Economia

Banca Mondiale: rimesse dei migranti indispensabili ma ferme

Le rimesse dei migranti inviate verso i Paesi in via di sviluppo (Pvs) sono aumentate solo marginalmente nel 2015. Vari fattori, infatti, hanno influito negativamente sulla capacità finanziaria ed economica dei migranti e, conseguentemente, sulla loro possibilità di spedire soldi a casa

di Marco Marcocci

Le rimesse dei migranti inviate verso i Paesi in via di sviluppo (Pvs) sono aumentate solo marginalmente nel 2015. Vari fattori, infatti, hanno influito negativamente sulla capacità finanziaria ed economica dei migranti e, conseguentemente, sulla loro possibilità di spedire soldi a casa. Questo, in estrema sintesi, quanto emerge dall’ultima edizione del rapporto “Migration and Development Brief”, pubblicato in questi giorni dalla Banca Mondiale.

Le rimesse inviate verso i Pvs nel corso del 2015 hanno raggiunto quota 431,6 miliardi di dollari americani, cifra questa in aumento soltanto dello 0,4% rispetto al 2014, quando il flusso si attestò intorno ai 430 miliardi di dollari. Se questo è lo scenario poco incoraggiante per i Pvs, le cose non vanno meglio analizzando il dato a livello globale, cioè considerando quanto trasferito dai migranti in tutti i Paesi del mondo (Pvs compresi). Nel 2015 il flusso delle rimesse è stato pari a 581,6 miliardi di dollari, diminuito dell’1,7% rispetto all’anno precedente (592 miliardi di USD).

E’ l’India anche nel 2015 a guidare la classifica dei paesi ricettori delle rimesse dei migranti con un entrata di 69 miliardi di dollari, uno in meno di quanto incamerato nel 2014. A seguire la Cina con 64 miliardi, le Filippine (28 mld), il Messico (25 mld) e la Nigeria (21 mld).

A livello regionale, nel 2015 è stata l’America Latina e Caraibi (con un introito di 66,7 miliardi di dollari), a registrare il maggior aumento del flusso di rimesse rispetto al 2014 con un +4,8% dovuto soprattutto alla ripresa del mercato del lavoro negli Stati Uniti.

Il rapporto prende in considerazione poi l’Asia, dividendola in orientale e Pacifico ed in meridionale. In quest’ultima il flusso 2015 delle rimesse è aumentato di due punti percentuali attestandosi a quota 117,9 miliardi di dollari. Al contrario nell’Asia orientale e Pacifico si è registrata un contrazione del 4,2% (ammontare ricevuto 127 miliardi di dollari).

L’Africa sub-Sahariana è stata interessata da un flusso di 35,2 miliardi di dollari (+ 1% rispetto al 2014), incremento analogo a quello verificatosi nell’Africa del Nord e nel Medio Oriente interessate da 50,3 miliardi di dollari nel 2015.

Secondo la Banca Mondiale la riduzione del prezzo del petrolio ha influito, sin dal 2012, sull’andamento quasi negativo delle rimesse che sono calate soprattutto nei Paesi esportatori dell’oro nero come i paesi del Golfo. In conseguenza, paesi come l’Egitto e l’India, interessati soprattutto dalle rimesse arabe, hanno visto nel 2015 una significativa riduzione delle entrate provenienti dai propri emigrati. Anche la crisi del rublo ha contribuito al fenomeno, con particolare riguardo al Tadjikistan e l’Ucraina, paesi destinatari della maggiore parte delle rimesse russe.

Le rimesse costituiscono una fonte di primaria importanza per milioni di famiglie e per lo sviluppo degli stessi paesi ricettori. Per questo, come sottolinea Augusto Lopez-Claros, direttore della Global Indicators Group della Banca Mondiale, «se l’importo delle rimesse continuerà ad abbassarsi molte famiglie si troveranno a fare i conti con i gravi problemi legati alla malnutrizione, all’accesso ai servizi sanitari e all’educazione».

Molto importante è poi contenere i costi applicati dagli operatori ai trasferimenti di denaro in quanto si corre il rischio di distrarre importanti risorse al paese di destinazione dei fondi.

L’Enciclica Caritas in Veritate, che evidenzia l’importanza delle rimesse per lo sviluppo economico dei paesi, è ancora attuale.

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