Volontariato

Banche e impresa sociale: un tavolo di confronto

Al convegno "La Finanza specializzata per il Terzo settore" l'ad di Banca Intesa Passera lancia la proposta e invita le banche di "farsi contaminare" dal mondo del non profit

di Ettore Colombo

E’ stato annunciato questa mattina, nel corso del convegno “La finanza specializzata per il Terzo settore” (organizzato da Abi e realtà del Terzo settore, moderatore il direttore editoriale di Vita Riccardo Bonacina), il prossimo avvio di un tavolo di confronto tra mondo bancario e Terzo settore grazie al fatto che il sistema bancario italiano – come hanno detto il direttore generale dell’Abi Giuseppe Zadra e l’amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera – stanno iniziando a riconoscere sempre di più il Terzo settore come interlocutore. Insomma, le banche stanno passando dalla logica dell’assistenza o della beneficenza a considerare il mondo del non profit come un soggetto “bancabile”, cioè interessante anche economicamente e con il quale vogliono lavorare sempre più in sinergia.

“Fare banca nel senso tradizionale non basta per venire incontro alle esigenze del terzo settore: bisogna fare di più e gli istituti di credito devono pensare piuttosto a strutture dedicate e a prodotti ad hoc per soddisfare le richieste di un comparto così importante per la società di oggi”, ha detto l’amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera. E l’Abi, Associazione bancaria italiana), tramite il suo direttore generale Giuseppe Zadra, fa sapere di essere pronta ad aprire un tavolo di confronto su questo particolare tema. ”Bisogna capire come le banche possono fare meglio il loro mestiere – ha spiegato Passera – perché da parte del Terzo settore non c’è ancora una soddisfazione forte” verso il sistema del credito, e si deve perciò ”investire molto in conoscenza e competenze specifiche, in particolare su un sistema di garanzie del credito diverse da quelle classiche, fronendo una valutazione non solo economica ma anche sociale dei progetti, con particolare riguardo all’impresa sociale, e poi sulla formazione di persone competenti che abbiano la sensibilità necessaria per valutare i progetti”. L’a.d. di Banca Intesa ha sottolineato inoltre che ”bisogna innanzitutto crederci, credere che questo è un mondo che sta crescendo e svolgendo compiti e ruoli per la societa’ indispensabili”. Passera ha osservato infatti che ”il welfare state, che è uno dei pilastri del nostro ‘contratto sociale’, rischia di venire meno se non si saprà valorizzare il ruolo che il mondo del Terzo settore puo’ svolgere”. Naturalmente, ha aggiunto, questo ”non è un mondo uguale a quello delle imprese normali: ecco perché bisogna capirlo, bisogna avere gente che ci vive dentro che ne capisce il funzionamento, mettere a punto dei prodotti ad hoc lavorare molto con le reti delle associazioni, con le associazioni delle associazioni, cioè con le associazioni di secondo livello”.

Banca Intesa, ad esempio, lo ha fatto recentemente con il finanziamento di alcune centinaia di asili nido ma Passera ha chiesto veri e prioprio investimenti in formazione per conoscere meglio questo mondo, che per certi aspetti è assimilabie a quello della piccola, piccolissima e media impresam ma ha anche sostenuto che “è il sistema bancario che chiede con forza di essere permeato dai valori del Terzo settore”.
La sottosegretaria al Welfare Grazia Sestini ha chiesto invece al Terzo settore “un salto di qualità” nell’accettare la sfida del confronto con le banche, spesso un mondo inesplorato per il non profit e di trovare insieme – banche e Terzo settore – le giuste modalità di erogazione del credito su progetti validi per entrambi.

Dalla ricerca presentata al convegno (e di cui si dà conto sul numero da domani in edicola del settimanale Vita) emerge che il 60% delle delle organizzazioni del terzo settore è pienamente soddisfatta del rapporto che ha con le banche, il 37% vorrebbe migliorare alcuni aspetti e solo il 3% è insoddisfatto. Il rapporto migliore è con le banche di credito cooperativo.

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