Famiglia

Bambini lavoratori: per gli americani ce ne sono migliaia in Italia

Secondo l'ufficio del Dipartimento di Stato americano il problema riguarda soprattutto minorenni cinesi. Ma sarebbero 30mila le donne vittime della "tratta" in Italia

di Gabriella Meroni

Ci sono bambini cinesi sfruttati come ”schiavi”, sottomessi per circa 12 ore al giorno alle pretese illegali di datori di lavoro che portano avanti in Italia fabbriche clandestine, sfruttando questa manodopera. Il fenomeno, considerato in netta espansione in diverse regioni italiane, emerge da un’analisi dell’ ufficio del Dipartimento di Stato americano che si occupa di ”monitoraggio e lotta al traffico di persone”. I minorenni sono costretti dalle organizzazioni criminali a sottostare agli ordini dei ”padroni”, come in un mercato di schiavi in cui sono stati ”acquistati”, sono obbligati ad accettare le richieste perche? ricattati e minacciati di morte da chi gestisce il racket della tratta di persone. Questi bimbi sono le vittime di una ”moderna schiavitu”’ che e’ costituita dal traffico di esseri umani che nessuna frontiera riesce a ostacolare e di cui nessun Paese al mondo e’ esente. In Italia arrivano in svariati modi, e spesso sono anche in transito verso altri Paesi europei. Il Dipartimento di Stato spiega che non sempre si riesce a individuare i responsabili di questi traffici, anche per via della mancata collaborazione di diversi Paesi. Il traffico di esseri umani costituisce un affare complessivo di dieci milioni di dollari l’anno. Sono infatti circa 800 mila le persone che attraversano nell’arco di 12 mesi i confini di molti Paesi poveri alla ricerca di un lavoro, e spesso vengono imbrogliati e finiscono nelle mani di truffatori che costringono le donne a prostituirsi e i bambini a lavorare. Secondo il Dipartimento di Stato, l’Italia e’ un paese di destinazione per 30 mila clandestini, in gran parte donne, che finiscono nelle mani di sfruttatori. Le vittime arrivano dalla Nigeria, dall’Ucraina, dalla Moldavia, dall’Albania, dalla Romania, la Russia, la Bulgaria, l’Africa Est, la Cina e dall’America Meridionale (Ecuador, Peru’, Colombia, Brasile e Argentina). La tratta degli esseri umani per il Dipartimento di Stato e’, dopo il traffico di droga, l’ attivita’ illegale che comporta i maggiori guadagni per la criminalita’ organizzata transnazionale, un circolo vizioso nel quale operano tutti i livelli del crimine, dai piccoli gruppi alle reti internazionali. I numeri fanno ritenere che si tratta di un fenomeno in crescita leggendo i dati dal 1996 al 2001, che hanno riguardato circa 30 mila vittime, soprattutto donne. Ma al Dipartimento di Stato tengono a precisare che ”non si tratta ancora di informazioni dettagliate per affermare che il fenomeno aumenta di anno in anno, perche’ manca la visione globale dovuta alla mancanza di denunce”. Dalle ricerche effettuate, da gennaio 2001 al 31 maggio 2004, e’ emerso che vi erano circa 740 procedimenti per riduzione in schiavitu’, cioe’ tratta e commercio di schiavi, nelle 26 procure distrettuali italiane. L’analisi del Dipartimento di Stato divide i paesi in tre categorie: nella prima vi sono i Governi, fra cui anche l’Italia, che combattono attivamente il fenomeno; nella seconda i paesi che fanno degli sforzi e nella terza categoria sono i paesi che invece non sono impegnati in modo sufficiente. Il Dipartimento americano ha riservato il primo posto al governo italiano per l’impegno e la lotta a questo fenomeno e in particolare per gli strumenti legislativi che ha adottato. In Italia a fronteggiare la crescita continua dei numeri e’ stata varata una nuova legge che permette di inserire i delitti connessi alla tratta tra quelli sui quali possono indagare solo le Procure distrettuali antimafia, coordinate dalla Direzione nazionale antimafia. In questo modo per contrastare il fenomeno vengono usati, come si fa nella lotta al narcotraffico, agenti infiltrati, organizzando attorno alle vittime una attenta tutela personale con accoglienza in case protette e con un percorso di reinserimento sociale. La normativa inoltre, concede il permesso di soggiorno alle vittime che cercano protezione indipendentemente dal fatto che queste denuncino o meno i loro sfruttatori.


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