Non profit

Bambini e anziani uniti da una canzone

A Bologna un innovativo progetto intergenerazionale

di Benedetta Verrini

S’intitola «Vorrei ritornare bambino» ed è un progetto innovativo di musicoterapia come scambio intergenerazionale tra bambini e anziani sperimentato con successo a Bologna. «L’incontro tra due mondi differenti attraverso una comunicazione non verbale dà risultati eccellenti», spiega Anna Chiara Achilli, musicoterapeuta creatrice del progetto.
Da tre anni due centri diurni del bolognese sono al centro di un progetto all’avanguardia: 20 anziani (alcuni con demenza) ospiti delle strutture incontrano 30 bambini delle scuole materne nell’ambito di un percorso di educazione musicale. Un incontro al mese, a tema, costituisce un momento di sollievo e rigenerazione per gli anziani e una tappa di conoscenza per i bambini. «È un dialogo attivo», spiega Anna Chiara Achilli, che ha scritto e realizzato il progetto attraverso la cooperativa C.a.d.i.a.i. e la collaborazione del dirigente scolastico della materna. «Gli anziani vengono coinvolti nel racconto di fiabe sonore, ritornelli, filastrocche. Si sentono di nuovo utili: l’incontro con i bambini favorisce lo spostamento dell’attenzione da se stessi al mondo esterno».
Nei centri per anziani, infatti, «si assiste a un progressivo decadimento delle funzioni cognitive, non solo a causa dell’età e di eventuali malattie», prosegue, «ma anche per la solitudine e l’impossibilità di svolgere un ruolo sociale, di avere un dialogo, di essere considerati importanti per qualcuno». I bambini, dal canto loro, si affacciano su un mondo sempre meno presente nelle famiglie di oggi, quello dei nonni anziani depositari di un sapere lontano. Le nuove generazioni imparano a rapportarsi alle vecchie, e costruiscono una nuova familiarità.
«L’esperienza è stata condotta da ottobre 2008 a giugno 2009, con ottimi risultati». Naturalmente i segni più evidenti li danno gli ospiti dei centri diurni: «Abbiamo assistito a veri e propri risvegli: alcuni anziani affetti da demenza mostravano segni di interesse e cercavano di collaborare soltanto durante quegli incontri», commenta la musicoterapeuta. La chiave di volta è la musica. «È una comunicazione non verbale molto potente. Agisce in modo diverso sui piccoli e sui grandi, ma porta allo stesso risultato: il dialogo. I bambini vedono la musica in tutto, per loro l’approccio è dato dal suono. Per gli anziani, invece, è il testo a fare da chiave d’accesso: non ricordano alcuni fatti, magari nemmeno il proprio nome, ma cantano perfettamente alcune canzoni. La generazione degli ottantenni è cresciuta con la radio, pertanto c’è un elemento di ricordo ben saldato alla memoria».
Il progetto proseguirà nel 2010 con nuove classi delle materne e una serie di incontri dedicati al circo. Ma a gennaio l’esperienza si allargherà prima di tutto ai piccoli dei nidi. «È un progetto che considera la loro giovanissima età», dice la Achilli. «Stiamo pensando a percorsi di avvicinamento al suono, anche attraverso il contatto con pannelli multisensoriali realizzati proprio dai nonni. Sarà un incontro ancora più intuitivo. E sono certa che darà risultati straordinari».

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