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Balotelli, nero d’Italia

La Juve giocherà a porte chiuse una partita, dopo i cori contro l'interista

di Franco Bomprezzi

Razzismo in prima pagina oggi sui giornali. Mentre Ahmadinejad spacca le Nazioni Unite con il suo intervento contro Israele, l’Italia si divide nel giudizio sul razzismo nei confronti di Mario Balotelli, nero italiano dell’Inter.

La rassegna stampa oggi si occupa anche di:

 

 

Foto di un Balotelli sorridente sotto il titolo “Juve punita per gli insulti razzisti”. Così il CORRIERE DELLA SERA in prima pagina in taglio basso affronta il caso dei cori razzisti dei tifosi juventini all’indirizzo della giovane stella nerazzurra. A fianco il richiamo di un intervista a Lapo Elkann “Slogan indegni, ma lui è scorretto” firmata da Gaia Piccardi. I servizi interni sono allo sport. La Juventus farà ricorso immediato contro il provvedimento che giudica eccessivo. L’Inter per ora non commenta. Parola dunque a Elkann, che sabato sera era allo stadio. I cori: «Ero dispiaciuto. Per lui, perché un ambiente del genere non porta serenità al match». Sulla rivalità: «Io dico che non ci può essere amore fra Juventus e Inter. Parlo da tifoso, non da azionista bianconero. Non è strutturalmente possibile. E tutti sappiamo perché». Balotelli: «In campo non mi è sembrato un professionista. Mi è sembrato un giocatore scorretto». I tifosi: «All’Olimpico sabato sera è successo qualcosa di ingiusto e indegno. La pelle non conta, bianca o nera è la stessa identica cosa. Anzi, riuscire per chi è di colore è tre volte pioù difficile». Sulla squalifica: «Un’assurdità, perché Balotelli è fischiato ovunque, capita ogni domenica anche a Sissoko».

“Cori e insulti a Balotelli, punita la Juve”: così sulla prima di LA REPUBBLICA in taglio centrale. I servizi nella parte sportiva del quotidiano. Il 3 maggio la Juventus giocherà contro il Lecce a porte chiuse. Lo ha deciso il giudice sportivo Giampaolo Tosei come punizione per i cori razzisti dell’altro giorno contro l’attaccante interista Mario Balotelli. A far decidere in questo senso, spiega, «la pervicace reiterazione di tali deplorevoli comportamenti». La Juve farà ricorso. In appoggio intervistina al vicepresidente della Figc, Demetrio Albertini: “La prossima volta i calciatori si fermino” dice il titolo. Maurizio Crosetti commenta: «il problema del razzismo, ovviamente, è sociale e non solo calcistico, ma la gramigna dei nostri stadi è terreno fertile per coltivarlo». Bene dunque la decisione, ma giocare a porte chiuse è ancora troppo poco: «servono squalifiche in campo. E magari penalizzazioni in classifica per imbavagliare almeno un po’ certa gente».

Il SOLE24ORE affronta il caso Balotelli con un commento di Gigi Garanzini, che si scaglia contro «il minimo sindacale delle sanzioni previste (una partita a porte chiuse, ndr) a fronte di una vergogna che ha fatto il giro del mondo», e si rivolge ai due capitani di Inter e Juve, Del Piero e Zanetti, esortandoli, la prossima volta (che si spera non ci sia) in cui si sentiranno dei cori razzisti allo stadio, a «tornare negli spogliatoi a vomitare». Da segnalare anche un corsivo in pagina commenti, dal titolo “Da Ahmadinejad a Balotelli”, in cui si dice che «bene ha fatto l’Italia a non partecipare al vertice di Ginevra sul razzismo», ma non bisogna «sottovalutare il razzismo di casa nostra» e in particolare la «scena triste di Torino», perché «il razzismo può sembrare eluso dal forum elegante di Ginevra e riapparire, violento e aggressivo, non solo negli slogan di ultras teppistelli, ma anche nelle risate compiaciute di tifosi “perbene”».

