento contnuano a fare utili “con gli stessi sistemi di prima“. L’accusa è che tutte le forme di finanza innovativa, come i derivati, “crescono e prosperano” come e più di prima». A Piazza Affari l’ipotesi tassa non causa però sfracelli tra i titoli bancari. Mentre il ministero dell’Economia annuncia l’emissione di un nuova classe di titoli a tasso variabile: al posto del Cct arriva il CCteu. A salvaguardia dei possessori dei vecchi CCT, il Tesoro si impegna a garantirne la liquidità e l’efficienza del mercato secondario.
E inoltre sui giornali di oggi:
DIAZ
IL MANIFESTO – È una foto di Gianni De Gennaro ad aprire la prima pagina de IL MANIFESTO sottolineata dal titolo «Blackbloc» «Tentò di inquinare il processo per la mattanza della Diaz. L’ex capo della Polizia De Gennario, oggi a capo dei servizi segreti, condannato a un anno e quattro mesi. Decisive le intercettazioni. Le vittime del G8 chiedono le dimissioni, ma il governo lo protegge come ha fatto con gli altri condannati per la notte cilena. Maroni e Alfano: “Siamo con lui”» riassume il richiamo alla pagina dedicata al processo d’appello appena concluso. Sul tema, sempre in prima pagina, anche il commento di Giuliano Pisapia «La verità su Genova». «Lentamente, ma inesorabilmente, sta emergendo, anche a livello giudiziario, la verità su quelle giornate di “macelleria cilena” nelle quali sono stati massacrati, nel luglio 2001, non solo corpi, ma anche anime, speranze e utopie (…)» e conclude «La Giustizia proseguirà il suo corso. Ma indipendentemente dall’esito giudiziario, oggi non è più possibile negare quello che da sempre chi era a Genova ha sempre urlato, con tutte le sue forze, compresa quella della disperazione. I vertici della polizia erano perfettamente consapevoli di quanto stava avvenendo alla Diaz (…) Noi saremo colpevoli di sognare e di lottare: ma, da ieri, giustizia e verità sono più vicine».
IL SOLE 24 ORE – Assolto dai giudici del Tribunale, colpevole per quelli di secondo grado. La Corte d’appello di Genova ha condannato a un anno e quattro mesi Gianni De Gennaro, ex capo della Polizia, per aver istigato alla falsa testimonianza l’ex questore di Genova, Francesco Colucci, durante il processo per la sanguinosa irruzione delle forze dell’ordine alla scuola Diaz dove, durante il vertice G-8 del luglio 2001, erano accampati 93 no global. Ne parla diffusamente il quotidiano di Golfindustria a pagina 16. Pieno sostegno del governo alle forze dell’ordine e tutto rimandato in Cassazione.
ARTICOLO 41
REPUBBLICA – La prima pagina apre con il titolo «Mani libere per imprese e case». Il disegno di legge che modifica l’articolo 41 della costituzione è presentato nelle pagine 2 e 3: «Ecco la legge, meno vincoli anche nell’urbanistica». La riforma prevede che «gli interventi regolatori dello Stato e degli Enti locali sono soggetti al controllo ex post». Nel «dossier» sul ddl si fa notare che nell’iniziativa del governo vengono citati anche Hobbes e Sant’Agostino («Noi abbiamo fiducia nella persona e nella sua capacità d’impresa»). L’intervista a Salvatore Settis, direttore della Normale, esprime un parere negativo: «Norme generiche e confuse rischiano di stravolgere il paesaggio».
MIGRANTI
AVVENIRE – La Caritas si riunisce a Trapani per parlare di immigrazione, nel Forum MigraMed e rileva, nel 2009, due fenomeni effetto della crisi: la perdita del lavoro fa aumentare gli irregolari, nonostante i respingimenti (in un anno sono 126mila in più, per un totale di 544mila) mentre dall’altra parte c’è una nuova ondata di migrazioni dal Sud Italia. Secondo la Caritas c’è una «generazione di siciliani» che sta tornando ad emigrare al Nord, almeno 60mila persone, soprattutto giovani precari, infermieri, medici, metalmeccanici. In questo contesto, le 12 Caritas affacciate sul Mediterraneo siglano oggi il “Patto di Trapani” per rafforzare la loro collaborazione per gli immigrati: l’obiettivo è quello di arrivare a progetti unitari.
