Welfare
Banca Prossima e Fondazione Cariplo insieme per il crowdfunding sociale
Presentata la partnership che vede le due realtà unite in progetti di housing sociale finanziati attraverso la piattaforma di finanziamento Terzo Valore
Marco Morganti, a.d. di Banca Prossima, l'ha definito un «meccanismo di sincronizzazione tra credito bancario, propensione al dono degli italiani, la funzione erogativa propria delle fondazioni di origine bancarie, e uno strumento nuovo ma di cui in concreto si vede poco come il crowdfunding nella sua accezione di “social lending”, ovvero forme di prestito di denaro tra privati».
Tanti elementi finora separati che si sono trovati sincronizzati nella partnership siglata oggi tra Fondazione Cariplo e Banca Prossima a sostegno di progetti di housing sociale, e che mette alla prova dei fatti un meccanismo finanziario innovativo, che combina le pratiche virtuose del bando “Diffondere e potenziare l'abitare sociale temporaneo" di Fondazione Cariplo e la piattaforma Terzo Valore di Banca Prossima, che ha avviato 23 sperimentazioni di successo di forme di finanziamento dal basso (crowdfunding, appunto). In pratica, le Onp aggiudicatarie del bando Cariplo sull'housing sociale per la parte non coperta dall'erogazione della Fondazione (che eroga fino al 50%) possono accedere da una parte al credito bancario a condizioni commerciali, come di consueto, ma dall'altro anche alla piattaforma Terzo Valore di Banca Prossima.
Piattaforma attraverso la quale, grazie alla capacità di relazione e di mobilitazione che è propria del non profit, l'organizzazione può ottenere dai cittadini-sostenitori prestiti a un tasso di interesse nettamente più basso (è la stessa onp a indicare il tetto massimo di tasso). Prestiti che sono veicolati e garantiti, ai prestatori, da Banca Prossima, che riconosce ai prestatori un interesse sul prestito. Cambiando così radicalmente la filosofia: i cittadini non sono più chiamati a “donare” a fondo perduto perché si possa realizzare una buona opera d'interesse sociale, ma a “investire” il proprio capitale, con la certezza di un ritorno, piccolo ma garantito.
«Il salto di qualità è evidente», spiega Morganti. «Con questo meccanismo il capitale prestato dai privati cittadini a un tasso dell'1-2% mitiga il costo di quella parte di capitale finanziato invece dalla banca, che non può scendere mediamente sotto il 5%. In questo modo, l'organizzazione non profit che vuole realizzare un intervento ha a disposizione capitale a un tasso inferiore al 3%, un tasso bassissimo rispetto al costo del denaro attuale, una percentuale che nessun finanziamento 100% bancario può oggi garantire. L'altro aspetto importante, è la consapevolezza per i cittadini che sposano questi progetti di crowdfunding di “rischiare” il proprio denaro, ma di starlo semplicemente “prestando”, e che su questo avranno un se pur modesto ritorno. Che però è sempre maggiore all'interesse che ne trarrebbero, per esempio, lasciando il capitale sul proprio conto corrente».
«Per descrivere questa iniziativa uso un termine che non va molto di moda oggi, ma è l'unico termine calzante: è un'iniziativa buona», sottolinea Enrico Cucchiani, Ceo di Intesa Sanpaolo (Gruppo di cui Banca Prossima fa parte). «E non solo buona perché fa cose buone, importanti per tante persone deboli, ma buona dal punto di vista della pura operazione finanziaria, perché è un meccanismo semplice e che ha una chiara sostenibilità economica».
Soddisfatto anche Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, che sottolinea come «nonostante ogni giorni i media facciano una grande confusione quando parlano di fondazioni bancarie, indicandole come la causa di tante, se non di tutte, le storture italiane, anche presentando questa iniziativa siamo per dimostrare come la nostra Fondazione sia continuamente impegnata nello sviluppare attività con il Terzo settore, ma anche con le banche e con le imprese, per proporre soluzioni che riducano il dato forte di disagio e di marginalizzazione in cui vivono oggi tante persone, e del rischio di disgregazione che stanno correndo le nostre comunità. E lo facciamo senza sperperare denaro, ma impiegandolo in modo intelligente e sostenibile, come dimostra il fatto che il nostro capitale non è stato intaccato, ma è stato anzi messo a frutto in modo intelligente».
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