IL GIORNALE dedica ampio spazio alla storia del vilipendio al bresciano dalla pelle nera. In sostanza le due pagine vedono da una parte un autocelebrazione della testata milanese che, con tanto di vecchi titoli riproposti, dimostra di essere da tempo sul caso Balotelli. L’articolo principale è di Lombardo che si rifà a due lettere pubblicate a fianco di due lettori antibalotelliani. Nella pagina seguente le posizioni di Abete, presidente della Federcalcio, e Matarrese, presidente Lega calcio. Partiamo dall’articolo di Lombardo. Oltre a sottolineare come la redazione sportiva de Il Giornale, da lui diretta, sia sulla notizia da mesi l’articolo si schiera da subito in una difesa a spada tratta del giovane bomber interista passando poi dal casus belli ad una visione catastrofista della situazione negli stadi. Si legge «non deve più essere accettabile il “figlio di…” o il “devi morire” se almeno pensiamo che lo stadio faccia parte di uno Stato civile» partendo da una citazione de La Stampa che accusava i tifosi di essere gente che va a fare allo stadio per fare le cose rispetto alle quali durante la settimana s’indigna.
 
Su AVVENIRE un richiamino in prima su Balotelli e poi tutta la pagina 28. Nel pezzo principale (“Balotelli, porte chiuse al razzismo”) Angelo Marchi raccoglie più voci di rimprovero che di solidarietà neri confronti del nero-azzurro, a partire dall’ex allenatore dell’Inter Gigi Simoni: «Non credo che i cori contro Balotelli riguardino il colore della pelle. Piuttosto bisogna soffermarsi sugli atteggiamenti di questo ragazzo che molte volte sono riprovevoli. Balotelli deve smetterla, una volta per tutte, di provocare tutte le persone che lo circondano, dagli avversari ai compagni, dagli allenatori ai tifosi». Altra tirata d’orecchi arriva da Giancarlo Abete, presidente da Federcalcio : «in campo tutti vogliono essere rispettati, ma bisogna anche rispettare gli avversari, davanti a migliaia di spettatori bisogna tenere comportamenti responsabili». Poi però c’è l’intervento del sociologo Mauro Valeri, responsabile dell’osservatorio su Razzismo e antirazzismo nel calcio, a riequilibrare la pagina, con una difesa d’ufficio di SuperMario: se la prendono con lui «perché a 18 anni è già un grande del calcio e alle frange estreme delle curve probabilmente non va giù il fatto che sia “un black italian”» (“alle nostre curve fa paura l’italiano nero”).

“Una domenica a porte chiuse, Juve sanzionata per i cori razzisti contro Mario Balotelli” è il piccolo richiamo in prima pagina che IL MANIFESTO dedica al calcio razzista. L’articolo è nella pagina della sport e riporta il titolo “Orgoglio nero e azzurro”. Nell’articolo che parte dal pareggio tra Juve e Inter si legge «Lo strascico più vistoso di un confronto che per tradizione non si esaurisce col fischio di chiusura si chiama Mario Balotelli. Non ancora 19 anni, ma già numeri da fuoriclasse che gli valgono il soprannome di SuperMario. Ha la pelle nera e la cittadinanza italiana, come il nome (…). Tra gli slogan dedicati a SuperMario ce n’è uno che magari è meno virulento degli altri ma più di tutti mortifica il civile buon senso. Rimpalla da un po’ anche tra siti Internet e recita così: “Non ci sono negri italiani”. A chi ci si identifica basterebbe far vedere e rivedere a sfinimento, come in un “trattamento” alla Arancia meccanica, la foto della nazionale francese campione del mondo del ’98, in cui più della metà erano ragazzi di colore. Balotelli non è il primo colored italiano a vestire l’azzurro (Under 21 nel suo caso), prima c’erano già stati Ferrari e Liverani (…)».

“Cori anti-Balottelli, Juve punita” titola oggi un riquadro in prima pagina de LA STAMPA con la fotografia del calciatore interista sul campo da gioco. La notizia della sentenza del giudice sportivo contro i cori razzisti occupa due pagine di Sport sull’edizione di oggi. Nell’apertura si sottolinea la decisione da parte del giudice sportivo di anticipare la sentenza (di solito le sanzioni arrivano il martedì) «per dare risposta al più presto agli interrogativi dell’opinione pubblica». All’orizzonte c’è una possibile svolta (che verrà decisa il 5 maggio): dare la possibilità al responsabile dell’ordine pubblico di sospendere le partite anche in caso di cori razzisti e non solo per la presenza di striscioni discriminanti. Gli insulti a Balotelli sono costati finora alle società sportive 43mila e 500 euro da dividere tra Fiorentina, Genoa, Roma, Udinese, e il Lecce. LA STAMPA intervista Carlton Myers, padre caraibico e mamma riminese, che sei anni fa dopo un Varese-Roma fu accerchiato  da alcuni teppisti con le cinture in mano al grido «non ci sono neri italiani». Dice: «Quello che è accaduto a Balotelli ferisce tutte le persone che hanno un cuore e un’intelligenza. Tuttavia, se devo dire che sono sorpreso sarei un bugiardo». Secondo il cestista è sbagliato minimizzare dicendo che si tratta solo «di una fetta di spettatori» e a Balotelli dice: «Caro Mario, guarda negli occhi chi ti offende e rispondi sul campo con i tuoi giochi, i tuoi gol. Senza gesti plateali, perché l’indifferenza è la cosa che più ferisce chi si macchia di questi gesti».