SOLE 24 ORE – “No del Vaticano alla stretta sugli immigrati clandestini”. Titolo di una breve spalla a pagina 16 in cui si raccolgono le dichiarazioni di Monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente pontificio migranti. A cui si accompagna il giudizio di Caritas che, da un convegno in Sicilia, fa sapere come le nuove norme abbiano di fatto fatto “scivolare” nella clandestinità non sono pochi.
HAITI
IL GIORNALE – «La verità sugli “orfani di Haiti? Se li sono venduti i loro genitori» è il titolo dell’articolo di Fausto Biloslavo. «Solo tre bambini su dieci ospitati negli istituti sono senza famiglia. E migliaia di loro sono finiti nelle grinfie di spietati truffatori», scrive Biloslavo. «Troppi presunti orfanotrofi non sono che una copertura di traffici ignobili», l’articolo denuncia i pedofili che «nel caos del dopo-sisma si portavano a casa un piccolo haitiano con 10mila dollari».
POMIGLIANO
CORRIERE DELLA SERA – Due pagine sulla vertenza Fiat-Fiom. Nella prima Giuseppe Sarcina ci porta nello stabilimento polacco di Tychy dopo gli operai dicono, mentre Solidarnosc manifesta ai cancelli per un aumento del premio produttività (senza molto seguito): “«Date a noi la nuova Panda, siamo meglio degli italiani»”. Nella seconda parla invece Gugliemo Epifani, leader della Cgil che tira le orecchie alla Fiom «che avrebbe dovuto confrontarsi con la Cgil prima e non alla fine». Poi però getta acqua sul fuoco parlando di due anni di tempo per spostare la produzione e ricomporre la frattura».
MEDIO ORIENTE
LA STAMPA – A pagina 19 l’articolo “Israele allenta il blocco su Gaza” spiega le pressioni dell’inviato Usa Mitchell sul governo israeliano. Resta il blocco navale ma Netanyahu annuncia che potranno passare più generi di consumo e materiale edile.
PETROLIO
REPUBBLICA – «Le 700 trivelle che bucano l’Italia» è «L’inchiesta italiana» richiamata oggi nella prima pagina di REPUBBLICA. Nell articolo a pagina 22 e 23 Luigi Carletti si chiede: «Ha senso oggi dare il via a una nuova ondata di perforazioni in Italia? Qual è il rapporto costi-benefici per il “sistema Paese”». Sarebbe partita una vera e propria «Caccia al tesoro nel sottosuolo», sono state «appena approvate nuove perforazioni per metter le mani su cento milioni di tonnellate custoditi nel nostro sottosuolo».
TRAPIANTI
AVVENIRE – A poche settimane dall’ok di Css, si fa avanti un nuovo potenziale donatore samaritano, il sesto in Italia. È un detenuto del carcere di Torino, in carcere fino al 2025 per tentato omicidio, un uomo che si è offerto di donare un rene. Nanni Costa del Cnt dice che questa domanda «sarà valutata come tutte le altre», mentre dal Cnb arrivano commenti più perplessi, poiché – dice D’Agostino – «la volontà espressa dal carcerato può essere deformata dal pensiero di ottenere vantaggi sulla pena».
DROGA
LA STAMPA – “Droga e frodi: l’Africa muore” è il titolo di pagina 21 dedicata al rapporto choc dell’Onu sul crimine. Con 20 miliardi di dollari derivanti dal traffico di eroina, il mercato delle droghe resta il più ricco per le organizzazioni criminali internazionali. Segue la tratta di esseri umani (circa 10 miliardi, compresi quelli derivanti dalla prostituzione) e il mercato dei farmaci contraffatti. Avverte il direttore dell’Unodc Antonio Maria Costa: “I narcos comprano nazioni e presidenti. Il terzo mondo rischia il crac”.
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