Non profit
Banca Mondiale: la crisi? La paga soprattutto l’Africa
In esclusiva il Rapporto 2010. Segni di ripresa. Ma...
Il peggio è passato, ma il futuro rimane molto incerto. È questa la sintesi del Rapporto 2010 sulle prospettive economiche internazionali (vedi allegato) che la Banca Mondiale presenterà oggi a Parigi e di cui Vita.it è venuto in possesso. «L’economia mondiale si sta rialzando lentamente da una recessione senza precedenti” sostiene la Banca Mondiale. “Ma nonostante il ritorno alla crescita, la gravità della recessione non consentirà di riassorbire la disoccupazione nei prossimi anni».
Una ripresa in affanno. Dopo essersi ripiegato del 2,2% nel 2009, il Pil mondiale dovrebbe aumentare del 2,7 nel 2010 e del 3,2% nel 2011. Le prospettive di rilancio sono relativemente buone nei paesi avanzati, con una cresciuta annunciata del 5,2% quest’anno e del 5,8% nel 2011 (contro 1,2% nel 2009). Il Pil dei paesi ricchi invece dovrebbe crescere molto meno rapidamente: in caduta libera del 3,9% nel 2009, tornerà a viaggiare su una media dell’1,8% nel 2010 e del 2,3% nel 2011. In caduta libera nel 2009 (-14,4%), il volume degli scambi internazionali riflette l’andamento economico generale con un aumento del 4,3% e del 6,2% nel 2010 e 2011.
A livello regionale, l’Asia orientale e il Pacifico, motore della ripresa mondiale nel 2009 grazie a solide misure budgetarie e una forte domanda interna, confermerà la buona tenuta dello scorso anno con un Pil in crescita (fino al 8,1% nel 2010). La regione Europa e Asia centrale, la più colpita dalla crisi nel 2009, registrerà una timida ripresa che non sarà in grado di riassorbire millioni di disoccupati. Al pari del Medioriente e del iMaghreb, l’America Latina e i Caraibi hanno saputo resistere, ma il crollo degli investimenti esteri non consentirà di tornare a una crescita simile a quella registrata prima della crisi economica. L’Africa rimarrà invece il continente più a rischio. “Il commercio, l’investimento estero diretto, il turismo, le rimesse e gli aiuti pubblici allo sviluppo sono i primi settori a dover subire gli effetti della crisi”. La Banca Mondiale sottolinea che “il Pil dovrebbe aumentare del 4,8% nel 2010, salvo il Sudafrica, ferma al 2%. Le prospettive regionali rimangono molto incerte e la ripresa dipenderà in larga misura dalla richiesta dei mercati chiavi di esportazione”.
Queste previsioni sottolinea la Banca Mondiale “rimangono molto aleatorie. A seconda dell’evoluzione dell’indice di fiducia dei consumatori e delle imprese nel corso dei prossimi trimestri e del calendario adottato per il ritiro delle misure di sostegno budgetario e monetario, il tasso di crescita nel 2011 potrebbe variare tra il 2,5% e il 3,4%”.
Colpo duro per i paesi poveri. “Dopo una crisi cosi’, non ci si puo’ attendere a una ripresa miracolosa” sostiene Justin Lin, vice presidente della banca Mondiale per l’economia di sviluppo. “Ci vorranno anni prima di ricostruire le economie e radrizzare la situazione dell’impiego. I paesi più poveri, tributari delle sovvenzioni e dei finanziamenti bonificati, potrebbero avere bisogno tra i 35 e i 50 miliardi di dollari di risorse supplementari soltanto per salvare i programmi sociali messi in piedi prima della crisi”. Risultato: la Banca Mondiale stima che nel 2010 circa 64 milioni di persone saranno costrette a vivere con meno di 1,25 dollaro al giorno.
Come se non bastasse, tra i prossimi 5-10 anni, i capitali destinati ai paesi in via di sviluppo rischiano di calare sensibilmente. Colpa l’avversione al rischio, una regolamentazione più prudente e la necessità di adottare misure e pratiche di prestito meno liberali rispetto al periodo che ha preceduto la crisi. “I tassi di crescita osservati in questi paesi rischiano di essere inferiori del 0,2-0,7% nei prossimi 5-7 anni rispetto alle percentuali previste se la circolazione di denaro fosse rimasta abbondante”. Oggi più che mai, i governi del Sud del Mondo hanno gli occhi rivolti sulla curva degli investimenti esteri diretti (IED). Senza sorpresa, le notizie non sono rassicuranti. Secondo il rapporto della Banca Mondiale, gli IED dovrebbero passare dal 3,9% nel 2007 a una media del 2,7-3% sul medio termine. “Questo calo potrebbe avere conseguenze molto pesanti per l’Africa” sottolinea la Banca Mondiale, “gli investimenti esteri diretti rappresentano fino al 20% del volume totale degli investimenti in Africa sub-sahariana”.
In Africa, gli MDGs in scacco. Gli Obiettivi del Millennio, il cui mid-term review è previsto in settembre 2010 durante la prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sono a rischio. Secondo le stime della Banca Mondiale, “il Pil pro capite in Africa è calato per la prima volta in dieci anni (-0,9% nel 2009), mentre la crescita rimarrà inferiore rispetto al tasso medio raggiunto negli ultimi cinque anni”. Se la povertà dovrebbe diminuire sensibilmente da qui al 2015 – circa 336 milioni di persone continueranno a vivere con meno di 1,25 dollari al giorno -, l’obiettivo di ridurre di metà il numero di poveri entro il 2020 rimane pura fantasia.
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