Famiglia
Bambini, cosa succede quando muore una persona cara?
Le statistiche europee dicono che un bambino ogni 30 perde un genitore, fratello o sorella prima di compiere 18 anni. In Italia la morte è ancora vissuta come un tabù, un fatto privato. È nato dall’esigenza di colmare questo vuoto il progetto “Libellule nel cuore” che supporta i bambini, i ragazzi e le loro famiglie nell'elaborazione del dolore anche nelle scuole di Milano e provincia con “Vorrei dirti ciao”, un metodo specifico per comprendere e accompagnare l’esperienza del lutto in ambito scolastico
di Anna Spena
Allontanare il dolore senza negarlo. Come ci si riesce? È nata da questa domanda e dall’incontro di una giovane donna di 29 anni, Karen Rogerson, rimasta vedova e con due bimbe piccole da crescere, l’esperienza di Libellule nel Cuore. Progetto nato nel 2014 e sostenuto dalla Fondazione Maurizio Fragiacomo. «L’elaborazione del lutto è un percorso essenziale per non rimanere imprigionati nel dolore di una perdita», dice Laura Felisati, coordinatrice del progetto. «Alcune persone attraversano naturalmente il lutto per poi ritornare alla normalità, altre, invece, tra cui bambini, adolescenti, adulti e intere famiglie, vivono questa esperienza come una faticosa lotta alla quale non riescono a dare un significato».
In Italia la morte è ancora vissuta come un tabù, un fatto privato. «Perciò», continua Laura Felisati, «quando abbiamo deciso di promuovere il progetto, non avevamo nessun riferimento italiano a cui guardare. Quindi abbiamo deciso di passare alcuni mesi di formazione a Londra, dove, invece, il tema è molto sentito».
Negli ultimi 5 anni con il progetto sono state prese in carico 40 famiglie. «Ma la fondazione», continua la Felisati, «ha intercettato anche un altro bisogno, quello di mettere a disposizione, anche nelle scuole, un servizio di supporto durante i mesi di elaborazione del lutto, quando a mancare è un bambino o qualcuno del corpo dei docenti».
Così nel 2018 la fondazione ha anche avviato un programma specifico di supporto all’elaborazione del lutto in ambito scolastico che chiama “Vorrei dirti ciao”, affidando l’incarico a due psicoterapeute specializzate, del team di Libellule nel cuore: Laura Bottari e Paola Zucca. L’obiettivo è quello di definire un proprio approccio metodologico e un protocollo da promuovere nell'ambito dell'operatività di Libellule nel cuore, per supportare gli insegnanti e i bambini, aprendo un dialogo sulla morte nel rispetto di un tempo necessario per l’adattamento alla perdita. Che accada dopo una malattia o per cause violente, diversi “addetti” ai lavori, siano insegnanti, psicologi, assistenti sociali ed educatori, oltre ad affrontare e contenere il proprio dolore si trovano ad interagire con i bambini e le famiglie che devono attraversare un lutto. In particolare, la morte di uno studente o di un membro dello staff scolastico rappresenta un evento traumatico sia per il personale che per gli alunni.
Le maestre di una scuola dell’hinterland milanese hanno contattato Libellule nel cuore per richiedere un supporto per la difficile situazione in cui si trovavano: vivevano l’esperienza di malattia e poi di morte di un loro piccolo alunno di scuola primaria. Tutta la classe era stata coinvolta nell’aiuto di questo compagno, che era amico di tutti.