 

E inoltre sui giornali di oggi:

AHMADINEJAD

CORRIERE DELLA SERA – L’aggressione a Israele da parte del leader iraniano («Stato razzista») e la protesta europea (23 diplomatici Ue, fra cui Gran Bretagna, Francia e Spagna hanno lasciato l’aula per protesta) nel vertice Onu di Ginevra fanno il titolo di apertura del CORRIERE  di oggi. Il Vaticano parla di espressioni «estremiste e inaccettabili». Ma l’inviato della Santa Sede resta alla conferenza «per continuare ad affermare il rispetto della dignità umana». Fra i commenti raccolti dal giornale, Bernard Henry-Lévy: «Ogni violazione dei diritti umani deve essere analizzata e sviscerata da sola». Elie Wiesel: «È una vergogna per le Nazioni unite, per la diplomazia, per l’umanità intera», Irwin Cotler: «Stiamo assistendo all’incitamento, decretato da uno Stato all’odio e al genocidio». Lo scrittore Aharon Appelfeld, sopravvissuto ai lager: «Mi fa male come uomo vedere negata la verità». E ancora: «Non ho mai pensato che l’Iran cercasse il dialogo, neanche minimo. Vedo una continua volontà di sollevare l’Islam. Pensano tutto il giorno a come odiarci, distruggerci, ricacciarci in Europa».  

LA REPUBBLICA – “Iran-Europa, scontro su Israele” è il titolo in prima, cui fanno seguito due pagine di cronaca e commenti. Ahmadinejad fa il suo comizio mentre i delegati Ue abbandonano l’aula. Due le interviste di commento. A Marek Halter, scrittore francese che nel 1940 fuggì dal ghetto di Varsavia e che dice: «non si doveva andare. Non si deve partecipare a una conferenza organizzata da paesi anti-democratici, che è presieduta dalla Libia e alla quale è stato invitato anche quel presidente sudanese perseguito dal Tribunale internazionale». Lui lo aveva detto a Sarkozy che non gli ha dato retta. La seconda intervista è a Elie Wiesel, premio Nobel per la pace: “Una trappola contro di noi Italia e Usa lo hanno capito” è il titolo che sintetizza bene la sua posizione. Quanto alla Santa Sede, dice Wiesel, ha fatto un errore a partecipare.

SOLE24ORE – Grande spazio alle parole del leader iraniano ieri a Ginevra. Ovviamente grande spazio alle dissociazioni, aspre critiche e condanne di gran parte dei governi occidentali e del Vaticano, ai clown e ai rappresentanti europei che hanno lasciato la sala, ma si dice anche che «una buona metà» della platea di delegati presenti ha applaudito l’intervento di Ahmadinejad, non sulle frasi razziste ma sulla condanna dell’operato di Israele a Gaza e sulla critica all’Onu. Di spalla, un pezzo a commento della decisione di Israele di richiamare l’ambasciatore in Svizzera: «non è un segnale da prendere alla leggera», nota il SOLE, anche perché non è mai accaduto che Israele richiamasse un diplomatico per fatti attinenti l’Iran, e negli ultimi 30 anni si contano solo due casi di ambasciatori richiamati da Gerusalemme, entrambi da Vienna ai tempi di Waldheim.

IL GIORNALE – Spazio alle dichiarazioni di Franco Frattini, il Ministro degli Esteri infatti ha sottolineato la lungimiranza del governo dimostrata dalla scelta preventiva di non partecipare alla conferenza. Scelta peraltro condivisa da più paesi dell’Ue che hanno disertato rendendosi conto di come questo summit sia un palese favore al razzismo e al terrorismo.

