Economia

Bambini, qui si cresce a piccoli tuffi

Un’idea, nata 15 anni fa a bordo vasca, è diventata oggi il primo franchising cooperativo di servizi in Europa. Che fa nuotare gestanti, neonati e piccoli con problemi.

di Antonietta Nembri

La piscina è un piccolo specchio rotondo d?acqua calda, incastonato in una stanza circolare illuminata dalla luce naturale di un?unica, grande finestra. «Il luogo è parte integrante del metodo», spiega Marco Carini, presidente del Consorzio Inacqua. «Se vuoi fare un percorso nascita, dimenticati le piscine tradizionali e ricostruisci un utero: calore, silenzio, piccole dimensioni, penombra». Una formula talmente vera, e vincente, che centinaia di future mamme (e neomamme con i loro bambini, che possono fare il primo tuffo dai 50 giorni) ormai scelgono di fare il «percorso nascita» con il metodo sperimentato dalle cooperative aderenti a Inacqua. L?idea ?acqua? L?ultima, in ordine di tempo, che Vita è andata a visitare all?indomani dell?inaugurazione, è il Centro Inacqua presso la struttura polifunzionale Polì di Novate Milanese, gestita dalla coop La Pallacorda di Novara. Un?ala dell?edificio è dedicata alla nascita, l?altra alla salute: una seconda piscina, studiata per accogliere persone adulte e bambini più grandi, serve per i corsi di ginnastica dolce e per processi terapeutici e riabilitativi. Il punto di partenza, ovviamente, è l?acqua. «L?idea che questo ambiente, in grado di suscitare sensazioni di tranquillità, leggerezza e piacere», spiega Carini, che è professore di educazione fisica specializzato in sostegno educativo e didattico, «potesse trasformarsi in un mezzo per migliorare la qualità della vita delle persone e rendere più facile l?esercizio di muscoli atrofizzati o stanchi». Una case history Un?intuizione di partenza da cui si è costruita una vera e propria case history: oggi la società consortile Inacqua Franchising è il primo esempio in Europa di franchising cooperativo di servizi. Ne fanno parte 18 cooperative in tutta Italia (le domande di adesione sono ormai oltre 300) e, per il 50% del capitale, Coopfond spa. Quest?ultima, che gestisce il Fondo mutualistico alimentato dalle cooperative di Legacoop, nel 2000 ha identificato nel progetto Inacqua una delle direttrici strategiche nazionali ?di modello? (attualmente quattro in tutto, tra cui Obiettivo Lavoro). Il valore complessivo della produzione delle società già operative del consorzio Inacqua nel 2002 è stato pari a circa 66 milioni di euro. «E pensare che nel 1988 Inacqua era poco più di un progetto, condiviso da nove persone», ricorda Carini, «dal quale è nata una cooperativa di tipo A, con un capitale sociale di 180mila lire». Ma il ?differenziale strategico? di questi nove soci era la volontà di confrontarsi con esperienze scientifiche e costruire veri e propri protocolli metodologici. A cominciare dal parto. «Nel 1985 in Italia non c?era praticamente alcuna esperienza di acquaticità neonatale», prosegue. «C?eravamo noi, a Piacenza, che tentavamo i primi corsi in varie piscine della città e Novella Calligaris, a Roma, una mamma-atleta». Il contatto con i pionieri del parto demedicalizzato, come Lorenzo Braibanti, medico emiliano referente dell?Oms fin dagli anni 60 per il processo di umanizzazione del parto e della diffusione dell?allattamento al seno, permettono ai giovani soci di Inacqua di costruire un metodo scientificamente provato. Il salto di qualità Dal terreno della gravidanza e della prima infanzia, l?esperienza si diffonde quasi naturalmente a una numerosa serie di patologie: dal servizio fisiatrico alla terapia delle lesioni midollari, dalla prevenzione dell?osteoporosi alla prevenzione e cura di patologie più rare, come l?osteogenesi imperfetta, che causa nei bambini una gravissima fragilità ossea. «Questo ulteriore salto di qualità è avvenuto grazie all?incontro e alla collaborazione con tanti medici specialisti», racconta Carini, «come il team del centro traumatologico riabilitativo di Lione, che ci ?raccomandava? ai suoi pazienti a nostra insaputa. In seguito abbiamo avuto parecchi incontri, per imparare i protocolli riabilitativi adottati in quel celebre ospedale. E poi il dottor Paolo Capurso, neuropsichiatra infantile all?Ospedale di Bologna; gli esperti dell?ospedale San Matteo di Pavia, specializzato in patologie perinatali e della prima infanzia, che hanno constatato come i neonati che frequentavano il Centro Inacqua mostravano un decorso migliore di quelli sottoposti ai normali processi terapeutici». Nuove professioni La costruzione di differenti protocolli operativi nel percorso della riabilitazione o della terapia ha condotto Inacqua a un?esigenza di validazione professionale.«Idrochinesiologo. è l?operatore che lavora a contatto con i nostri utenti», spiega Carini. La disciplina dell?idrochinesiologia, ideata e applicata da Inacqua, nel 94 è stata riconosciuta professione a livello europeo. L?idrochinesiologo lavora con diversi profili di utenti: prima infanzia, gestanti, pazienti con problemi neurologici od ortopedici, e anziani. Per questo, si specializza sul percorso nascita o sul campo riabilitativo». Con i suoi primati, il ?modello Inacqua? è ambitissimo da molte altre realtà della cooperazione. «Ma chi si avvicina credendo di entrare in un franchising ?chiavi in mano? si sbaglia di grosso», sottolinea Carini. «Il nostro principio è la fertilizzazione dal basso, con un rigoroso trasferimento di conoscenze e metodi e di collaborazione. I nostri criteri di selezione sono rigorosissimi perché nulla può essere lasciato al caso, nemmeno la scelta dei materiali delle piscine o i colori degli ambienti». Info www.inacqua.com


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