«La prima richiesta», raccontano Laura Bottari e Paola Zucca, le due psicoterapeute che per la Fondazione Maurizio Fragiacomo hanno realizzato questo progetto pilota, «ci è giunta proprio dalle insegnanti di una scuola primaria, che avevano iniziato un nuovo ciclo di lezioni con una prima, in cui uno dei loro bambini di 6 anni è mancato a marzo 2018, per una malattia scoperta proprio all’inizio dell’anno scolastico. Prima che accadesse, Chiara e Valeria ci hanno contattato e sono venute a trovarci per avere un supporto, in primis per loro, per contenere la grande angoscia che questa perdita stava producendo e poi per i bambini della loro classe che si sarebbero dovuti confrontare, così piccoli, con la perdita di un compagno. Il contatto con le insegnanti è avvenuto in modo semplice e autentico; vissuti personali e professionali si sono incontrati e hanno permesso alle maestre di comprendere cosa stava succedendo dentro di loro durante la malattia di Ale e alla sua successiva morte. Sincronicità e autenticità sono stati il ‘fil rouge’ di questo percorso di accompagnamento all'elaborazione del lutto, che ha coinvolto le maestre, i bambini e i loro genitori. È stato difficile seguire ogni giorno il decorso della malattia, ti accorgi subito che il lato professionale lascia spazio al lato personale, di vicinanza, di tuoi vissuti… E questo puoi gestirlo solo parlandone apertamente tra adulti, dando ognuno voce alle proprie difficoltà e fatiche.” “Abbiamo contattato Libellule nel cuore quando abbiamo capito che avevamo bisogno di più aiuto, di consigli per affrontare la malattia, l’assenza e l’ospedalizzazione del bambino; le psicologhe ci hanno fornito uno spazio di accoglienza, di pensiero e di riflessione che è stato il nostro faro per non perderci. – così raccontano Valeria e Chiara – Grazie a questo spazio, all’accettazione delle difficoltà, dei limiti di ognuno si può creare la capacità di ascoltare davvero i bambini, di osservare ogni giorno cosa portano della loro interiorità… questo è stato uno strumento di aiuto, di conforto per noi e i nostri bambini ogni giorno ci hanno stupito, commosso, a volte mostrato la strada».
«Nel primo incontro con le maestre», continuano le psicoterapeute, «abbiamo sentito subito di dover creare con loro un contatto on line che consentisse di condividere informazioni, pensieri e modalità di intervento prima, durante e dopo l’evento luttuoso. Per poter essere di supporto ai bambini che vivono un lutto per prima cosa si deve sostenere il ‘contenitore’ che si occupa di loro, in questo caso le maestre, come ‘adulti di riferimento’ a scuola” proseguono le psicoterapeute. Nonostante la scarsa letteratura che riguarda questo tema specifico, chi si occupa di terapia infantile è concorde nel ritenere che questi eventi rappresentino per i bambini dei veri e propri traumi che portano con sé sentimenti di lutto e di perdita, confusione, paure, ansia e preoccupazioni, anche rispetto all’integrità della propria famiglia, perdita del senso di sicurezza nei confronti della vita. “Come fanno ora i genitori di Ale che sono rimasti da soli?” questa è una delle tante domande rivolte da un bimbo alla sua mamma, condivisa con gli altri genitori del gruppo e che nel gruppo ha permesso di confrontarci sulle domande dei bambini di fronte alla morte, domande difficili, preziose che ci aiutano a comprendere il flusso dei loro pensieri».
«Questo progetto di intervento psicologico, a carattere sperimentale per la definizione di un efficace approccio metodologico e dunque di un protocollo che verrà promosso nell'ambito dell'operatività di Libellule nel cuore», riprende la coordinatrice, «ha supportato due insegnanti e i bambini della loro classe di prima elementare, in seguito alla morte di un compagno per una malattia. Nonostante la scarsa letteratura che riguarda questo tema specifico, chi si occupa di terapia infantile è concorde nel ritenere che questi eventi rappresentino per i bambini dei veri e propri traumi che portano con sé sentimenti di lutto e di perdita, confusione, paure, ansia e preoccupazioni, anche rispetto all’integrità della propria famiglia, perdita del senso di sicurezza nei confronti della vita».
Contatti
Il team di Libellule nel cuore può essere contattato attraverso una linea telefonica dedicata, un indirizzo e-mail, il sito e la pagina Facebook. Per poter seguire i bambini e effettuare qualsiasi tipo di attività è necessario il permesso dei genitori o del tutore legale.
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