AVVENIRE – Su due pagine adiacenti (6 e 7), le due posizioni: del Vaticano (“L’Iran sbaglia, ma noi restiamo a Ginevra”), che pur condannando le dichiarazioni del presidente iraniano, ritiene la Conferenza di Ginevra «un’occasione importante per portare avanti la lotta contro il razzismo», soprattutto dopo che a seguito dei negoziati nella bozza di documento finale sono stati tolti i punti sollevati come obiezioni; e dei Paesi che invece hanno lasciato l’aula dopo le provocazioni di Ahmadinejad, con Frattini dietro le quinte a dire: «ve l’avevo detto, io». Secondo l’esperto francese Giulio Garapon, alla guida dell’Istituto di alti studi sulla giustizia di Parigi, i contrasti sono destinati a ripetersi, perché il metodo è sbagliato rispetto all’oggetto di cui si parla: «gli approcci politici non si adattano agli obiettivi scelti dalle Nazioni Unite: rischioso cercare l’unanimità morale».

IL MANIFESTO – Non c’è richiamo in prima pagina per la conferenza Onu di Ginevra alla quale IL MANIFESTO dedica pagina 12 con il titolo “Ahmadinejad spacca la conferenza Onu. «Israele razzista», decine di delegati lasciano il summit contro la xenofobia. Amnesty: un errore boicottarlo”. Dopo la cronaca della giornata con l’abbandono della sala dei lavori da parte dei rappresentanti europei e le cronache diplomatiche in un altro articolo sul vertice “E l’anti-razzismo? È finito ostaggio dello scontro tra Israele e Iran” si legge: «Di razzismo non si parla, almeno non a Ginevra e almeno non per ora. Le parole di Ahmadinejad, l’uscita di sala degli ambasciatori europei ed ancora prima il boicottaggio di Usa, Israele, Italia, Olanda, Polonia, Germania, Canada, Nuova Zelanda e Australia, rischiano di liquidare il vertice mondiale sul nascere (…) Tra chi non va a Ginevra e chi ci va per fare battaglia, rimane ben poco sul tavolo e quel poco è un testo che nella sua ultima versione, decisa per consenso venerdì scorso, non menziona direttamente Israele e nemmeno i territori occupati (ma si include un riferimento all’Olocausto e alla necessità di non dimenticare quel genocidio)….».

LA STAMPA – «Durban non è più “il luogo del dibattito etico”, ma il posto dove si esibiscono i muscoli della nuova ideologia anti- occidentale, prendendo come pretesto il caso di Israele» scrive oggi nell’editoriale Gian Enrico Rusconi. L’apertura dell’edizione di oggi del quotidiano di Torino è dedicata alla conferenza Onu sul razzismo e la xenofobia “Durban II” che si è aperta a Ginevra fra polemiche e contestazioni. Ieri il presidente iraniano Ahmadinejad ha criticato la nascita di un Paese razzista in Medioriente nel 1945 alludendo a Israele ma senza citarlo, con queste parole: «Hanno inviato immigrati dall’Europa, dagli Stati Uniti e dal mondo dell’Olocausto per stabilire un governo razzista nella Palestina occupata» usando «il pretesto della sofferenza degli ebrei». A questo punto i delegati di 23 Paesi europei e occidentali hanno lasciato l’aula. Dura la condanna del segretario Onu Ban Ki-Moon. Tre studenti dell’Unione francese degli studenti ebrei, vestiti da clown, hanno lanciato il naso rosso ad Ahmadinejad e l’hanno contestato ad alta voce e sono stati espulsi dall’aula. Al reportage dell’inviato a Ginevra LA STAMPA affianca due interviste: a Amos Oz (di Elena Loewenthal) e l’autorevole critico storico e filosofo Tzvetan Todorov (di Domenico Quirico). «A Ginevra bisognava andare perché è sempre meglio ascoltare e discutere che scegliere la sedia vuota» dice il secondo «e soprattutto perché l’Occidente deve accettare che il suo punto di vista non sia condiviso da tutti». Todorov ritiene che «il fatto che gli Usa non assistano a questo dibattito non sia all’altezza della nuova politica del presidente Obama». E sul concetto di “diffamazione della religione” (l’altro motivo addotto dagli Stati che hanno deciso di non partecipare alla conferenza, oltre l’accusa di razzismo nei confronti di Israele) dice che non esiste una possibilità di parlare in senso giuridico di diffamazione delle religioni: «difendiamo fermamente il concetto che l’incitazione all’odio verso un gruppo umano qualsiasi è una offesa e un delitto, che sia un gruppo nazionale o religioso. Ma non c’è diffamazione di religioni: solo di esseri umani».

