Non profit

Banca etica dibattito aperto: salvadanaio o mercato?

L'Assemblea dei soci ha confermato il consenso per la costituzione di una società di gestione del risparmio. Ma sui criteri si discute...

di Redazione

Dare sempre più spazio e rappresentanza al territorio in cabina di regia e procedere spediti verso la costituzione di un fondo di investimento etico: sono stati questi i due capisaldi attorno ai quali ha ruotato l’assemblea dei soci della Banca popolare etica (sulla quale ritorneremo più ampiamente nel prossimo numero) svoltasi sabato 19 maggio, presso il seminario minore di Tencarola di Selvazzano, in provincia di Padova. L’evento, durante il quale è stato annunciato il raggiungimentio dell’utile (300 milioni di lire) con un esercizio d’anticipo e che verrà destinato a ripianare le perdite pregresse, ha sancito l’avvio ufficiale della fase due dell’istituto, oggi di fronte a un vero e proprio bivio: continuare a fare esclusivamente attività di raccolta e impiego a favore di enti non profit; compiere un salto di qualità e costituire una Sgr-società di gestione del risparmio, in partnership con la Banca popolare di Milano, che dia vita a un fondo comune che selezioni gli investimenti secondo rigorosi criteri etici. Sebbene su questa seconda linea di intervento, in linea di principio, si sia registrato tra i soci un diffuso consenso, più arduo si è rivelato trovare un punto d’accordo sui criteri che dovrebbero ispirare la selezione dei titoli su cui investire. Il dibattito resta aperto.
Per quanto riguarda invece una più marcata presenza di esponenti del territorio in consiglio di amministrazione, sono stati nominati in rappresentanza del Nord-Ovest, Fabio Silva e Ambrogio Viganò; del Nord-Est, Luigi Barbieri; del Centro, Cesare Frassineti; del Sud, Tommaso Marino. Completano il consiglio: Fabio Salviato, Luigi Bobba, Mauro Cavani, Ugo Biggeri, Alessandro Antoniazzi, Guido Busato, Pino di Francesco, Daniela Guerra.

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