Non profit

Banca e impresa, intrecci pericolosi. Ora serve una correzione di rotta

Fabio Salviato risponde

di Redazione

Gentile dottor Salviato, la possibilità per le banche di detenere azioni di imprese, prevista dal Testo unico bancario del 1993, secondo lei ha agevolato lo sviluppo economico oppure ha prodotto intrecci pericolosi?

Mariangela Colorni

La possibilità da parte delle banche di detenere azioni di imprese, prevista dal testo unico bancario, ha realmente prodotto in questi anni intrecci pericolosi. Non solo: ha contribuito a distorcere tanto il ruolo delle banche, quanto la realtà industriale del paese. Oggi ci ritroviamo infatti con un numero cospicuo di aziende italiane controllate o fortemente influenzate da quelle stesse banche che concedono loro credito, secondo un meccanismo perverso che va persino oltre il semplice conflitto di interessi. Questo perché si è voluto puntare a un modello di banca ?a tutto campo?, che fa contemporaneamente la banca commerciale e la banca d?affari, che concede crediti, gestisce il denaro per conto delle aziende e insieme ne controlla le azioni. È chiaro che a mio avviso le banche dovrebbero mantenere ben distinti questi ambiti. L?attività di partecipazione (e intendo partecipazioni importanti non marginali) dovrebbe essere tipica di una merchant bank, che utilizza le proprie risorse unicamente per partecipare e rischiare assieme all?imprenditore. Credo sia necessario, alla luce degli elementi acquisiti in questi anni in cui il testo unico è rimasto in vigore (lo è tuttora), che Banca d?Italia si pronunci in merito, proprio per sostenere una correzione della legislazione bancaria. Va anche detto che molto probabilmente nessuno dieci anni fa immaginava uno scenario di connessioni e intrecci così concentrato, tale da portare alla ribalta come principali azionisti degli imprenditori, le principali banche italiane. Criticare questa commistione di ruoli, e auspicarne la fine, non significa però disconoscere la necessità di capitali da parte delle imprese. Penso anche al settore dell?impresa sociale, che come Banca etica conosciamo bene. Ci confrontiamo ogni giorno con il problema della sottocapitalizzazione delle cooperative sociali, che ne limita le potenzialità e lo sviluppo, creando difficoltà tanto nell?ordinaria copertura del fabbisogno finanziario quanto nell?accesso stesso al credito. Varrebbe forse la pena aprire un tavolo di confronto tra tutti gli attori della finanza responsabile per affrontare il problema, creando sinergie e offrendo risposte concrete.

Fabio Salviato è presidente di Banca etica. Per rivolgergli le vostre domande potete inviare una email a: e&f@vita.it

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