 

TERREMOTO

IL MANIFESTO – Due i richiami in prima, uno agli articoli dedicati al fatto che molti sapevano che gli edifici pubblici erano a rischio e uno a Dario Fo: «Reciterò Buccio di Ranallo» in un’intervista a IL MANIFESTO Fo spiega l’idea di testimoniare al popolo dell’Aquila che vuole ricostruire la vita il poema sulla fondazione della città tratto da una Cronaca del Medio evo «così attuale e contro il potere». La recita avverrà la prossima estate.

 

25 APRILE

LA REPUBBLICA – “25 aprile, La Russa contro i partigiani rossi”. Dopo il richiamo il prima, il pezzo è a pagina 11. Riferisce Andrea Montanari: Berlusconi per la prima volta festeggerà la festa della liberazione, forse a Montelungo o a Milano (ma Cicchitto gli sconsiglia di andarsi a far fischiare dietro, come già avvenne alla Moratti e a Bossi). Intanto il ministro della Difesa della Repubblica esterna la sua opinione: «i partigiani rossi meritano rispetto, ma non possono essere celebrati come portatori di libertà». Ovviamente le opposizioni criticano ma anche la destra prende le distanze. Lo fa l’assessore alla cultura della giunta di Alemanno in un’intervista d’appoggio.

 

MORTI SUL LAVORO

IL MANIFESTO – “Delitto perfetto” è il titolo di apertura scelto sulla foto notturna della sede della ThyssenKrupp per parlare di “Morti sul lavoro: il Testo unico del governo mette al sicuro i vertici aziendali. E affossa i processi. Anche quello Thyssen”. Al tema è dedicato anche il commento di Loris Campetti “Impunità aziendali”: «Se un muratore cade da un’impalcatura e si frattura le gambe – o se un operaio muore bruciato in acciaieria – è per colpa sua: si è distratto, non ha rispettato le norme di sicurezza. Quante volte ci hanno raccontato questa favoletta, i padroni (…)» e sul probabile cambio di legislazione continua «Poi al governo è tornato Berlusconi,  il presidente imprenditore che non può restare insensibile al grido di dolore dei sui colleghi quando denunciano gli alti costi del nuovo Test unico sulla sicurezza che ha visto la luce durante il governo Prodi (…)»

 
MALTA

CORRIERE DELLA SERA – Il ministro Maroni firma un documento di accusa contro La Valletta: «Dirottati sull’Italia 40mila disperati». L’ipotesi di Roma: Malta ha accettato il controllo di un tratto di mare troppo ampio per avere più finanziamenti. Maroni: «Pretendiamo che la Commissione europea intervenga per far rispettare le regole a tutti e non intendiamo più occuparci di questi problemi nelle acque di competenza di altri, in particolare di Malta, che prende un contributo per fare questi interventi, così come tutti gli altri Paesi».

 

G8 E AGRICOLTURA

ITALIA OGGI – Nella sezione Economia e Politica, il giornale cerca di interpretare cosa i ministri dell’economia che hanno partecipato al G8 agricolo a Treviso, intendono per un nuovo modo di concepire l’agricoltura. «L’intero dibattito», ha detto il ministro dell’agricoltura  Luca Zaia, «ha dimostrato una generale consapevolezza del bisogno di porre l’agricoltura e la sicurezza alimentare al centro dell’agenda internazionale». Questo  punto, sostiene ITALIA OGGI, è uno dei passaggi più importanti della dichiarazione finale dei ministri dell’agricoltura dei paesi G8 approvata ieri. Il documento invia ai leader mondiali questo messaggio principale: garantire l’accesso a una quantità adeguata di acqua e cibo è essenziale per lo sviluppo sostenibile e quindi per il nostro futuro. Per quanto riguarda le politiche e le strategie per realizzare la visione di un maggior accesso ad acqua e cibo, in base al documento, si chiede un maggiore sostegno che comprenda gli investimenti nell’ambito della scienza, ricerca, tecnologia, divulgazione e innovazione in agricoltura. I paesi del G8 si impegnano anche per una sempre maggiore condivisione con gli altri paesi di tecnologie, processi e idee per aumentare la capacità  delle istituzioni nazionali, regionali e dei governi per promuovere la sicurezza alimentare.  Il documento incoraggia anche una strategia coordinata a livello internazionale finalizzata a migliorare l’efficienza delle filiere agro alimentari e intraprendere azioni volte a ridurre le perdite lungo le filiere nei paesi in via di sviluppo, in particolare quelle che avvengono dopo la raccolta, al fine di diminuire le quantità di materie prime che sono richieste dalle catene alimentari e per migliorarne l’igiene, la salubrità e il potere nutrizionale.

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