Non profit

Banca etica? Attenzione, scoppia di troppa salute

"Tanti soldi raccolti e poche possibilità di impieghi. Un paradosso molto rischioso". Intervista a Stefano Zamagni.

di Francesco Maggio

“Se continua così, la Banca popolare etica finirà per scoppiare di salute. Sarà piena di soldi che non riuscirà a spendere. E a quel punto o il non profit capirà che dovrà fare un salto di qualità oppure sorgeranno seri problemi per questa realtà finanziaria che ha il merito di aver saputo scommettere su un futuro di tipo imprenditoriale per il Terzo settore”. Stefano Zamagni è lapidario. Per il professore del non profit non ci sono vie di mezzo. Oggi il settore si trova a un bivio: o intraprende con convinzione la via imprenditoriale, dotandosi di adeguati strumenti giuridici per poter aver accesso al credito, o altrimenti ripiegherà su se stesso. E le dinamiche operative della Banca popolare etica, che riesce a impiegare meno della metà di quanto raccoglie, le ritiene emblematiche in proposito. Vita, infatti, ha chiesto all?economista bolognese se ritiene possibile mutuare al non profit la proposta lanciata nei giorni scorsi dall?amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, di un patto tra banche e imprese per favorirne lo sviluppo, un accordo basato sull?erogazione di credito non subordinato alla presentazione di garanzie patrimoniali, a patto che le imprese si ricapitalizzino. Ne è emersa una riflessione a tutto campo sullo stato di salute, non proprio ottimale, del non profit italiano. Vita: Professor Zamagni è possibile un patto tra istituti di credito e Terzo settore? Stefano Zamagni: No, perché un patto del genere presuppone che da ambo le parti ci siano due imprese, una bancaria e l?altra ?prenditrice?. Per quanto riguarda il non profit l??equazione? non vale perché gli enti senza fine di lucro non sono considerati soggetti d?impresa. Il punto è tutto qui. In Italia non si vuole che i soggetti non profit siano considerati soggetti d?impresa. Vita: Eppure il non profit ?produttivo? è una realtà sempre più radicata nel Paese. Zamagni: Già, ma qui non stiamo parlando di non profit produttivo bensì di non profit imprenditoriale, parliamo di una configurazione giuridica di non profit che non c?è. Prendiamo il caso della Banca popolare etica che non riesce a trovare soggetti d?impresa da finanziare perché non esiste la figura giuridica dell?impresa non profit. Un?associazione di promozione sociale non può prendere soldi in prestito dalla Banca popolare etica non perché la banca non li voglia dare ma perché la legge sulle associazioni di promozione sociale stabilisce che l?associazione possa spendere solo i soldi che ha di suo, ottenuti con donazioni ma non attraverso un prestito. Mentre nel caso dell?impresa profit è la domanda che crea l?offerta, nel non profit vale il contrario, è l?offerta che crea la domanda. Vita: Come si esce dall?impasse? Zamagni: In Italia abbiamo purtroppo tanti retori che, a volte in cattiva fede, altre volte per ignoranza, si ostinano a sostenere che i soggetti del non profit non devono essere imprenditori, cioè non si vuol cambiare l?art. 2247 del Codice civile (vedi box, ndr). La grande ipocrisia è che abbiamo cambiato la Costituzione ma non il Codice civile perché la Carta costituzionale non impegna il legislatore ordinario a implementare, si limita a delineare solo una cornice. Finché non passerà l?idea che si può essere imprenditori anche non essendo ?capitalistici?, non ci sarà niente da fare, la Banca popolare etica continuerà a prendere soldi ma non saprà a chi darli. La banca dovrebbe impegnarsi per far sì che il Codice civile venga modificato. Vita: Non pensa che un compito simile spetti anche al Terzo settore? Zamagni: Non c?è dubbio. La stessa legge sull?impresa sociale non va avanti perché, tranne alcune lodevoli eccezioni, il mondo del non profit preferisce lo status attuale. Quando qualcuno preme sul parlamento per accelerare l?approvazione di questa legge, ce ne sono altri che frenano. è sempre stato così, me lo ricordo bene cosa avveniva ai tempi della legge sulle onlus. Purtroppo in Italia c?è ancora una diffusa ipocrisia di tipo pseudo-ideologica secondo cui se un soggetto è non profit questo deve essere straccione e se uno è straccione non deve diventare impresa, non deve chiedere soldi. In altre parole, si confonde ancora una volta il non profit con il volontariato. è invece il volontariato che non potrà mai diventare impresa e non deve diventare impresa. A molti oggi fa molto più comodo mantenere le proprie posizioni di rendita piuttosto che navigare in mare aperto. Vita: Montezemolo si è insediato al vertice di Confindustria con la parola d?ordine: “fare sistema”. Nel non profit oggi ci sono le condizioni per “fare sistema”? Zamagni: Secondo me i tempi non sono ancora maturi, ci vuole ancora qualche anno perché questo è un processo che presuppone il convincimento. Non avrebbe senso fare un?operazione verticistica imposta dall?alto, bisogna invece accelerare il processo di acculturazione. E l?acculturazione si realizza, da un lato, attraverso la mediazione culturale, dall?altro dando vita a iniziative che contribuiscano a scuotere le coscienze. Vita: Per esempio? Zamagni: Più che di esempi si tratta di modificare prassi consolidate. Fintanto che il non profit riceverà gran parte delle sue risorse dall?ente pubblico, non ci sarà nulla da fare perché i soldi dell?ente pubblico sono soldi che non comportano rischi. Nell?alternativa tra avere 100 euro dal Comune e 200 euro da Banca etica che finanzia in modo imprenditoriale i progetti, la grande maggioranza delle organizzazioni non profit sceglie ancora la prima via. Ecco perché se non cambiano le cose Banca etica ?esploderà?. Vita: Nessuna via d?uscita, allora? Zamagni: Al contrario, io rimango molto ottimista. Oggi ci sono sotto le ceneri, in giro per l?Italia, tanti carboni ardenti. C?è una innovatività tra i giovani notevolissima. Questi aspettano solo il ?fischio d?inizio? perché, attualmente, sono condizionati da quelle classi dirigenti che hanno interesse a mantenere lo status quo e non vogliono il ricambio generazionale. Ma questi carboni accesi vanno moltiplicandosi. è solo una questione di tempo.


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