Non profit

Banca Etica pensa al dopo Salviato

Tra un anno il presidente lascia: chi verrà dopo?

di Gabriella Meroni

Zanotelli, Siniscalchi… Archiviata l’ipotesi di un prolungamento del mandato, si apre la discussione su chi guiderà nei prossimi anni l’istituto. Che intanto continua a crescere. E guarda all’Europa Mancano dodici mesi al cambio della guardia ai vertici di Banca Etica, ma la corsa alla presidenza è già cominciata. L’attuale numero uno, Fabio Salviato, dovrà lasciare la poltrona nel 2010 dopo aver raggiunto il numero massimo di mandati contemplato in statuto: tre, della durata di quattro anni ciascuno.
Una scadenza che si era cercato di rinviare all’epoca dell’ultima assemblea dei soci, tenutasi il 23 maggio scorso, quando era circolata la proposta di modificare lo statuto introducendo il nuovo limite massimo di sei mandati, che avrebbe consentito a Salviato (ma anche a un certo numero di membri del cda, praticamente tutti quelli presenti dalla fondazione dell’istituto) di rimanere in carica fino al 2016. Tuttavia, per evitare «rischi di spaccature o di frizioni nella base sociale», come specificato in uno dei documenti preparatori dell’assemblea, la proposta è stata ritirata. Ugualmente, la mossa non è piaciuta a molti: è inutile – è la tesi che circola nelle discussioni online – che Banca Etica si ponga come soggetto diverso dal resto del mondo bancario se poi si comporta, o tenta di comportarsi, allo stesso modo.
Comunque, visto che il “tentativo” è sfumato, resta il nodo della nuova dirigenza. Come profilare un nuovo presidente? Chi è il king maker? Il professor Giulio Tagliavini, economista dell’università di Parma, che nel 2004 tratteggiò in una appassionata laudatio la personalità di Fabio Salviato in occasione della laurea ad honorem in Economia politica concessa a quest’ultimo, ha pubblicato un interessante post sul sito di finanza etica finansol.it, in cui riflette e risponde: «Ci sono tre possibili king maker: il precedente presidente; i soci forti; l’assemblea». La prima «è una pessima strada. Tanto per il nuovo presidente quanto per quello precedente»; la seconda pure, perché in quel caso il presidente «viene deciso dalle mani forti, in un salotto chiuso»; rimane la terza, democratica, per la quale c’è comunque da attendere un anno.
Nomi? Tagliavini, interpellato da Etica&Finanza, rifiuta di farne, anche se ammette di avere nel cuore quattro candidati, tra cui una donna. Luigi Bobba – oggi deputato Pd ma ieri tra i fondatori di Banca Etica e membro del cda (si dimise in seguito all’elezione al Parlamento) – è certo per parte sua che «ci sarà continuità con l’attuale gruppo dirigente e, per le informazioni che ho, la transizione sarà soft. Nomi? C’è tempo».
Intanto, in rete, i blogger sono scatenati: c’è chi fa il nome di Alex Zanotelli, chi di Sabina Siniscalchi, e come nelle migliori campagne elettorali iniziano le scaramucce tra i fans e i detrattori di Salviato. Quel che è certo è che Banca Etica ha archiviato un eccellente 2008 (raccolta a +16% sul 2007, impieghi a +15%) e nei primi mesi del 2009 ha visto l’apertura di ben 1.500 nuovi rapporti; nel futuro dell’istituto, partito quasi per scommessa dieci anni fa dalla periferia dell’Impero, c’è poi la grande sfida di diventare una realtà europea, con la prospettata fusione con la finanziaria spagnola Fiare e la rete di associazioni francesi Nef. Probabilmente per questo la corsa alla leadership 2010 è partita così presto, e si annuncia decisamente scoppiettante.


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