Cultura

Banca mondiale, le proteste delle ong

Le ONG chiedono a Wolfensohn una revisione immediata delle politiche macroeconomiche della Banca Mondiale

di Redazione

Si sono chiusi ieri a Washington gli incontri di primavera della Banca mondiale e del Fondo Monetario Internazionale tra le proteste delle ONG internazionali secondo cui le due istituzioni stanno facendo ancora troppo poco per porre rimedio all’emergenza del debito e ai gravi impatti ambientali e sociali associati con le politiche macroeconomiche da loro dettate ai paesi in via di sviluppo.

Il Presidente della Banca mondiale, James Wolfensohn, ha risposto alle proteste e alle richieste delle ONG con un rinnovato invito al dialogo sottolineando, pero’, che la Banca mondiale sta cambiando e bisogna dare atto della sua maggiore trasparenza e volonta’ di coinvolgimento della societa’ civile internazionale nella definizione delle politiche di sviluppo e di lotta alla poverta’.

“Alle aperture della Banca degli ultimi anni non corrisponde ancora, purtroppo, una maggiore efficienza nella promozione di uno sviluppo sostenibile e nella riduzione della poverta’ nei paesi in via di sviluppo”, ha dichiarato Antonio Tricarico della Campagna per la riforma della Banca mondiale, presente a Washington in questi giorni. “Questo continua a succedere”, ha aggiunto Tricarico, “perche’ le arcaiche ricette dei piani di aggiustamento strutturale promosse da Banca e Fondo non sono ancora messe in discussione da queste istituzioni e la maggiore trasparenza e la volonta’ di dialogo riguardano soltanto le specifiche strategie di lotta alla poverta’. Ancora oggi i documenti riguardanti le politiche macroeconomiche rimangono segreti e non sono oggetto di negoziato con coloro che dovrebbero essere gli unici beneficiari dell’aiuto allo sviluppo, ossia la societa’ civile dei paesi del sud del mondo”.

Le ONG internazionali hanno presentato ieri al Presidente Wolfesohn i risultati di uno studio sugli impatti dei piani di aggiustamento strutturale in dieci paesi in via di sviluppo negli ultimi venti anni promossa del network non-governativo SAPRIN. Purtroppo nel corso del processo durato ben quattro anni promosso congiuntamente con la Banca mondiale, la stessa Banca si e’ ritirata non accettando le conclusioni dello studio. Le ONG sottolineano come lo scorso anno la Banca mondiale si sia analogamente rifiutata di recepire nelle sue politiche operative le raccomandazioni dell’autorevole Commissione mondiale sulle dighe che la Banca stessa aveva direttamente finanziato e sostenuto politicamente.

“Ancora una volta la Banca lancia il sasso e poi ritira il braccio per evitare di essere colta in flagrante negli errori di cui si e’ resa responsabile. Per imparare da questi e passare davvero dalle parole ai fatti, come ha chiesto ieri Wolfensohn ai paesi donatori della Banca, e’ necessario rivedere radicalmente quelle politiche macroeconomiche che hanno fatto e continuano ad aumentare la poverta’ vanificando i cambiamenti intrapresi negli ultimi anni dalla stessa Banca in altri importanti settori”, ha concluso Tricarico.

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