Cultura

Banca prossima, il non profit sarà il nostro mestiere

«Non è un’operazione di maquillage bancario: saremo una società specializzata in un settore economico fondamentale. Quello dell’impresa sociale» di Christian Benna

di Redazione

Piccoli banchieri per far grande il terzo settore. Saranno circa un centinaio gli specialisti del credito che a partire da ottobre, da nord a sud, isole comprese, incarneranno in prima persona la nuova mission del gruppo Intesa San Paolo: ovvero diventare il punto di riferimento del non profit italiano. Non che i fili della comunicazione, tra i due mondi, si siano mai interrotti. Anzi. Insieme, a fusione conclusa, i due istituti arrivano a coprire il 20% del mercato dell?economia civile. Eppure, oggi, l?aria che tira è di profondo cambiamento. Perché è in corso una rivoluzione silenziosa, che, appunto lascerà da parte gli squilli di tromba del marketing, per concentrarsi sui problemi e i bisogni di accesso al credito del terzo settore. La chiave di volta si chiama Banca Prossima, la società appena costituita che ora attende il via libera della Vigilanza di Banca d?Italia per accendere i motori e partire a vele spiegate. Un patrimonio di 120 milioni di euro, tanto per iniziare. Due quartier generali, uno Roma e l?altro a Milano, l?operatività bancaria di base in tutte le filiali Intesa Sanpaolo e presidi territoriali in ogni provincia italiana. Ecco, la banca del non profit è servita.

Vita: Marco Morganti, capo del progetto Banca Prossima, che volto avrà il nuovo soggetto del credito?
Marco Morganti: Sarà una banca agile e leggera, ma con una presenza capillare sul territorio, in grado di affiancare le imprese sociali in tutte le fasi di vita dell?azienda. Dalla start up fino all?espansione. Il nostro intento è di proporci come partner del non profit, un comparto vitale della nostra economia, ma troppo spesso chiuso dentro i suoi confini. Noi invece crediamo che ci siano ampi margini di sviluppo: da un lato c?è il welfare in crisi e i bisogni delle comunità insoddisfatti, dall?altro un terzo settore che può puntare a un ruolo da protagonista.

Vita: Quali strumenti metterete in campo per far correre il non profit?
Morganti: Ci saranno prodotti ad hoc: dal venture philanthropy al microcredito a strumenti di anticipazione. Ma nessuna campagna di tassi agevolati, sconti o favori di ogni genere. Il nostro mestiere sarà quello di banchieri che credono nella forza dell?economia non profit e intendono accompagnarne con servizi professionali i migliori progetti. Questo significa anche riequilibrare il rapporto impieghi/ raccolta, oggi troppo sbilanciato a favore della seconda.

Vita: Farete anche della filantropia?
Morganti: Per statuto ci siamo dati il divieto di fare beneficenza. Questa non è un?operazione di maquillage bancario; si tratta invece di una società specializzata che opera in un comparto fondamentale per l?Italia dal punto di vista economico e sociale. Anche per questa ragione ascolteremo la voce del terzo settore: nessun comitato etico di facciata, ma un advisory board composto da esperti del settore scelti per la loro indipendenza, non in rappresentanza di parti e organizzazioni. Al posto della filantropia abbiamo scelto di inaugurare un?altra strada: quella di un nuova politica sull?utilizzo dei dividendi. Parte dei profitti, infatti, servirà a finanziare un fondo rischi speciale per le imprese non profit: uno strumento importante, perché consentirà ai soggetti più deboli di accedere al credito temperando la loro debolezza strutturale (la sottocapitalizzazione ad esempio).

Vita: C?è il rischio di diventare un doppione di Banca Etica?
Morganti: No. I due istituti sono realtà diverse. La loro banca è anche retail, noi solo per l?impresa. Loro basati soprattutto sul lavoro dei banchieri ambulanti, noi sulla presenza degli sportelli Intesa Sanpaolo. Non ci sarà alcuna sovrapposizione di ruoli. Anzi. L?auspicio è che possano nascere anche delle collaborazioni.

Vita: Come farete fruttare il vostro patrimonio? Ci sono programmi di investimenti etici, magari in linea con le aspettative dei vostri clienti?
Morganti: Sulla finaza etica mi permetto di esprimere un mio punto di vista, soprattutto sul fronte degli screening negativi. Il nostro vorrebbe essere un approccio positivo: finanziare imprese sociali di valore, sulla base di rating specifici. Cercheremo di sostenere – anche con strumenti di raccolta – ciò che c?è di buono e non puntare alla filosofia del contro.

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